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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 8/7/2008 ● Click 1414

Energia, inquinamento e fame, i tre elementi del G8


Filippo Salvatore © FUORI PORTA WEB

"Toyako (Giappone) - Prezzo delle materie prime, in particolare quelle energetiche, cambiamento climatico e crisi alimentare, questi i punti salienti che verranno dibattuti nel G8 che si è aperto oggi a Toyako, nell'isola giapponese di Hokkaido. Nei tre giorni di dibattiti i ‘grandi' della terra cercheranno di dare risposta a queste tre incognite, oltre che al problema della povertà in generale, ma prima ancora di entrare nel merito delle varie tematiche si è subito presentato un primo problema: chi deve partecipare alla discussione? La Francia ha infatti presentato la proposta di allargare il G8, ma ha trovato l'opposizione del presidente statunitense, Gorge W. Bush, che ha trovato l'appoggio del premier italiano, Silvio Berlusconi.
"C'è l'ipotesi portata avanti dalla Francia di allargare il G8: non è ancora arrivata sul tavolo, la esamineremo, ma la maggioranza vuole mantenere questa formula e magari dopo il G8 fissare sempre un appuntamento con Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica", questo il pensiero di Berlusconi, secondo cui "bisogna far ritrovare i Paesi che rappresentano l'Occidente rappresentato dal G8. Credo che sia una formula molto utile da mantenere, magari lavorando poi in modo continuativo con gli altri Paesi cosiddetti emergenti, ma che in realtà sono già emersi".
Questa visione incontra l'opposizione di Filippo Salvatore, Associate Professor of Italian Studies alla Concordia University di Montreal, secondo cui "il G8 è un centro di potere che corrisponde ad una visione del mondo vecchia di almeno 15 anni. La Cina, per esempio, ha superato l'Italia come economia, quindi dovrebbe farvi parte", ma in realtà non è così. Questo spinge Salvatore a vedere il G8 "come uno strumento che certi Paesi vogliono mantenere per imporre la loro agenda politica ed economica a livello internazionale". In realtà una certa apertura in questo senso vi è stata: domani, quando in agenda vi sarà la questione degli aiuti allo sviluppo, saranno presenti al tavolo delle trattative anche 7 Stati Africani (Sudafrica, Algeria, Senegal, Ghana, Tanzania, Nigeria ed Etiopia), mentre nella giornata conclusiva si discuterà di clima insieme a Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica (il così detto G13) a cui si aggiungeranno Indonesia, Corea del Sud ed Australia (G16). Un passo che ha trovato l'approvazione di Salvatore, il quale però si è domandato "quale sarà il peso reale che gli Stati africani avranno". La partecipazione di Stati che lo stesso Berlusconi ha definito "già emersi" come Cina, India e Brasile ad una sola giornata di trattative, al pari dei Paesi africani, sembra quindi sminuire la loro importanza ed è proprio questa la critica mossa dal professore della Concordia University.
Le premesse non sono quindi le migliori, eppure segnali positivi sembrano giungere dall'isola di Hokkaido. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha annunciato che l'Ue potrebbe aumentare gli aiuti a favore della lotta contro la fame del mondo di un miliardo di euro. Plauso da parte di molte Ong, anche se unanimi nel ritenere questo sforzo non ancora sufficiente. Inoltre vi è lo spettro di quanto avvenuto nel G8 del 2005, a Gleneagles, quando i partecipanti avevano promesso di aumentare gli aiuti destinati all'Africa da 25 a 50 miliardi di dollari annui entro il 2010. Come ha dichiarato al settimanale Panorama Luca de Fraia, direttore delle policy della sezione italiana di ActionAid International, "l'ultimo rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione economica (Ocse) stima che con l'attuale tendenza, nel 2010 mancheranno tra i 38 e i 40 miliardi di dollari per centrare l'obiettivo quantitativo di Gleneagles".
Scettico su questo tema anche Salvatore: "Il problema della fame nel mondo - ha spiegato - coinvolge diverse questioni. Io credo che la terra abbia ancora la capacità di produrre cibo a sufficienza per tutti, quindi si tratta di un problema di organizzazione della produzione e della vendita. Il comportamento delle multinazionali, le speculazioni, l'utilizzo del grano per produrre fonti energetiche pulite", questi sono gli esempi citati da Salvatore per far comprendere quanti interessi giocano contro la soluzione di questa tematica. Riassumendo, quindi, nonostante esista "una sufficienza della produzione le esigenze dei Paesi ricchi vengono prima".
Il pessimismo mostrato da Salvatore riguardo questo argomento lascerebbe pensare che anche su possibili accordi in tema energetico o di cambiamento climatico la sua opinione sia del tutto scettica. Invece, nonostante molti abbiano visto il successo della cancelliera tedesca Angela Merkel durante il G8 di Heiligendamm, quando era riuscita a strappare la promessa di "considerare attentamente" l'obiettivo di ridurre del 50% le emissioni di gas a effetto serra entro il 2050, come una vittoria di Pirro, perché il periodo di scadenza è così lontano da lasciar pensare ad una semplice presa di tempo, più che ad una seria volontà di affrontare il problema, Salvatore si è dimostrato piuttosto ottimista. "Volenti o nolenti - ha sostenuto - nel mondo industrializzato sta emergendo una coscienza ecologica. Inizialmente questo problema veniva negato dai Paesi industrializzati, il presidente statunitense ed il premier canadese in primis, ma ora ci si sta rendendo conto di questo problema".
Sperare che già in questi 3 giorni si possano prendere impegni seri è forse eccessivo. "Gli interessi del mondo industrializzato - ha affermato il professore della Concordia University - convivono con questa coscienza ecologista. Si iniziano a cercare nuove tecnologie, pulite" ed il problema energetico in questo caso potrebbe forse fungere da sprone. Questo però "non vale per le economie emergenti, che hanno una logica simile a quella dell'Italia degli anni '50. La multipolarità del mondo attuale consiste proprio in questo, nella coesistenza di diversi modelli di sviluppo". E' proprio questo l'elemento "che il G8 non può non tener conto" ed ecco perché quindi è grave l'aver scelto di non allargare permanentemente questo meeting come chiesto dalla Francia.
I problemi non mancano anche in tema di energia e di cambiamento climatico come visto, però, mentre per risolvere la questione della fame del mondo, secondo Salvatore, "i Paesi del G8 dovrebbero essere disposti a cambiare le regole dell'attuale sistema economico", nel secondo caso "anch'essi vengono toccati direttamente". Potrebbe quindi essere un G8 duale, da una parte "una manifestazione del potere del primo mondo, che intende darsi una buona coscienza", dall'altra il possibile inizio di una seria trattativa volta "alla necessità di trovare fonti energetiche alternative e pulite". Fatta esclusione per questo ultimo punto, ha concluso Salvatore, "si parlerà e parlerà... senza arrivare a nessun sostanziale cambiamento"."


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