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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 27/9/2014 ● Click 3064

"La Chiesa locale nel Settecento: appunti di vita materiale a Guglionesi" [IV parte]


Sergio Sorella © FUORI PORTA WEB

LA CHIESA LOCALE NEL SETTECENTO: APPUNTI DI VITA MATERIALE A GUGLIONESI
di Sergio Sorella

[IV parte] - 4. Vita materiale e rendite del clero di Guglionesi
Nell’età moderna andava affermandosi gradualmente il processo di ricostruzione della proprietà ecclesiastica. Nel Mezzogiorno d’Italia il ritorno della Chiesa a posizioni di floridezza materiale, risultò uno dei fenomeni più vistosi ed importanti a partire dal Seicento46. Il patrimonio ecclesiastico era costituito dai fondi, edifici e beni destinati al conseguimento dei fini della chiesa locale. Essa beneficiava di trasferimenti di reddito a suo favore, in parte volontari (carità, oblazioni, donazioni, ecc.) ma in parte coattivi (le decime). Il Capitolo era impegnato ad assicurare alla parrocchia una base economica sufficiente e la conservazione delle strutture materiali: le chiese, gli arredi sacri, l’illuminazione, ecc. La popolazione aveva l’obbligo morale di versare ad essa le primizie dei frutti, le oblazioni nei momenti salienti delle ricorrenze del calendario liturgico nonché della vita del singolo, come la nascita e la morte, ed, infine, come visto, le decime47.
L’affitto dei terreni e di case appartenenti al Capitolo era abituale48. Guglionesi aveva una chiesa parrocchiale il cui Capitolo viveva in massa comune. Già a partire dal Seicento in numerosi atti pubblici i sacerdoti si impegnavano, dietro corrispettivo di una somma di denaro, alla celebrazione di una messa giornaliera in suffragio49. Atti e documenti che mostrano una certa vitalità del clero residente che, dotato di sufficienti risorse economiche, dava in affitto o in locazione i propri beni oppure concedeva prestiti in denaro ad un tasso d’interesse del 10%50. Vi era una tendenza dei sacerdoti ad investire i proventi della proprietà fondiaria in attività di prestito a breve e a lungo termine51.
Il consolidamento della proprietà ecclesiastica significò un aumento delle rendite che comportò una maggiore influenza nel tessuto sociale ed economico. I sacerdoti appuntavano con diligenza la massa dei beni che amministravano. Le diverse donazioni ricevute determinavano che la proprietà della chiesa non era concentrata in posti vicini. Molti piccoli poderi dovevano essere venduti e con il ricavato si costituiva una rendita annua adeguata per celebrare una messa periodica per il defunto52.
La proprietà della chiesa era comunque ingabbiata in contratti poco remunerativi per i contadini che non erano stimolati all’innovazione. Il carattere ricettizio inteso come dodici sacerdoti che possedevano e gestivano in massa comune un patrimonio costituito da censi, decime e rendite esenti e senza obblighi verso il vescovo, era, lo abbiamo visto, il riferimento della chiesa parrocchiale di Guglionesi. Si trattava di un clero non molto istruito53, nativo del paese e dunque a conoscenza delle dinamiche locali. Gli obblighi stabiliti prevedevano la messa mattutina, l’amministrazione dei Sacramenti, il catechismo settimanale e la predica domenicale. Pertanto l’ufficio di sacerdote partecipante del Capitolo era molto ambito.
I sacerdoti concedevano a facoltosi locali l’affitto di intere tenute, evitando così la frammentazione tra tanti coloni che spesso creavano problemi di solvibilità, non adempiendo agli obblighi sottoscritti. Ad esempio, il 28 ottobre 1718 il procuratore del Capitolo, De Finis, firmava una scrittura privata con don Nicola Romanelli, in cui questi si impegnava a prendere in affitto «ed a coltura tutti li terreni del Capitolo e proprio quelli che si chiamano la tenuta di Santo Leonardo, per tre anni»54. In molti casi, invece, i procuratori del Capitolo erano costretti a rivolgersi alla Corte di Lucera, da cui dipendeva Guglionesi amministrativamente, per chiedere i provvedimenti per allontanare i coloni che non pagavano il canone o che non coltivavano i terreni ricevuti. In altri casi si apprende l’entità del canone di locazione. Da una scrittura privata del 3 settembre 1715 un certo Matteo Giordano si impegnava «a pigliar coltura versure quindece incirca di territorio in contrada Pantano(…) e corrispondere tomoli due a versura in grano e terraggi»55. In un’altra causa vi è la stima di alcuni terreni; «ventidue arbori d’olivo fra grandi e piccoli, che secondo la regola d’arte l’hanno valutati docati ventidue ed una versura e più di territorio seminativo che l’hanno apprezzato docati venti»56. Atti che mostrano quanto la chiesa fosse penetrata nel tessuto socio economico locale. L’incremento del numero del clero ne è una ulteriore testimonianza. Se nel 1589 c’erano 18 sacerdoti, nel 1742 ne erano 29.
I privilegi fiscali contribuivano a gonfiare il numero dei chierici e dei sacerdoti che beneficiavano degli aumenti delle prebende, dei benefici e dei lasciti testamentari, elementi che rafforzavano la chiesa ricettizia. Le componenti che influivano su questo fenomeno erano diverse; da un lato si cercava di tutelare dalla pressione fiscale e dalla prepotenza dei signorotti, una parte del patrimonio familiare, istituendo con esso una cappellania o una prebenda canonicale, goduta dai componenti della famiglia, oppure aumentando la massa comune goduta dalla ricettizia, dall’altro era emersa una viva domanda sociale di preghiera, di messe per i defunti, di intercessioni che, in tempi in cui imperversavano guerre e pestilenze, indicavano un bisogno religioso di aiuto, di espiazione e di speranza.
Il Settecento registra a Guglionesi, progressivamente, un aumento della domanda di servizi sacerdotali da parte della comunità, delle confraternite e dei monaci. Su questi servizi intervenivano soprattutto i sacerdoti legati da relazioni familiari e di parentela nella attribuzione dei compiti religiosi57. L’estrazione sociale del clero rifletteva in buona parte la composizione della società locale. Il carattere di chiesa ricettizia generava un clero uscito soprattutto dai ranghi di famiglie che, in misura maggiore o minore, possedevano terra. Infatti a fine secolo il Capitolo possedeva 1116,23 versure su una superficie complessiva del comune di 9.000 versure.
Si può dire che nella società guglionesana, come in quella meridionale, l’elemento religioso e quello civile risultano non solo collegati ma anche spesso intrecciati unitariamente. Le classi sociali egemoni e la gerarchia cattolica detenevano la gran parte della proprietà terriera e delle abitazioni; la chiesa controllava le embrionali istituzioni educative ed assistenziali. Gli atti di stato civile erano di fatto i registri parrocchiali; ciò più di ogni altra cosa sintetizza la mancanza di distinzione «tra il cittadino e il cristiano»58.
Con l’avvento del nuovo secolo le prerogative ecclesiastiche furono messe in discussione dal regime napoleonico che stabilì la vendita dei beni ecclesiastici, la soppressione di molti ordini religiosi e di conventi e monasteri, incamerandone i beni e mettendoli in vendita. Anche a Guglionesi iniziava in questi anni il lento declino della proprietà ecclesiastica59.

