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AgricolturaTermoli
Pubblicato in data 28/9/2017 ● Click 1313

Agricoltori e ungulati: Una problematica basso-molisana infinita


Giorgio Scarlato © FUORI PORTA WEB

I cinghiali presenti a valle della diga del Liscione, sul fiume Biferno, sono in numero insostenibile; per i coltivatori della zona sono un grande problema, sia per le coltivazioni agricole che per il transito sulle locali strade, provinciale "Santa Giusta" compresa.

Spesso si verificano incidenti. Si ripete, un grave problema di rilievo sia per le colture che per l'incolumità pubblica.

Ungulati, branchi di decine e decine di elementi, che arrecano danni alle coltivazioni di ceci, fave, colture irrigue , ormai ridotte al lumicino anche per tale situazione, quali insalate, granoni, finocchi, etc. E questo sta succedendo da oltre un decennio.
Fauna selvatica ormai fuori controllo e padrona incontrastata del territorio che mette in seria crisi i redditi degli agricoltori.
Quali le misure di prevenzione adottate dalla Regione Molise dopo anni di "surplace"?

Sono zone di Natura 2000 ( Direttiva comunitaria "Habitat" per le Aree Protette) quali ZPS (Zona Protezione Speciale, SIC (Sit d'Interesse Comunitario) e IBA (Important Bird Areas), la Rotta migratoria degli uccelli, dove regnano incontrastati i cinghiali senza che chi di dovere faccia qualcosa. Al danno si somma la beffa.

Fare agricoltura in queste condizioni limitative è davvero impossibile; cosa e come produrre?
Ogni anno si dovrebbero presentare alla regione domande risarcitorie per i danni subiti che poi latitano e per avere, chissà quando, poi , solo briciole?
A ciò si aggiunge, quale "beneficio", a completamento, la esosa tassa ettariale che ricade sui terreni irrigui di ben € 90,00 ad ettaro da parte del Consorzio di bonifica "Trigno e Biferno".

E' ora che la Regione Molise intervenga con serie ed adeguate misure di prevenzione per la situazione su descritta.
Non è possibile "vegetare" in tali condizioni. Bisogna fare in modo che ci sia un intervento immediato in maniera tale che la situazione non sfugga di mano.
Tutto questo, forse, è generato dalla scarsa conoscenza della realtà? Bisogna per caso aspettare che la situazione si acuisca al punto tale da diventare ingovernabile, a danno quindi del coltivatori monoreddituali del comprensorio e far chiudere le loro aziende?


Si chiede: come si dovrebbe fare a pagare i contributi obbligatori INPS, i tributi dei consorzi di bonifica, le spese di produzione e lo stesso vivere famigliare se poi non si redditualizza?
Chi di dovere non può restare impassibile, non può nascondersi vergognosamente davanti all'evidenza o solo blaterare per far poi finta di nulla , portando così all'esasperazione l'azienda agricola contadina!

E' ora di dare risposte concrete, chiare, esaustive e risolutive! Il mondo agricolo non può più attendere.


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