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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 14/4/2016 ● Click 1198

Sartori, uno sviluppo non sostenibile. Klein, il mito della continua crescita


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

Giovanni Sartori è uno dei massimi studiosi della politica del nostro tempo. In Italia si deve a lui la nascita della scienza politica come disciplina accademica. Nel 2005 ha ricevuto il prestigioso Premio “Principe delle Asturie”, considerato il Nobel delle scienze sociali. Inoltre, i premi Guggenheim Fellowship per le scienze sociali, USA e Canada. Ciò premesso, il libro “Il paese degli struzzi” (Edizioni Ambiente, 2011) contiene una raccolta di suoi articoli che affrontano argomenti di dimensione globale come il cambiamento climatico e la politica ambientale dei nostri governi. Di seguito segnalo alcune argomentazioni del professore tratte dal suo articolo dal titolo “Uno sviluppo non sostenibile”. <<La Terra è ammalata, il clima è impazzito, le risorse si assottigliano. Pian piano (troppo piano) se ne stanno accorgendo un po’ tutti. Ma la gente non vuole sapere; vuole sperare. E così la gente “rimuove” le cattive notizie. Chi ne dà notizia è un catastrofico, un apocalittico, e magari anche un uccello di malaugurio. Ma se una cattiva notizia è vera, allora è vera. Ed è purtroppo vero – la scienza è pressoché unanime nel certificarlo – che siamo al cospetto di una catastrofe ecologica che andrà a rendere invivibile anche la vita dell’uomo… Il documentario americano di Al Gore, Una verità scomoda, sul riscaldamento globale è stato visto da molta gente (…). Anche se l’evidenza scientifica sul collasso ecologico è ormai schiacciante, per il grosso pubblico ogni pretesto è buono per non crederci.(…) Nelle previsioni bisogna distinguere tra prevedere un trend, una linea di tendenza, e prevedere una scadenza. Le previsioni sbagliate sono quasi sempre le seconde. Il che non vuol dire che siano sbagliate per eccesso di pessimismo. Al momento risultano semmai sbagliate per ottimismo. Per esempio, la Terra si sta scaldando più rapidamente del previsto. E lo stesso vale per l’esaurimento del petrolio, che potrebbe avvenire anzitempo. Invece la previsione di un trend è raramente sbagliata. Perché in questo caso non anticipiamo il “quando” di un evento, ma che avverrà. E il punto è che lo sbaglio cronologico (di date) non scredita la credibilità di un andamento… Inoltre il problema non è soltanto un inquinamento riscaldante, ma anche un rapido esaurimento delle risorse, ivi incluse le risorse rinnovabili. Il nostro è ormai uno “sviluppo insostenibile”, tale perché l’uomo consuma le risorse rinnovabili della Terra – specialmente l’acqua e il cibo – a un ritmo che già supera del 20 per cento la capacità che ha la Terra di rigenerarle. Un ritmo che ha tutte le minacciose sembianze di una crescita esponenziale (come nella sequenza aritmetica 1, 2, 4, 8, 16…)>>.

Naomi Klein “Una rivoluzione ci salverà”(Perché il capitalismo non è sostenibile) Editore Rizzoli, 2015. Nel libro viene fortemente stigmatizzato il “cambiamento climatico”. Abbiamo esaurito le risorse – sottolinea la scrittrice. Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità per troppo tempo e sposato in pieno la filosofia capitalista della continua crescita. Intanto la distribuzione della ricchezza si faceva sempre più ingiusta, la disoccupazione saliva, la crisi economica si faceva sentire, la copertura sanitaria si riduceva. La previsione più rosea per quanto riguarda la temperatura globale è un aumento di due gradi: la finestra climatica si sta chiudendo, e lo farà nel 2017, ultima data utile per evitare la catastrofe. La Klein presenta fatti, cifre. Ad esempio, è un fatto che i paesi ricchi delocalizzino le produzioni inquinanti nei paesi in via di sviluppo, emettendo sei volte di più. “E’ un fatto che le compagnie petrolifere continuino a trivellare impunite progettando di farlo ancora per più di 40 anni; è un fatto che nel 2014 il 12 per cento dell’energia globale derivi dal nucleare e solo il 4 per cento da fonti verdi”. Abbiamo sognato ad occhi aperti – sostiene la Klein – che tanto, alla fine, la tecnologia ci avrebbe salvato ad appena un passo dal punto di non ritorno. Il punto non è salvare la Terra, ma salvare noi, proteggere i nostri figli e il nostro territorio. La mobilitazione ecologista deve essere mondiale, o non sarà. Da ultimo segnalo un pensiero di papa Francesco che stigmatizza proprio “l’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a ‘spremerlo’ fino al limite e oltre il limite” (cfr. enciclica sociale Laudato sì).


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