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Pubblicato in data 1/9/2020 ● Click 1123

La chiesa di Sant'Antonio abate tra la storia e il fuoco "profetico" del racconto biblico


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

S. Antonio Abate coll’annesso Ospedale fu edificato nel 1434. Nel 1713 fu dal Capitolo (di S. Maria Maggiore) riedificato dalle fondamenta in luogo più vicino all’abitato. Soppresso nel 1809 venne restituito al Capitolo nel 1833. L’ultimo Luogo Pio eretto in questa epoca fu lo Spedale di S. Antonio Abate, fabbricato e fondato nel 1434 sur un fondo del Capitolo da Matteo da Guglionesi, 50° Generale de’ Celestini e Dottore de’ Decreti col suo privato peculio, e col consenso del Capitolo Generale dell’Ordine tenuto in quell’anno a Solmona. Nel 1526 questo luogo Pio fu concesso ed unito alla Religione Antoniana dall’Imperatore Carlo V e dal Papa Clemente VII; ma nel 1548 dal Commissario e Visitatore dell’Ordine venuto per la S. Visita in Guglionesi, fu riconsegnato al Capitolo, coll’obbligo di pagare al detto ordine il Canone di grana 24 annui in signum subjectionis. Forse il 1550 fu restaurato la prima volta; ma nel 1713, essendo la Cappella e l’Ospedale rovinati e crollati interamente, il capitolo li riedificò dalle fondamenta in luogo più sicuro e più vicino all’abitato, come trovasi attualmente. Nell’ala sinistra fu incominciata allora la fabbrica dello Spedale; ma in prosieguo rimase imperfetta, essendosi dovuto impiegare una parte delle rendite a riedificare la Chiesa di S. Maria Maggiore. Nell’ala destra si era incominciato a fabbricare un Cemeterio colla Cappella soprastante, ma poco dopo essendosi vendute le vacche appartenenti al Luogo Pio, e sperperate le altre rendite, non fu più finito. Finalmente, soppresso questo Luogo Pio, nel 1809 e restituito al Capitolo nel 1883 ora si trova in totale abbandono, avendo il Governo incamerata la poca rendita rimasta: attualmente la stessa Chiesa è già cadente! (fine XIX secolo, ma in occasione del 9° centenario della morte di S. Adamo Abate (3 giugno 1960) tre le opere sacre di conservazione della memoria collettiva il parroco mons. Carlo Maglia riuscì a restituirla al culto)”.

Illustre alla memoria storica collettiva è l’abate Matteo da Guglionesi. “Fu gran Canonista, Dottore delle Decretali, e il 50° Generale dei Celestini. Nel 1434 col consenso del Capitolo generale del suo ordine, fondò col nostro Capitolo la Chiesa e l’Ospedale di S. Antonio Abate. Egli lasciò a questo Luogo Pio una competente dotazione in beni fondi acquistati da lui, ed anche ereditati dalla sua famiglia, a cui egli solo era sopravvissuto”.

Così riporta il canonico Angelo Maria Rocchia nella sua “Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di S. Adamo Abate suo protettore” (Napoli, 1890).

Il luogo, da preservare a tutela, è memorabile alla pietà popolare anche per la devozione al culto di Santa Rita, alla “benedizione degli automobilisti” nel sagrato della chiesa durante la festività della Santa da Cascia, come della partecipata “benedizione degli animali” in occasione della solennità di S. Antonio abate.

Con il suo incendio del 30 agosto 2020 il monumento di S. Antonio abate invia un messaggio alla collettività così esposta agli incendi, perché il fuoco mostra ogni volta il suo facile ingresso all’interno del centro urbano di Guglionesi. Quale baluardo monumentale della storia il sito di Sant'Antonio abate in passato ha sempre avuto cura della collettività nei momenti di disagio, e dunque appare profetico il dettaglio rappresentato nella pala d’altare della chiesa settecentesca, dove oltre a Sant'Antonio abate e Sant'Onofrio (eremita che segue il riflesso biblico nell'ascetismo del profeta Elia e di San Giovanni Battista) ai piedi della Vergine Maria (in atto di incoronazione angelica) compare, al centro dalla fascia inferiore, una città invasa dal fuoco mentre gli angeli dal cielo accorrono nello spegnimento, in una conversazione sacra nell'iconografia della "Madonna di Costantinopoli" contemplata nell'arte sacra di fine XVII secolo, in particolare una devozione della pietà popolare diffusa sulle sponde del medio e basso adriatico. La scena sacra della pala d'altare della chiesa di Sant'Antonio abate è simbolicamente animata da 12 figure, ciascuna nel proprio contesto iconografico dentro il messaggio cristiano tra cielo e terra.

© Foto Luigi Sorella


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