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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 12/7/2014 ● Click 1346

Specchi fotovoltaici hanno macchiato colline e paesaggi rurali, sotto la terra inaridisce


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

In Italia, scrive Mario Pirani su Repubblica, con incentivi straordinari c’è stata una grande crescita della speculazione finanziaria alimentata con valenza ventennale da capitali che il governo italiano ha elargito a chi copriva di pannelli solari le nostre campagne. <<Ad eccezione di qualche lavoratore extracomunitario utilizzato per il lavaggio dei pannelli solari un paio di volte l’anno, l’occupazione è nulla. Ma quel che è più grave è aver sottratto alle coltivazioni un territorio come il Molise! Altrove abbiamo “abbrutito” il nostro habitat. Le dolci colline leopardiane sono infatti ormai macchiate da enormi specchi grandi come tanti campi sportivi. Sotto i pannelli la terra inaridisce, e al ciclo della CO2 (anidride carbonica) non ci pensa più nessuno. E in quale discarica butteremo i pannelli esausti?>>.

In queste condizioni come si fa a valorizzare la cultura (e le tradizioni locali) finalizzata a creare un circuito turistico innovativo di originale interesse? Perché occupare suolo agricolo per realizzare impianti che possono trovare spazio su superfici già irrimediabilmente compromesse dal punto di vista naturale. In sintesi, si vuole ricorrere ad una fonte energetica rinnovabile consumando però un’altra risorsa non riproducibile: il suolo. Installare un impianto fotovoltaico in zone coltivabili significa ostacolare la politica ecosostenibile con grave limitazione di zone fruibili per la produzione di prodotti alimentari. Bisogna sollecitare le amministrazioni comunali affinché si esprimano con un netto ‘no’ alla costruzione di qualsiasi parco fotovoltaico a terra che vada ad occupare suolo agricolo individuando nel contempo i luoghi adatti per la realizzazione di impianti (come i tetti dei capannoni, parcheggi, supermercati, aree industriali, etc.), così da salvaguardare l’integrità delle aree naturali, rurali. Insomma, se il paesaggio è un valore storico-culturale da tutelare (e non c’è dubbio che lo sia), allora tutta la collettività dovrebbe concorrere alla sua salvaguardia. “Il paesaggio agrario, come effetto della lenta stratificazione dell’attività agricola sul primitivo paesaggio naturale, ha acquisito una sua bellezza che va salvaguardata” (cfr. Wikipedia). Dunque, in parallelo, la salvaguardia dell’azienda agricola diventa un presupposto essenziale della tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Ora una buona notizia. Come riferisce Eleonora Santucci su ‘greenreport.it’ (4 Luglio) <<Il favore legislativo per le fonti di energia rinnovabili non è senza limiti: i comuni possono esprimere un giudizio di compatibilità dell’impianto di produzione di energia elettrica da Fer in zona agricola. Lo ribadisce il Tribunale amministrativo della Puglia (TAR) con la sentenza n. 1570. In riferimento alla realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica mediante pannelli fotovoltaici di potenza pari a 986 KWp del Comune di Copertino ha dichiarato “di notevole impatto ambientale ricadente in un’area dalla forte vocazione agricola”. Ha, dunque, sospeso la Denuncia di inizio attività (DIA) – oggi sostituita dalla Scia ossia Segnalazione certificata di inizio attività - (…). Le P.a. comunali hanno il potere discrezionale volto a verificare il corretto inserimento di tali strutture nel rispetto dei fondamentali valori della tradizione agroalimentare locale e del paesaggio rurale>>. Anche in Molise nella mia cittadina nativa, Guglionesi, osservando dalla villa comunale i suoi cittadini possono farsi un’idea dell’impatto visivo-ambientale degli impianti già in essere ricordando nostalgicamente i colori cangianti dei campi un tempo coltivati. Una seconda notizia (fonte ‘Molise tabloid.it’): I tratturi e il paesaggio rurale dei pastori diventano candidatura immateriale internazionale Unesco. Quattordici regioni europee insieme per un unico obiettivo.

Promuovere la candidatura Unesco della civiltà della Transumanza e del paesaggio rurale dei tratturi. Iniziativa unica nel suo genere che non ha precedenti nella storia Unesco. Si è tenuta ad Oporto, in Portogallo, la tre giorni di lavori dedicati al progetto di cooperazione “Vie e Civiltà della Transumanza Patrimonio dell’Umanità”. Obiettivo prioritario è la candidatura immateriale e materiale a patrimonio Unesco. Grande impegno da parte di tutti i partners per raggiungere a giugno del 2015 questo ambizioso traguardo. I territori interessati: Italia Centro-Meridionale (Molise, Puglia, Basilicata, Abruzzo e Campania), Portogallo, Francia, Spagna, Grecia e Svezia. Valorizzazione della cultura e delle tradizioni locali finalizzata a creare un circuito turistico innovativo e interessante.


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