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Caro DirettoreGuglionesi
Pubblicato in data 13/7/2013 ● Click 1330

Caro Direttore: "bene collettivo" sì, ma sempre!


Francesco Farina © FUORI PORTA WEB

Caro Direttore,
ho letto con molta attenzione l’articolo Extrema ratio... nel "bene collettivo" ma faccio fatica a comprendere come può, in materia prettamente urbanistica, una costruzione da edificare con il c.d. piano-casa, essere o diventare un “segno permanete o indelebile sul territorio comunale” mentre altre costruzioni detenere ogni qualsivoglia requisito.
Ogni volta che si pensa di costruire e quindi di cementificare una qualsiasi area, ci si dovrebbe rivolgere all’urbanistica e considerando l’andamento della crescita della popolazione. Che si tratti di piano-casa o altro.
La storia conferma che il centro storico del nostro paese si è andato pian piano svuotando perché gli abitanti, in un periodo di benessere collettivo, si sono spostati verso la prima periferia del paese per avere case più grandi e più spazio a disposizione. Nel corso degli anni, poi, gli abitanti si sono spostati anche oltre la prima periferia del paese.
E’ stata colpa di una alzata di mano o di una pessima visione urbanistica di allora o di una calcolatrice pazza che sono nate le case in Via Bari, Via Madre Ninetta Ionata, Via Manente/C.da Morgette, Via Canonico A.M. Rocchia, Via Dante Alighieri, Piazza Italia, Via Francia, Via Germania, Via Spagna, Via Corsica, Via Sardegna, Via Tremiti, Via Lampedusa (ex parte di C.da Sabbioni), Via Fermi, Via Padre Pio, Via Alpigiano, Via Sicilia, Via Vittime del Terrorismo, Via Iacobitti, ecc. ecc. ? E in questo caso, dov’è “l’integrazione col tessuto sociale”?
Eppure le costruzioni hanno avuto passo costante nel tempo. Ogni giorno abbiamo visto nascere come funghi nuove case, nuove palazzine, e mai nessuno, dico proprio nessuno, che si sia presa la briga di dire:”cari costruttori tutti, la popolazione del nostro paese non cresce, è ferma sempre sugli stessi numeri, quindi da oggi le autorizzazioni a costruire non verranno più rilasciate. Dobbiamo creare un nuovo modello per lo sviluppo”.
Si trattava ugualmente di difendere il territorio, l’ambiente e quei parametri a cui Tu hai fatto riferimento e che trascrivo “cittadino/territorio, cittadino/uso residenziale, cittadino/rete urbanistica, cittadino/servizi, cittadino/tasse etc., per centrare l'obiettività di una sostenibilità opportuna del "bene collettivo".
E non importa se ogni costruzione è stata fatta (o è in corso di realizzazione o si dovrà realizzare) in base ad un Piano di Fabbricazione Comunale o si debba realizzare in base a Leggi della Repubblica Italiana/Regione Molise: l’urbanistica non è una sorta di elastico che si può tirare o ristringere a proprio piacimento. Così come la domanda “a cosa serve cementificare se la popolazione non aumenta” è stata sempre reale?
Dire che queste costruzioni, legate al piano casa e che con ogni probabilità verranno realizzate, non servono (perché deturpano, consumano il suolo, aumentano i costi della collettività, è una scelta errata, è una forzatura, non integrano, appellandosi ad urbanistica e popolazione), mentre altre, solo perché da realizzarsi o in fase di realizzazione o appena realizzate in aree previste dal PdF o del fantomatico PRG, servono, bè credo che non sia corretto né moralmente né deontologicamente.
Detto questo, credo bisogni affrontare l’argomento mettendo sul tavolo solo gli interessi collettivi e fermare definitivamente ogni tipo di cementificazione a Guglionesi, creando delle situazioni particolari per un eventuale recupero di abitazioni già esistenti nel caso ve ne fosse reale necessità.
A meno che le motivazioni che spingono a puntare il dito contro la costruzione con adozione del piano casa sono altre ed oscure e non hanno nulla a che vedere con un discorso generale di territorio, ambiente, urbanistica e popolazione!
Questa l’opinione di uno dei 5400 residenti in Guglionesi, la mia! Con la speranza che se ne aggiungano altre, segno di una cittadinanza partecipativa.


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