BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


21/1/2016 ● Libro

"La fede provocata. Appunti lungo la strada erta della vita", nuovo testo di A. Sabetta


  Redazione FPW ● 1143


Antonio Sabetta, La fede provocata. Appunti lungo la strada erta della vita, LUP, Città del Vaticano 2015, 178pp.

La Lateran University Press ha pubblicato in questi giorni un nuovo testo di Antonio Sabetta. Il volume del sacerdote originario di Guglionesi e docente presso la Pontificia Università Lateranense, questa volta esula l’ambito accademico e rappresenta una semplice traccia che attesta e mostra la sedimentazione di un cammino di fede condiviso nell'appartenenza alla Chiesa, la "carne di Cristo". Il testo è diviso in due parti. La prima raccoglie gli appunti dei ritiri tenuti per gruppi di adulti in preparazione al Natale e alla Pasqua. Essi riflettono le situazioni contingenti dei momenti in cui sono stati tenuti e la preoccupazione costante di mostrare la rilevanza umana dell'esperienza di fede che non evade il dramma della vita ma al contrario ci permette di abitarlo nella posizione umanamente migliore. In ogni incontro il tentativo è stato quello di fare interagire la vita con la fede, considerato da un lato che la vita è il luogo della fede, dall'altro che la fede pretende rappresentare la "forma" della vita, non qualcosa di essenziale ma l'essenziale. In tale senso la fede senza la vita è finita non perché, moralisticamente, chi crede debba essere considerato migliore o più capace e buono degli altri (magari fosse così!) ma perché volendo la fede riempire di senso la vita, non può essere detta e pensata senza l'implicazione del reale in cui l'io della persona fa esperienza. In tale propsettiva la vita nella sua prosaicità come nella sua durezza questiona la fede, sia perché la mette in questione, sia perché le pone questioni, cioè domande. In questo orizzonte si colloca anche la seconda parte del teso in cui sono raccolte e rielaborate alcune note apparse nel blog del sito personale dell’autore (www.sabetta.it), interventi brevi sorti come tentativo di oggettivare la circostanza vissuta, il dettaglio circostanziato del momento, rispetto alla misura della fede. Quel che resta è l'immagine espressa nel titolo. In quanto la fede è una realtà viva (del resto nasce dall'incontro con il Tu presente di Cristo) non può non intrecciarsi, sfidare ed essere sfidata dalla vita, senza la quale la fede diventa parola vuota, reperto archeologico privo di attrattiva per il mio reale presente. E in questo intreccio tra fede e vita, mentre la fede porta la certezza che scaturisce dalla definitività del parlare di Dio in Cristo, la vita rimane non sullo sfondo ma come lo scenario del dramma; non solo la vita, ma la fatica della vita perché vivere è un cammino e non c'è cammino che non implichi anche fatica





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