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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 22/11/2013 ● Click 1703

“L’economia del Prozac” e la disoccupazione giovanile


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Ho letto di nuovo l’articolo del professore Giovanni Sartori (Corriere della Sera, 13 gennaio 2013) sulla disoccupazione giovanile. Le sue argomentazioni si dimostrano convincenti. Ne cito alcune parti significative. << E’ vero che, in condizioni normali, l’economia “tira” di più se siamo ottimisti. Questo principio è stato consacrato negli Stati Uniti dalla formula della ‘consumer confidence’, la fiducia del consumatore, e del ‘positive thinking’, del pensare positivo. Ma la severissima recessione di gran parte dei Paesi benestanti oramai incrina questa fiducia nella fiducia. Un libro molto letto, oggi, nelle università americane, è “Prozac Leadership” di David Collinson: un titolo che dice tutto, e cioè che il crac è figlio di una cultura che “premiando l’ottimismo ha indebolito la capacità di pensare criticamente, ha anestetizzato la sensibilità al pericolo”. Come si sa, il Prozac è la pillola della felicità; e dunque il testo del Collinson si potrebbe anche intitolare “l’economia del Prozac”>>. Ma le cose vanno diversamente, l’occupazione – in particolare in Italia – è scesa e molti giovani non fanno nemmeno domande di lavoro. Come uscirne? <<Alle nuove generazioni – prosegue Sartori - occorrono istituti tecnici e scuole di specializzazione collegati alla “economia verde”, al ritorno alla terra, e anche alla piccola economia delle piccole cose. Altrimenti saremo sempre più disoccupati>>.

Si potrebbero creare tanti posti di lavoro per i giovani mettendo in sicurezza il paese, le città, gli alvei dei fiumi. Ulteriore lavoro mediante attività economiche che traggono vantaggio da una buona qualità dell’ambiente come agricoltura, turismo, ristrutturazione dei beni residenziali esistenti. Ciò detto, il centro molisano che vanta l’agro più esteso della regione, Guglionesi, ritengo sia legittimato a chiedere agli organi competenti l’apertura di un Istituto professionale agricolo o di tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria. Ad avviso della Coldiretti Molise <<la nuova visione della qualità della vita ha portato a valorizzare la vita in campagna, con la possibilità di essere piccoli imprenditori autonomi, rispetto al passato quando agricoltore era spesso sinonimo di arretratezza e ritardo culturale nei confronti di chi viveva in città>>. L’investimento in istruzione e formazione è fondamentale. I dati della Coldiretti Lombardia dimostrano che l’agricoltura è sempre più scelta dagli studenti e le facoltà di Agraria raddoppiano per iscrizioni. I giovani hanno iniziato a scommettere sull’agricoltura come fonte di reddito e investimento per il futuro.

Dunque occorre incentivare l’agricoltura locale, incoraggiare tramite detassazioni e finanziamenti agevolati i giovani a diventare agricoltori. Si consideri seriamente il comparto agricolo come uno dei più sani e un potente mezzo per reagire alla crisi. Quanto precede a condizione che in Molise l’agricoltura non venga compromessa da mega progetti di dubbia sostenibilità ambientale e tali da produrre effetti dannosi per il territorio, il paesaggio e la salute di tutti. Bisogna urlare No tutte le volte che si prendono decisioni e si avallano situazioni insostenibili. Ho appena appreso che il FAI (Fondo ambiente italiano) ha organizzato un convegno nazionale all’insegna di quattro parole: terra, paesaggio, occupazione, futuro.


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