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EventiTermoli
Pubblicato in data 12/03/2012 ● Click 1523

Feste popolari: riscoperta della comunità


Diocesi Termoli-Larino © FUORI PORTA WEB

Ha avuto luogo l’11 marzo, presso l’auditorium “Giovanni Paolo II” della parrocchia termolese di Santa Maria degli Angeli, il primo convegno diocesano dei Comitati festa. La Diocesi di Termoli-Larino, attualmente suddivisa in quattro zone pastorali, può contare su un nutrito gruppo di uomini e donne che da molto tempo s’impegna nell’organizzazione delle feste parrocchiali e diocesane. Questo gruppo di ‘appassionati instancabili’ ha assunto un ruolo particolarmente importante al punto da porre, nel cuore del Vescovo diocesano, l’organizzazione annuale di un Convegno teso alla valorizzazione, al confronto e alla crescita comune degli stessi.
Le feste sono da sempre collegate all’identità del territorio e, fondendo fede, folklore e devozione, chiamano alla raccolta un alto numero di fedeli: tra residenti e nostalgici che ritornano a casa, questi appuntamenti hanno una grande rilevanza e riassumono l’identità di ogni realtà cittadina. Gli istituiti comitati festa si sobbarcano così l’onere e l’onore di organizzare il programma civile e religioso delle feste a devozione dei santi.
Nel convegno si sono volute evidenziare le strette correlazioni tra l’aspetto antropologico e quello biblico legato alla festa attraverso un incontro che ha avuto lo scopo di valorizzare l’immenso patrimonio che le feste portano con sé.
Nel discorso di benvenuto, mons. De Luca ha evidenziato la gratitudine verso coloro che si prodigano nella realizzazione delle feste e l’intento di concretizzare “in un impegno di cura e di accompagnamento della loro azione […] l’attivazione di un luogo di confronto, dove maturare sensibilità comuni, e soprattutto dove le ricchezza delle esperienze di alcuni possa diventare patrimonio di tutti”. “Questa prima assemblea diocesana – ha proseguito il Presule - dei comitati festa è l’inizio della ripresa di un cammino, che non deve conoscere soste, né fretta, che vorremmo non si fermasse e ci vedesse tutti partecipi e coinvolti”.
Ad approfondire questi temi sono stati don Antonio Mastantuono e don Giuseppe De Virgilio; quest’ultimo ha tenuto una relazione che è stata un viaggio attraverso il tema “le prospettive biblico-teologiche della festa” in cui, tra cultura e tradizione ebraica e cristiana, si è posta l’attenzione sul valore che la Sacra Scrittura assegna alla festa, sul suo significato etimologico e sulla prassi della stessa. Dalla disquisizione di don Giuseppe De Virgilio si è evinto che il significato biblico della festa è soprattutto l’esaltazione della celebrazione della vita perché ogni festa è per essa ed è esperienza di amicizia. Il suo valorizzarla è valorizzare lo stare insieme, l’essere felici e ritrovare la dimensione comunitaria che nella routine quotidiana è smarrita tra le tante cose da fare.
La dimensione antropologica, affrontata da don Antonio Mastantuono, è stato il cogliere gli aspetti dei significati delle parole “popolo e tradizione”. Per il parroco larinese il primo aspetto che si lega alla festa è il suo riuscire a far sentire tutti congiunti a una comunità; ciò avviene perché la festa popolare è da sempre un evento che abbatte ogni stratificazione sociale e, soprattutto, individua l’identità del popolo che si riconosce spesso nella festa stessa. “La festa religiosa non è altro che un modo di vivere la fede da parte di un popolo”, ha affermato don Antonio, che ha poi soffermato l’attenzione sull’impegno di riscoprire il valore della festa e differenziare il suo “vestito” dal suo “contenuto”.
Per entrambi i relatori, il senso chiave di una festa è legato alla dimensione comunitaria e all’aspetto delle relazioni che, durante la festa, ritrovano il loro senso principale. “È bello constatare come variano le relazioni durante le feste popolari; esse diventano più semplici, utili e dirette”, ha affermato don Antonio, specificando che ciò accade perché le stesse si fondano su un contatto diretto con il santo e portano il fedele a porsi a lui in un modo più semplice e diretto (chiedere una grazia…).
Le feste, in conclusione, hanno la capacità di rimettere insieme il popolo e far riscoprire la fede, ma ciò non basta perché, come asserisce don Antonio, “è necessario inquadrare la festa e non estremizzarla. In questo contesto assume valore il ruolo della chiesa che ha la funzione di comprendere il legame delle feste con la religione” differenziando quelli che sono i costumi dalle ispirazioni religiose e facendo “riemergere il senso religioso all’interno delle stesse”. “Il cammino che vogliamo fare - ha concluso mons. De Luca - è basato sul nostro aiutarci e scambiare le notizie e le esperienze, mettendoci in ascolto, per riconoscere e affrontare insieme tutti gli aspetti verso un cammino comune”. Per il Presule diocesano i punti qualificanti di una festa patronale devono essere “la preparazione (quale occasione per l’annuncio del Vangelo, di un approfondimento di un documento magisteriale e/o di una catechesi sulla vocazione alla santità alla luce della vita o dell’insegnamento del Santo); la celebrazione (affinchè abbia nella Celebrazione Eucaristica il suo centro e nel Mistero di Cristo compiuto nella vita dei santi il fulcro); la processione (che dovrà rispondere alla verità del gesto ed essere svolta con decoro e ordine, con una preghiera animata e guidata anche con l’aiuto dei mezzi tecnici che favoriscano la partecipazione di tutti e si predisponga un adeguato servizio d’ordine perché tutto avvenga nel dovuto ordine e nel raccoglimento); e infine le manifestazioni esterne (che non devono disturbare le celebrazioni religiose e devono svolgersi dopo che queste sono concluse, avendo cura che il tono e i contenuti degli spettacoli non offendano il buon gusto e la dignità della persona)”. L’invito è poi a porre ascolto ad alcune attenzioni tra le quali il “non aggiungere feste e processioni a quelle che la tradizione e la liturgia prevedono e il fare in modo che l’eventuale raccolta di offerte, durante la processione, avvenga senza disturbo e intralcio; si evitino sprechi sia per i fuochi di artificio, sia per le manifestazioni esterne e gli spettacoli”.
Tutto questo in funzione di due mete da raggiungere che sono la cura alla dimensione culturale attraverso convegni, pubblicazioni e iniziative di vario genere e la cura della dimensione di solidarietà e di condivisione perché “non ci dovrebbe essere festa patronale che oltre a promuovere la riconciliazione all’interno della comunità, non metta in essere un segno concreto di condivisione e si apra alle grandi emergenze dell’umanità”.
In conclusione, l’augurio del Presule è che “la festa popolare diventi occasione per ‘presentare’ le iniziative caritative, sociali e culturali” e i comitati festa possano iniziare a organizzarsi con “uno statuto che ne normi le funzioni e ne definisca i compiti”.
L’entusiasmo dei partecipanti e la buona riuscita del convegno sono stati evidenziati dalla piena disponibilità, espressa dai partecipanti, alla partecipazione ai prossimi incontri formativi di questo tipo che il Vescovo vorrà realizzare. Anche questo, come il progetto “Una terra per giovani” è frutto della visita pastorale che si è conclusa lo scorso anno e che ha visto mons. De Luca conoscere le tante realtà territoriali e comprenderne le reali esigenze.
[Redatto da Giovanni Perilli]


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