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PoliticaGuglionesi
Pubblicato in data 4/8/2011 ● Click 1353

La filiera politica: dal bisogno alla clientela


Giuseppe Vaccaro © FUORI PORTA WEB

La buona politica assolve i bisogni, anche personali, utilizzando criteri oggettivi; quella “meno buona” sfrutta la condizione di generale debolezza in cui versa la società per instaurare una perfida subordinazione nei confronti degli amministrati, riducendo la funzione pubblica in un esercizio totalmente discrezionale della soluzione delle problematiche, insinuando in colui che beneficia dell’azione amministrativa l’idea di ricevere un dono apparentemente gratuito, ma che al contrario va contraccambiato alla prima occasione mediante il voto. La schiera dei soggetti che mostra d’avere una siffatta visione distorta dell’amministrazione della cosa pubblica cresce proporzionalmente all’invadenza della politica nei vari settori della stessa e all’acuirsi dei problemi sociali ed economici, soprattutto nella fascia dei meno abbienti. Stiamo assistendo allo scontro tra la concezione di assistenza rispetto a quella della vituperata beneficenza: una politica che si pone quale obiettivo il bene comune non riduce i soggetti nella condizione di elemosinare regalie, ma pone in essere quelle circostanze sulla cui base essi possano richiedere assistenza nei momenti di debolezza, affinchè questi possano essere superati quanto prima grazie anche alle proprie forze. Si pensi agli ammortizzatori sociali concepiti all’origine per sostenere momentaneamente il lavoratore che si trovava nella situazione di non percepire più il reddito proveniente dal lavoro perso e per incoraggiarlo a ricercare una nuova sistemazione, grazie anche al compimento di un percorso formativo. La mia vuole essere non solo l’ormai consueta denuncia di un andazzo della politica ormai diffuso, ma anche e soprattutto un voler guardare al bicchiere mezzo pieno. La perdita del posto di lavoro e la minaccia seria di essere sfrattato persino da un alloggio popolare dello IACP costituiscono dei validi motivi per intraprendere il classico “viaggio della speranza”. Dopo essersi spianato la strada grazie al notabile del paese, che accredita il nostro sfortunato personaggio presso l’Ente interessato, questi parte verso la meta caricandosi sulle spalle tutte le incertezze e le paure che, dato il clima di generale sfiducia a cui ci ha condotti l’attuale politica, eclissano le aspettative che egli nutre verso l’esito finale. L’esito scontato sarà quello di vedersi procrastinare per un po’ di tempo l’incubo dello sfratto, attraverso artificiose alchimie amministrative fatte passare per concessione personale anche in virtù delle credenziali del notabile de quo. Questa ricostruzione è molto lontana dalla realtà o assolutamente verosimile? Di vero c’è senz’altro che molte persone oggi a causa della crisi non riescono a pagare gli irrisori canoni di locazione degli immobili IACP; tutto il dramma di tali soggetti, indotti a tale situazione soprattutto dalla perdita del posto di lavoro, si svolge nel silenzio più assoluto. Poiché lo IACP è ente strumentale della Regione, dunque i canoni di locazione vengono fissati dall’Ente regionale, è assurdo poter pensare ad un provvedimento legislativo che faccia slittare tali pagamenti, anche se si restringesse l’area dei destinatari del provvedimento a quanti dimostrano di aver avuto problemi occupazionali o sulla base di altre casistiche che necessitano di un maggiore approfondimento. E se a volte il procrastinare si rivela un palliativo, non riuscendo del tutto a risolvere il problema, non si potrebbe vagliare l’opportunità di adottare provvedimenti che favoriscano l’impiego di eventuali lavoratori morosi in imprese che svolgono lavori di manutenzione presso gli stabili IACP o di costruzione di nuovi alloggi attraverso un sistema premiale per le imprese che aderiscono? O, ancora, si potrebbe ricorrere anche al lavoro diretto attraverso i voucher per lavori occasionali da svolgere per effettuare piccoli lavori di manutenzione sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico dello IACP. Spero che la Regione possa valutare tale proposta, anche se le imminenti elezioni spingerebbero a considerare elettoralmente poco produttiva una tale ipotesi viste le scarse prospettive di tornaconto. Certo ne trarrebbe beneficio la politica vera, ovvero quella realmente al servizio dei cittadini e, di certo, si interromperebbero i viaggi della speranza, a discapito di quel clientelismo che è difficile immaginare più becero visto che sfrutta i bisogni della gente più umile.


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