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Solitudini d'autoreGuglionesi
Pubblicato in data 12/5/2014 ● Click 1408

Teatro "amministrativo"


Redazione FPW © FUORI PORTA WEB

[...] Personalmente non ho mai scritto una battuta senza sentirla detta o urlata o soffiata o stravolta da una voce, da un fiato; anzi, prima la senti, poi la scrivi. Teatro significa ritrovare quella parola udita prima di trascriverla come già accaduta su un foglio di carta. La parola erotica.

Si parla del teatro dell’orgia, che è il teatro che vorremmo che fosse. Non è facile, e occorre la vocazione all’eros della scena (cui spesso, perfino, la professionalità crea impedimenti). L’orgia resta il gran teatro orfico, dilaniante e dilaniato, laico e pagano eppure, se vogliamo, profondamente morale. Il Living Theatre in qualche sua performance (l’Antigone per esempio) c’era riuscito.

Poi, per seguitare con la metafora sessuale, c’è il teatro della “masturbazione”, o della ricerca o, come si diceva anni fa, dell’avanguardia (parola “isteria”). In questo teatro non c’è preoccupazione per il pubblico, c’è piuttosto disattenzione o al massimo tolleranza; anzi c’è solipsismo, ripiegamento, autoflagellazione (nei casi più convinti), corpi mortificati, borborigmi, solitudine, artaudismo, senso della morte e del precario: l’attore è solo e si sottrae alla scena, più e bravo più si sottrae, da l’impressione che vorrebbe non esserci. Se fa festa lo fa con gesti scomposti, sudati, salivali; e mugula, storpia e cerca …..

E poi, dulcis in fundo (si fa per dire) c’è il teatro di papà: il coito, la posizione del missionario: è la gran parte del teatro che si fa in Italia: una messa in scena che in genere si vanta di “essere fedele al testo”. È il principio di “calore del focolare”, dove spesso si vedono i soldi spesi, magari male. Gli attori “recitano” le parole scritte nella maniera suggerita dal regista, sono ben vestiti, impostano l’emissione correttamente e dopo lo spettacolo vanno a cena al ristorante (no, che non si debba farlo ma in questo caso, diventa sempre la sosta collassata dei pensieri). Quando entrano in scena si capisce subito che provengono dai “camerini”, le loro “ombre”. Questo è il teatro coitale, il teatro di papà.

Il teatro del buon riposo, spesso della noia, un teatro “amministrativo” che sta fra il partito e il museo delle cere. È per un teatro come questo che Majakovskij si uccise.

Giorgio Albertazzi | http://www.giorgioalbertazzi.it/teatro


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