Il santuario di Arcella (Padova)

Era l'anno 1231, venerdì per l'esattezza, dopo il meriggio. Un rustico carro tirato da buoi sopra cui giaceva un povero frate di nome Antonio, si avviava verso Padova movendo dalla Cella (Convento) di Camposampiero. Il mesto convoglio, di cui facevan parte frate Luca e frate Ruggero, quando il Santo venne meno, distava solo qualche chilometro dalla città e si fermò in S. Maria de Cella (Arcella). Fu accolto dai Frati e dalle Povere Signore (Clarisse) della Cella che assistettero al trapasso e tentarono di tenere celata la morte del Santo, ma inutilmente. In  breve tempo la notizia  passò di bocca in bocca dalle case intorno al Monastero, ai campi e ai vigneti del Brolo, fino all'argine del canale dove si ergevano le Grate, ma soprattutto nelle botteghe  e nei laboratori di Capodiponte. Il popolo dell'Arcella lasciò ogni attività e corse alla Cella per vedere il corpo del Taumaturgo, ma nel frattempo sopraggiunsero i Frati di S.Maria Mater Domini (Pontecorvo) dove il Santo era diretto, per pretenderne il diritto di sepoltura, spalleggiati dalla popolazione di Padova, dal Vescovo e dal Podestà. Dopo quattro giorni di trattativa, al quinto giorno il Podestà si impose ed ottenne la riesumazione della salma ed il trasporto entro le mura della città. 

A Capodiponte e agli altri rioni non rimase che erigere un sacello a ricordo dell'avvenimento che tanto sconvolse i popolani dell'Arcella.

Ancor oggi, nella zona Nord di Padova, all'Arcella, nel luogo dove il Santo morì, è conservata una "porziuncola", luogo di culto e di adorazione, che risiede all'interno del Santuario di Sant'Antonio d'Arcella  (detto Sant'Antonin); da qui nasce il nome del Palio, nel 1995, per volere del Parroco e di alcuni arcellani e ora organizzato dalla
Associazione Culturale "Palio Arcella"

Il SANTUARIO di Arcella si presenta nelle sue armoniose linee architettoniche rispondenti ad una colta e misurata rivisitazione "Neogotica" di chiara ispirazione Italiana e Francescana. L'esterno è tutto in "cotto a vista" ravvivato da sobrie decorazioni in pietra naturale che riprendono puntualmente  temi ed elementi dello stile Romanico Gotico Veneto. L'equilibrato gioco delle masse dei transetti e delle absidi trova la sua sintesi nella cupola che si innalza a quaranta metri con l'armoniosa curva della calotta in lastre di rame. L'interno riprende l'uso del cotto che forma l'elemento principale delle eleganti nervature architettoniche animate dalla bicromia "bianco-rossa" (...i colori della città di Padova). L'intrecciarsi delle volte a crociera della navata e dei transetti scandisce lo spazio che viene assorbito verso l'alto dal luminosissimo volume della cupola, vero cielo aperto sopra la CELLA del TRANSITO del Taumaturgo esaltata quale fulcro del tempio che si chiude nella grande abside contenente il coro conventuale. Austero e solenne, ma al tempo stesso caldo e luminoso nel gioco creato dalle pareti e dalle strutture in cotto, il santuario attuale è opera di due Architetti che si succedettero dal1886 al 1931 nella progettazione e direzione dei lavori. Eugenio MAESTRI e Nino GALLIMBERTI seppero dare al tempio un'impronta originalissima di grande livello e di gusto misurato creando una tra le più interessanti opere architettoniche "Neogotiche" nel panorama Italiano della fine dell'ottocento.

La slanciatissima e monumentale torre campanaria che si affianca alla chiesa venne progettata nel 1898/99 dall'Arch. Agostino MIOZZO, padovano, ed inaugurata nel 1922 con il collocamento della grande statua di Sant'Antonio alla sommità della cuspide, opera dello scultore Silvio RIGHETTI, veronese. Nella cella campanaria trova posto un solenne concerto di otto campane (5.850 Kg di bronzo), in perfetta scala musicale, fuse dall'antica fonderia Cavadini di Verona.

Breve itinerario per una visita guidata

Testo dal sito internet: http://digilander.iol.it/palioarcella/costruisci.htm