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Pubblicato in data 3/5/2018 ● Click 996

La musica lirica in Italia e il rispetto verso quest’arte


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Come ha scritto Fabrizio Basciano (Musicologo, musicista, docente) l’insegnamento musicale, a scanso di equivoci “più difficile di diversi altri perché insegnare in Italia questa materia trattasi di una vera e propria missione, un obiettivo quasi impossibile”. La musica, relegata per lo più nella sfera dell’intrattenimento musicale, “in Italia non fa cultura, e la scuola, di questa situazione, ne è specchio fedele”. A confronto dei circa 12/13 di paesi come la Germania, “nei quali alla musica viene affidata buona parte della formazione umana delle future generazioni, degli uomini e delle donne di domani”.

Il dottor Basciano ci rende noto altresì che “I vecchi conservatori esigevano per i propri alunni prima che a distruggerli giungessero anche per loro le esaltanti riforme governative. Tre soli anni dunque, nel corso dei quali i docenti di musica dovrebbero riuscire a trasferire ai propri alunni, gli adulti di domani, tutto lo scibile di una materia oceanicamente vasta nonché, specie se considerata relativamente al territorio italiano, profondamente caratterizzante il nostro patrimonio storico e culturale”. “Chiunque in Italia e nel mondo intero ha sentito parlare di giganti quali Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Antonio Vivaldi, Gioacchino Rossini e Nicolò Paganini, per non proseguire oltre con la lunghissima lista di geni musicali nostrani. Chiunque sa bene come ancora oggi qualsiasi nuova composizione, che venga scritta a Tokio, NewYork, Londra o Berlino, adotti la nomenclatura italiana: allegro, moderato, andante, largo, staccato, legato, pizzicato, crescendo e diminuendo sono solo alcune delle tantissime indicazioni che, tuttora, vengono scritte, in qualsiasi angolo del nostro pianeta, in lingua italiana, forti dell’incredibile tradizione musicale che il nostro paese, senza possibili paragoni al mondo, può certamente sfoggiare. Chiunque, infine e per non proseguire oltre nonostante la lista dei primati musicali italiani sia veramente sconfinata, conosce strumenti quali il violino, la viola, il violoncello, il contrabbasso, il pianoforte e tanti altri che, grazie ad antiche tradizioni di liuteria italiana, sono nati sul suolo peninsulare e da questo sono partiti alla conquista dei palchi di tutto il pianeta” (cfr. Il Fatto Quotidiano, it /Blog di Fabrizio Basciano).

Infine è doveroso ricordare l’Orchestra della Scala, la migliore al mondo agli International Opera Awards (10 Aprile 2818). I musicisti del celebre teatro milanese hanno conquistato l’importante riconoscimento a Londra. A ritirare il premio, una statuetta a forma di chiave di violino, c’era Alexander Pereira, sovrintendente e direttore artistico della Scala: “Sono molto contento per il meraviglioso lavoro fatto in questi anni dai nostri musicisti. Ringrazio Riccardo Chailly che tanto si è dedicato a loro. E anchio mi sono speso molto per portare alla Scala alcuni grandi del podio” (così il Corriere della Sera). Da parte sua il direttore Riccardo Chailly ha festeggiato l’importante riconoscimento con la sua orchestra: “E’ l’originalità del suono, il suo stile ‘italiano’, che hanno determinato questo premio. Una qualità diventata il marchio della Scala nel mondo. E’ il risultato di aver favorito un repertorio capace di esaltare le radici musicali dell’Orchestra”. Riconoscimento anche al Festival Verdi di Parma.

In chiusura mi piace ricordare le considerazioni di Paolo Isotta in “Altri canti di Marte – Marsilio editore. In questa opera ci fa entrare in un mondo di prime donne, di geni incompresi e capace di farci sognare attraverso le bacchette su un grande direttore d’Orchestra. Quanto precede si può leggere su un precedente mio articolo dal titolo “Perché in Italia la grande musica è sempre più trascurata? “ E’ anche attraverso l’Opera lirica che la nostra lingua – l’italiano – è divulgata in “prosa e musica” in tutto il mondo. (Per chi è interessato: – Archivio cronologico integrale 10515 Fuoriporta Web).


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