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46 Numerosi sono i contributi su questi temi. Si rimanda a G. Galasso, Le forme di potere, classi e gerarchie sociali in Storia d’Italia, I, Torino 1976 pp. 481-495.
47 Sulla natura delle decime e sulla loro importanza nel contesto della vita ecclesiastica: A. Castagnetti, Le decime e i laici in Storia d’Italia, annali IX, Torino 1986, pp. 509-530.
48 ApG, B. 16, f.1,
49 Ibid.,”Richiesta di Luigi Massari al Capitolo perché versandi 16 ducati abbia il diritto alla celebrazione di una messa giornaliera”, 17 febbraio 1612.
50 Ibid.,Istrumento a favore del Capitolo perché Giuseppe Annecchia restituisca i carlini dovuti, 19 aprile 1688, B. 16, f. 18.
51 Ibid.,Rendite del Capitolo, anno 1649, B. 16, f. 2. Si tratta di registri contabili che riportano una lunga serie di crediti, censi o rendite dei luoghi pii e con l’annotazione delle decime riscosse.
52 Ibid., B. 15, f, 2, Intercedera di testamento con cui Carlo De Leonardij lascia alcuni beni al Capitolo (una casa ed un vignale) affinchè siano officiate messe in suffragio, 21 febbraio 1699.
53 Giannelli annotava in proposito:« Se il Clero rendesse continue testimonianze di ecclesiastica disciplina, si ravviserebbe nel Popolo divota emulazione per gli uffici di cristiana pietà. Non si intende tacciare la condotta del Clero come scandalosa, che non è tale; ma sarebbe uopo, se li Sacerdoti fossero interessati per lo bene spirituale del Prossimo, in cui positivamente mancano. Alcuni non vogliono per accidia, ed altri non possono per ignoranza; più però sono questi che quelli.» T. Giannelli, Memorie, cit. pp.138-39.
54 ApG, Ibid., B. 15, f. 13.
55 Ibid., B. 15 f. 9.
56 Ibid., B. 12, ff. 1-2.
57 Un fenomeno analizzato da X. Toscani, Il reclutamento del clero (secoli XVI-XIX) in Storia d’Italia, cit., pp. 575-628.
58 D. Menozzi, Tra riforma e restaurazione. Dalla crisi della società cristiana al mito della cristianità medievale (1758-1848), in Storia d’Italia, cit., p. 796. I primi registri parrocchiali della chiesa di Guglionesi sono quelli di battesimo e di matrimonio del 1690; quelli di morte partono dal 1732; quelli delle cresime dal 1804. I registri relativi a periodi precedenti, sicuramente compilati come risulta dagli statuti capitolari, sono andati perduti.
59 Archivio di Stato di Campobasso, Atti di Intendenza, B. 1013. Il Rescritto Sovrano del 23 novembre 1851 è in ApG, B. 21, f. 2.


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