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                  23/2/2016 | 
                 
                
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                    Termoli
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                  Giorgio Scarlato | 
                 
                
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              L'Agricoltura ed il Molise che vorrei 
               
              
              
                Nonostante la volontà profusa, in generale ed in modo sintetico si può 
affermare che l'agricoltura produttrice di materie prime per l'industria 
agroalimentare è in profonda crisi. E'al collasso. 
Ortaggi, agrumi, grano duro, latte, pomodoro da industria, frutta, dal Nord al 
Sud Italia, sono a prezzi da vero fallimento.  
Come si può notare, di giorno in giorno i prezzi all'origine delle derrate 
calano paurosamente sempre di più, a tal punto che non vengono manco raccolte. 
Restano sugli alberi, nei campi. Senza che si faccia qualcosa. Sono ingenti i 
danni causati da questa anomala distorsione di prezzi.  
Questo modo di porsi, commercialmente parlando, mostra uno scenario agricolo da 
funerale socio-economico e lascia facilmente immaginare il fallimento di 
tantissime imprese agricole. 
La stessa "speranza cristiana", punto di riferimento per la civiltà contadina , 
si sta affievolendo. 
 
Logica conseguenza è l'urgenza di una seria politica di filiera che veda una 
migliore sinergia tra agricoltura ed agroindustria. Ma ciò non è semplice visto 
il confrontarsi "anomalo" globalizzato, spesso svantaggioso, con le produzioni 
dei Paesi emergenti e gli stessi USA ( ad es. il Corridoio Verde del 2002, 
l'Accordo col Marocco del 2012 e, si spera mai, il TTIP con gli Stati Uniti, un 
grosso rischio di abbassamento degli standard di qualità del cibo e 
dell'ambiente). Tutti accordi-capestro, a perdere, per l'agricoltura italiana. 
 
E' il vero Made in Italy, invece, che deve essere tutelato visto che si aggiunge 
il disagio dell'ingresso dei prodotti provenienti da altri Paesi e spacciati 
pure per prodotti locali. Bisogna rivendicare la tracciabilità del prodotto. Il 
Governo nazionale e la politica europea devono abiurare quelle scelte politiche 
fatte o subite che da decenni stanno uccidendo l'agricoltura di questa nostra 
nazione! Ora bisogna che urgentemente approntino e concretizzino, ma a breve, 
quelle strategie di salvaguardia! E' tempo che prendano coscienza dei danni che 
in tanti anni il settore ha subito! 
 
Riferendosi nello specifico all'agricoltura molisana, manca quella competitività 
che significa "l'operare insieme". Visti i tempi di magra, bisogna far in modo 
di "unire" il mondo agricolo e quello agroindustriale, senza alcuna 
prevaricazione, alla pari, in modo da uscire fuori da questa crisi implosiva. 
E' l'unica arma vincente, sicuramente da perfezionare e sviluppare ma senza 
"prime donne", programmata però da una seria e concreta politica agricola, non 
certo calata ma fatta "su misura" per il nostro territorio. Di "copia e incolla" 
se ne sono viste a iosa; ora è tempo che si lavori concretamente per un nuovo 
piano di sviluppo. 
In questi ultimi 6 anni il Comitato agricolo "Uniti per non morire" ne ha 
sentiti di confronti, di programmazioni, di misure, non sempre confacenti alla 
realtà regionale. 
 
Adesso però, con questa "nuova" stagione di sviluppo (...così si dice) della 
nostra agricoltura regionale (il PSR 2014-2020) ci si augura che possa portare 
in concreto quella logica consequenziale di cambiamento evolutivo 
multifunzionale in stretto rapporto con la tutela del territorio, della 
biodiversità e le reali opportunità per il mondo rurale viste nell'ottica di 
crescita dell'indotto ed opportunità economica. E quando si parla dell'indotto 
si intende che i giovani devono restare, lavorare qui. E per opportunità 
economica s'intende la correlazione del settore agricolo con quello 
culturale-turistico. Tutto ciò non potrà che creare sviluppo sostenibile. 
La nostra regione ha una varietà sconfinata di sapienza e sapori in fatto di 
tradizioni gastronomiche; l'unica cosa da fare è implementare la genuinità dei 
prodotti locali. Questa sarà la nostra ed unica arma vincente. E bisogna 
crederci, le sole parole non bastano più. 
La farfalla di "Piacere Molise", in verità, non ancora ha iniziato a volare come 
dovrebbe;  
speriamo che questa sia davvero la volta buona. 
 
BISOGNA FARE IN MODO DI ESSERE PROTAGONISTI DELLA TERZA RIVOLUZIONE ALIMENTARE. 
La prima fu compiuta dall'uomo quando passò dalla sussistenza alla coltivazione. 
La seconda fu quando ci "fregarono" con il fast food. 
Adesso, la terza, bisogna che si compia quel salto di qualità per passare dal 
"cibo spazzatura" a quello dell'alimentazione che "produce" salute ed economia 
sociale.  
Ed è da ciò da cui bisogna partire. "Furbizie" non bisogna più farle. 
 
E qui entra in modo preminente la nostra Dieta Mediterranea, patrimonio 
culturale immateriale dell'Umanità, ma ad una condizione: che i suoi 
"ingredienti", quali gli elementi che la compongono, siano realmente salubri. 
Caso contrario si fa un buco nell'acqua, nonostante convegni che possono pure 
riempire teatri o sale, rimarrà un solo dato di fatto: il suo fallimento. 
 
Il contadino e l'agroindustriale avranno futuro se al consumat(t)ore 
riusciranno, senza falsità produttiva/commerciale, a far passare il concetto del 
"prezzo" a quello del "valore".  
Produttori e consumat(t)ori devono essere al centro delle dinamiche che regolano 
la produzione, la scelta ed infine il consumo dell'alimento. 
E' l'unica maniera per far uscir fuori dalle sabbie mobili anche l'agricoltura, 
quella vera. 
I prodotti delle multinazionali dell'agribusiness, quali i semi "brevettati"; le 
produzioni da 1.500 ql/ha di pomodori "dal non sapore", "carichi" di prodotti 
fitosanitari e concimi; o il latte alla somatotroprina (un ormone di crescita); 
o la "ventricina" al costo "popolare" di € 10,00/Kg; bisogna "attenzionarli" 
affinché non facciano diventare il consumatore schiavo del....cibo che costa 
poco.  
La qualità del cibo deve essere strettamente correlata alla nutrizione, alla 
buona nutrizione per sapore e qualità nutritive; pulito in quanto prodotto in 
modo salubre e sostenibile. 
Logica è di conseguenza il giusto prezzo, tale da assicurare al produttore una 
remunerazione equa e far pagare al consumatore un prezzo adeguato ai sacrifici 
sostenuti per coltivarlo. 
 
Sta a noi impegnarci, crederci, programmare e sviluppare tale concetto. 
Il Molise ci ringrazierà. 
 
Si conclude con una frase del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach: "L'uomo è ciò 
che mangia". 
 
Termoli, 22 febbraio 2016
               
              
  
              
              
                 
                
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