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Caro DirettoreGuglionesi
Pubblicato in data 2/8/2015 ● Click 1526

Il due agosto e S. Felice: qualche riflessione a tema


Arcangelo Pretore © FUORI PORTA WEB

La fiera del due agosto : fiera di merci i bestiame era in passato a Guglionesi , tra le manifestazioni collettive che impegnavano strade e piazze cittadine, quella più importante del calendario fieristico dell’anno, poiché, l’occasione, a parte i compaesani che abitavano in paese , richiamava molti concittadini che abitavano stabilmente tutto l’anno i casolari e le masserie della campagna circostante e che assai di rado ritornavano in paese ; oltre ad un similare, consistente numero di capofamiglia che pernottavano in campagna , per “ governare” gli animali e scongiurarne eventuali furti , vivendo di fatto separati dal nucleo familiare che invece abitava in paese , anche per via dei figli piccoli scolarizzati , che la moglie accudiva . La fiera del 2 agosto era di richiamo anche per i tanti abitanti dei paesi limitrofi che sfidando carrettiere disastrate e mulattiere impraticabili , comunque interessati a vendere o barattare i loro animali o le loro mercanzie, già alle prime luci dell’alba, se non la sera prima , si portavano in paese . I manifestini che annunciavano questa nostrana , straordinaria esposizione all’aperto delle merci parlavano di “grande fiera di merci e bestiame”e non di mercato , perché nell’etimologia , fiera è associabile al latino feriae , quindi giorno di festa paesana folkloristica in genere coincidente, com’è noto, con una ricorrenza religiosa ; il nostro due agosto è associato con la festività di San Felice martire. La fiera rispetto al mercato si caratterizza per il ragguardevole volume degli scambi tra venditori e compratori e, soprattutto per la quantità e varietà di capi animali messi in vendita soprattutto in un territorio come il nostro che vedeva la maggior parte dei lavoratori dediti all’agricoltura . Come osservava nel tardo ‘800 l’economista Luigi Einaudi : la fiera rappresenta un mercato speciale perché il compratore vuol vedere, toccare la merce e soprattutto vuol saper il prezzo dalla viva voce dal venditore , poi contrattarlo attraverso uno snervante tira e molla sul costo , e infine , se conveniente, magari ,comprarla . In genere negli articoli da fiera il prezzo non è scritto , ma si forma al momento della contrattazione tra acquirente e venditore .Il mercato delle merci è invece maggiormente legato allo scambio dei generi di consumo giornaliero , tipicamente riferito ai prezzi medi delle altre piazze regionali e nazionali ; prezzi che compaiono già stampigliati sulle confezioni, sugli articoli delle merci .
Dopotutto , per il bestiame non poteva esserci un prezzo già predefinito, posto che la taglia degli animali e le loro età variavano da capo a capo . Il bestiame , sfruttando l’antica saggezza pratica contadina veniva invece apprezzato a vista ; la stima, infatti era affidata alla valutazione del compratore ; l’animale veniva attentamente osservato , tastato per saggiarne la reattività e abilmente soppesato ad occhio e croce ( spesso azzeccandoci ). Del cavallo e delle mucche si valutava l’età non solo dallo stato fisico generale dell’animale, ma scoprendogli cautamente le gengive e valutando il consumo dei denti. ( del resto vale il detto popolare ; ” a caval donato non si guarda in bocca”). Ho volutamente riportato queste mie semplici riflessioni sulla fiera del due agosto, partendo dagli animali che assembrati,infastiditi dalle mosche, smozzicando pigramente fieno o paglia, di certo assetati, stazionavano in zona calvario , l’ area a loro riservata , in attesa di potenziali compratori . Artefici incontrastati di parte e straordinariamente occulti all’ufficialità delle transazioni del bestiame erano gli zingari che spesso suggellavano e facilitavano le contrattazioni del bestiame , in particolare dei cavalli. Gli agricoltori che portavano gli animali in fiera, erano spesso gli stessi che avevano da poco riscosso l’anticipo o l’intero pagamento del grano conferito ai grossisti locali e s’aspettavano di chiudere in anticipo l’annata agraria con la vendita degli animali . Coltivazioni erbacee ed allevamento avevano in comune parecchie, cicliche, necessarie , complementarietà ; infatti le erbe nutrivano il bestiame ed il loro letame maturo era il miglior fertilizzante naturale per concimare le coltivazioni . E, in genere , alle coltivazioni erbacee era quasi sempre associato