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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 9/12/2010 ● Click 1600

Il Molise, ovvero lo scempio dell’ex “isola felice”


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

L’infelicità da ambientalismo del Molise (nonché dei relativi costi, sprechi e speculazioni) viene oggi evidenziata dalle varie inchieste giornalistiche che si susseguono (vedasi Messaggero, Corriere della Sera, per citare). Le immagini di paesi che scendono dalle colline, a loro volta non più delimitate dal confine del cielo ma da una fila di pale giganti alte più di 90 metri mi lasciano di stucco. Nella Regione, come titola il Messaggero, i pescecani dell’eolico si spartiranno una torta succulenta fatta di cospicue somme in euro. Il miraggio del nuovo business riguarda 90 comuni su 136 e sono molti i ricorsi al Tar. Come è stato osservato, la speranza è che il Tar definisca “prescrittivo” e non solo programmatico l’articolo 9 della Costituzione, che afferma: “La Repubblica tutela il paesaggio…”; e quindi dichiari incostituzionali le autorizzazioni già concesse, che nel Molise sono contestate da una cinquantina di ricorsi. Ma intanto i ‘procacciatori’ cercano terreni e allettano i sindaci. Saprà Guglionesi, il mio paese d’origine, resistere al miraggio del business appena detto? Non c’è percezione di un paesaggio se non c’è consenso, se non è partecipata. La percezione estetica è e deve essere comunicabile. Peraltro il Molise mostra di non aver fretta a dotarsi di una legge di recepimento delle Linee Guida Nazionali, in ciò mostrando insensibilità per il rischio di devastazione totale del suo territorio. L’efficacia della Convenzione Europea del Paesaggio dipende molto dalla sua divulgazione. Al di là di ogni singola legge, occorre suscitare interesse nei giovani, nella gente. Questo presuppone che coloro che abitano un territorio conoscano i contenuti della Convenzione. Il concetto di paesaggio, che Benedetto Croce diceva essere ‘il volto della Patria’, rientra nell’educazione civica. Infatti, racchiude valori che stanno alla base della cultura dei cittadini europei e mondiali, ossia quelli di rispetto del proprio territorio e tutela non solo della natura, ma anche dell’opera dell’uomo. Tutti noi siamo in grado di cogliere i paesaggi che ci circondano, siano essi di rara bellezza o invece degradati o abbandonati. Si pensi al paesaggio silenzioso dei campi coltivati! Esso si è costruito nel corso della Storia, che gli uomini hanno modificato, a cui la natura ha dato la materia prima. Ma su cui è stato l’uomo a produrre le modificazioni più profonde. I giudizi estetici, come ci insegna Immanuel Kant (“Critica del Giudizio”), vengono vissuti immediatamente e intuitivamente dalla nostra mente in relazione con l’oggetto e riguardano la bellezza dell’oggetto. E’ il sentimento che ci pervade quando rimaniamo estasiati dal bello.
La Regione Molise, per parte sua, assuma il paesaggio e la protezione del patrimonio culturale come limite invalicabile alle politiche del territorio e riconosca che “beni come il suolo, il territorio, il paesaggio, costituiscono la base fondativa di ogni produzione di ricchezza durevole” (come auspicato dalla Società Geografica Italiana ).
Ora ampliamo la nostra riflessione con alcune considerazioni sul futuro della nostra Regione, anche alla luce degli ultimi eventi che hanno visto l’intervento della magistratura in relazione ad operazioni di scorie e rifiuti pericolosi con conseguenze sul territorio e sulla salute dei cittadini.
Personalmente, e non da oggi, non vedo spiragli di luce sul futuro del Molise come entità autonoma.
Lo slogan di un tempo: “piccolo è bello” non le si attaglia più. Per non parlare del federalismo fiscale che, se approvato, darà il colpo di grazia alla fragile economia locale. Le stesse inchieste giornalistiche di cui si diceva all’inizio hanno rivelato che il Molise risulta essere la Regione più assistita d’Italia. L’apparato politico regionale non ha ben gestito la cosa pubblica. I giovani, come molti di noi in passato, si accingono a riprendere il flusso migratorio. Dunque il mantenimento dello status quo, in termini di confini regionali, appare sempre più ingiustificabile.
Si intensifichi quindi il dibattito sulle ipotesi di allargamento territoriale con il supporto di uno studio di fattibilità che poggi su dati economici e non solo. Per parte mia, come ho già scritto, propenderei per il ricongiungimento con l’Abruzzo, per affinità territoriale e per tradizioni culturali. Altre ipotesi non mancano: vedi la proposta di “Molisannio”. Di certo il Molise così com’è non ce la fa più ad andare avanti da solo. L’incapacità acclarata di non riuscire a tenere in equilibrio il bilancio regionale comporterà l’elevazione della pressione fiscale e, nel contempo, le prospettive di sviluppo dovranno misurarsi con gli effetti della crisi europea e mondiale.


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