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IntervistaGuglionesi
Pubblicato in data 14/10/2009 ● Click 1395

Libertà dell'Informazione, libertà di finanziamento


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

Penso che la decisione di finanziare la carta stampata, solo una certa carta stampata, da parte della Regione Molise, sia stata, in fondo, una scelta coerente. Coerente con la scarsezza delle idee in questo settore strategico, coerente con la inutilità di taluni editori in grado di non emergere nel mercato “libero” (poiché legati a prodotti, argomenti e linee editoriali davvero (s)cadenti …perciò da finanziare politicamente!), coerente con la mancanza di un concetto di innovazione che accomuna tutti politici locali (senza alcuna frontiera ideologica tra gli schieramenti). E soprattutto coerente con la storia politica del governatore regionale, il dott. Michele Iorio, allorché i criteri applicati nell’ultimo consiglio regionale, dalla sua maggioranza, in materia di sostegno all’editoria (fondi regionali pubblici quasi esclusivi alla carta stampata, e per di più ad una certa carta stampata!), risultano tanto (in)discutibili non solo per la razionalizzazione e la “destinazione” dei fondi.
Analizzare i principi politici di tali vicende regionali non rientra, tuttavia, nella riflessione culturale di questo blog, dove l’idea di innovazione sperimenta sempre nuove formule di linguaggio nella comunicazione, al di là della polemica politica, più o meno strumentale e faziosa. Per rispetto alle istituzioni popolari, il governatore Iorio e la sua maggioranza facciano come meglio credono: dunque "libertà di finanziamento".
Per gioco e come idea narrativa riportiamo una breve intervista virtuale (senza coordinate nel tempo), effettuata con gli scritti e/o le citazioni (storiche!) di Indro Montanelli (…lui comunista non lo è mai stato!), per riflettere a voce bassa, senza specifiche competenze e alcuna pretesa, su alcuni spunti culturali molto attuali.

Caro Indro Montanelli, ringraziando per questa gentile intervista, come definisce Lei il rapporto editoria-politica in Italia?
Montanelli: La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi.

Forse è proprio qui la ragione dell’emergenza nella “libertà di informazione” in Italia. Si tenta e ritenta di associare il concetto di “libertà di informazione” all’idea di “democrazia”?
Montanelli: La democrazia è sempre, per sua natura e costituzione, il trionfo della mediocrità.

La libertà di informazione è storicamente un'emergenza italiana.
Montanelli: Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia privilegia quelli in tuta. In Italia, i regimi politici passano. I somari restano.

Dunque, condannati dalle "figure della provvidenza" apparse nelle visioni della nostra storia?
Montanelli: Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta".

Marco Travaglio (…che un berlusconiano non lo è mai stato!) in che dimensione è, oggi, con la “libertà d’informazione”?
Montanelli: Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio. Certo, per un direttore di giornale, avere sottomano un Travaglio, che su qualsiasi protagonista, comprimario e figurante della vita politica italiana è pronto a fornirti su due piedi una istruttoria rifinita nel minimo dettaglio è un bel conforto. Ma anche una bella inquietudine. Il giorno in cui gli chiesi se in quel suo archivio, in cui non consente a nessuno di ficcare il naso, ci fosse anche un fascicolo intitolato al mio nome, Marco cambiò discorso.

Negli ultimi tempi la Chiesa ha lanciato un monito alla classe politica.
Montanelli: Io non mi sono mai sognato di contestare alla Chiesa il suo diritto a restare fedele a se stessa, cioè ai comandamenti che le vengono dalla Dottrina... ma che essa pretenda d'imporre questi comandamenti anche a me che non ho la fortuna di essere un credente, cercando di travasarli nella legge civile in modo che diventi obbligatorio anche per noi non credenti, è giusto? A me sembra di no.

Dunque una questione vecchia: la laicità dello Stato?
Montanelli: Beh, un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani.

Ma ci sono le regole del gioco da rispettare, da parte di tutti.
Montanelli: Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole.

Viviamo nell’epoca del consenso alla destra. Storicamente, in Italia, la destra ha sempre pensato ad uno stato moderno basato su regole liberali.
Montanelli: Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello. Noi dobbiamo metterci in testa che la lotta alla corruzione la si fa in un modo solo: cambiando gli italiani, non cambiando le classi politiche. Le classi politiche, anche quelle nuove, si corrompono, è inevitabile.

Per concludere, un consiglio per i giovani.
Montanelli: L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.

Ringraziando Indro Montanelli, congediamo il lettore con una riflessione: l’intervista al grande maestro del giornalismo italiano è stata scritta "per gioco" (quasi teatrale nello stile redazionale, perciò "manipolabile"), la "libertà di informazione", invece, non va mai messa "in gioco". Nemmeno dalla "libertà di finanziamento".
Infine una domanda senza risposta (liberale): quanta "libertà d'informazione" c'è in chi è selezionato e "finanziato" da un qualsiasi consiglio regionale?


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