l’allevamento di alcuni capi di bestiame che in qualche modo servivano ad integrare lo scarso reddito che dava la terra; il due agosto la fiera offriva ai piccoli allevatori l’opportunità di poter vendere la giovenca, la capra , i maialini che aveva partorito la scrofa … i polli ed altri animali da cortile . Quel giorno un po’ speciale ,anche per la facilità degli incontri , era anche la data in cui i mezzadri, facevano i conteggi con il proprietario dei terreni ,i fittavoli pagavano al concedente il denaro pattuito ; si saldavano altri conti in sospeso con il fabbro, con il maniscalco ; si pagava con beni in natura lo stajo ( che era la misura locale di capacità dei cereali) del barbiere, del medico ; e, con sorprendente veloce scambio e circolazione del contante , in quasi tutte la le tasche pareva aumentasse la moneta e la cartamoneta disponibile. Era anche il due agosto il giorno in cui non si pagava il dazio all’ufficio di viale Margherita : dazio che era un’imposta indiretta applicata alla circolazione delle merci anche tra comuni limitrofi . Il due agosto era anche il giorno in cui i pranzo era un po’ speciale perché la massaia preparava il” galluccio ripieno” , farcito con le frattaglie dello stesso animale sacrificato, con l’aggiunta a piacere di cacio e uova, insaporito da varie spezie che attraverso la cottura ne esaltavano il sapore : una prelibatezza per gli accaldati commensali che di ritorno dalla fiera si ritrovavano a tavola e si raccontavano la fiera con la sua sconfinata varietà di merci esposte quasi senza soluzione di continuità su due ali di tavolato ai lati delle strade ,nell’intorno degli slarghi di largo Garibaldi . I venditori esponevano in genere articoli che spesso erano la continuazione della rimessa degli attrezzi della campagna ; della stalla, della cucina … Infatti i banchi mettevano in evidenza articoli che erano indispensabili per il lavoro dei campi : zappe, bidenti, forche , falci, falcetti ; sul piano della strada facevano bella mostra di sé basti, selle, funi e finimenti di animali da tiro ; barili ,tini, caldaie e pentolame in rame battuto ;un’altra baracca ,con meticoloso allineava stivali,stivaletti e scarpe chiodate; un’altra una sterminata varietà di vestiario e stoffe a misura . E dalle tinozze del venditore di “scapece “ , acidulo, acre, penetrante si sprigionava l’odore del pesce conservato sott’aceto e zafferano misto all’ afrore grassoso e aromatico della porchetta che si sprigionava più in là, al fumo odoroso di bruciato delle arachidi tostate . La grande fiera del due agosto offriva una spianata di merci a destra ed a sinistra della strada , che invogliante invitava a tirar fuori la moneta , la cartamoneta dal portafogli e portarsi a casa l’articolo mancante in casa , da sostituire … il cibo pronto , l’anguria da consumare a mezzogiorno a tavola, approfittando anche della socialità occasionale di quel giorno per raccontare ciascuno la propria fiera agli altri commensali, magari esagerando nel magnificare la qualità e la convenienza degli acquisti fatti . Durante la mattinata non poteva mancare una visita devozionale alla chiesa di San Felice, fresca ed accogliente , rischiarata dai tanti ceri votivi ,anche per mitigare una giornata in cui la calura estiva faceva sudare abbondantemente il popolo della fiera che pressante , scomposto , si coglieva si accalcava presso i banchi dei venditori . Il corpo del santo leggermente disteso,sul fianco , per tutta la lunghezza della teca di vetro come fosse addormentato ; visibile in tutta la sua maestosa eleganza degli sfarzosi panneggi del vestito era esposto alla venerazione dei fedeli . E,proprio pensando all’unico corpo santo accolto e custodito, nella Chiesa di S. Felice dal lontano settecento , festeggiato in occasione della fiera del 2 agosto che torna forte il proposito di rilanciarne il culto . Purtroppo poco è noto di San Felice, ma la preziosa e rara reliquia può darci informazioni affidabili sul tempo storico in cui è vissuto al fine di reinserirlo nel suo contesto di vita . Infatti la datazione di un frammento del corpo con il metodo del radiocarbonio 14 consentirebbe di fissare con buona approssimazione il tempo in cui S, Felice martire è vissuto e, magari da contestuali ricerche d’archivio si potrebbero eventualmente trarre quelle informazioni biografiche oggi mancanti , che caratterizzano e rendono particolari e speciali le vite dei santi .

Arcangelo Pretore
2 agosto 2015


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