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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 14/5/2010 ● Click 1458

"Draquila" e la libertà di espressione


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Ho visto il film-documentario Draquila di Sabina Guzzanti. Ritengo che ogni considerazione al riguardo non possa prescindere dal valutare la rinunzia, decisa dal ministro Sandro Bondi, a rappresentare l’Italia al festival di Cannes, colpevole di ospitare l’opera suddetta. Jack Lang, l’ex ministro della Cultura, ha così commentato il forfait del ministro italiano: “Ha una strana concezione della libertà. E’ davvero difficile capire come sia possibile che il partito di Silvio Berlusconi si chiami Popolo delle libertà”.
Il film è inattaccabile. Come tutti i documentari ben realizzati, parte da una tesi e, a sostegno di essa, menziona dati oggettivi, descrive fatti inoppugnabili al fine di confutare il trionfalismo del governo esibito in occasione del dramma abruzzese. Il documentario della Guzzanti colpisce il governo laddove è più orgoglioso: la presunta rapida risoluzione del terremoto in Abruzzo. Per contro, a mio avviso, la presenza del nostro ministro a detta manifestazione avrebbe potuto evidenziare l’apertura del governo alla satira e alla critica. La satira nei confronti del potere è termometro della libertà di espressione. Inoltre, la satira e l’ironia possono essere alimentate anche dalle situazioni più tragiche di dolore e di sofferenza. L’articolo 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali sancisce che il diritto alla libertà di espressione, tra cui si menziona la libertà di ricevere informazioni (dalle fonti della notizia), è tutelato senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche. Ciò detto, dissento dalla recente presa di posizione del premier Berlusconi il quale torna ad insistere che in Italia c’è troppa libertà di stampa.
Scrive il quotidiano La Stampa: “Qualcuno gli ha detto che secondo il rapporto annuale di Freedom House siamo l’unico paese della zona euro a essere classificato come parzialmente libero (partly free), oltre la 70esima posizione, a pari merito con India e Benin, dietro al Cile e alla Corea del Sud?” E che dire della ulteriore critica del premier all’opera di Saviano (non una critica culturale che sarebbe legittima), contestandone l’opportunità politica, accusandola di danneggiare l’immagine del paese! Quasi ci si dovesse mettere le bende agli occhi e non gridare che le magagne ci sono e che, se si continua a nasconderle, uccideranno il paese. Saviano ricorda che “Sono molte le persone in Italia che per il loro impegno nel raccontare pagano un prezzo altissimo”, e che una dichiarazione come quella di Berlusconi “annienta in quelle persone ogni capacità di resistenza e coraggio”.
Sentiamo di nuovo Jack Lang: ”La libertà di espressione è connaturata alla vita intellettuale di un paese. L’uomo politico che giustifica la censura si condanna alla stupidità (…). Il comportamento del governo italiano è semplicemente incomprensibile (…). Il boicottaggio del Festival di Cannes da parte del governo italiano è una forma di censura indiretta. Anche se poi l’effetto è stato inverso: per il film si tratta di una straordinaria promozione e ora molti francesi, me compreso, hanno voglia di vederlo”.
Cosa aggiungere se non provare a distendersi sul proprio divano di casa ricorrendo ad un intellettuale classico: “Impedire l’espressione di un pensiero significa derubare l’intera umanità” (così John Stuart Mill in ‘Sulla libertà’, 1859).


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