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                  |  | 18/7/2016 |  
                  |  | Montemitro |  
                  |  | Diocesi Termoli-Larino |  
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                  |  | 1290 |  
 24 luglio, inaugurazione del museo parrocchiale di Montemitro 
 
                In occasione dell'Inaugurazione del Museo parrocchiale, il Parroco di 
Montemitro, Don Angelo Gabriele Giorgetta, ha inviato alla Diocesi di 
Termoli-Larino, oltre al depliant del Museo, anche notizie della "Terra di 
Montemitro", che riportiamo di seguito.
 MUNDIMITAR / MONTEMITRO
 Nel Molise ci sono paesi in grado di portarci oltre il tempo e lo spazio … Con 
il proprio specifico “Na-Našo ” - antica lingua di origine slava – Montemitro, 
San Felice del Molise e Acquaviva Collecroce, sono tre piccole minoranze 
linguistiche a pochi chilometri dalla costa Adriatica.
 Passeggiando tra i caratteristici vicoletti di Montemitro, si ha la percezione 
di non trovarsi in Italia: ancora riecheggiano suoni slavi lontani. Si parla il 
“ Na-Našo ”, che letteralmente vuol dire “a modo nostro ” /“Mi govoremo na našo 
– Noi parliamo a modo nostro”/. Una definizione che racchiude il senso profondo 
di questa lingua viva e resistente, portata in Molise fin dall ’inizio del 1500 
dai profughi slavi in fuga dall’invasione turca nei Balcani.
 Nel corso dei secoli il “ Na-našo ” si è evoluto sotto l ’influsso del dialetto 
molisano, riuscendo a non estinguersi e diventando così la lingua identificativa 
della comunità di Montemitro. Ad oggi è ancora la lingua maggiormente utilizzata 
nei rapporti familiari e nelle relazioni interpersonali e si distingue per 
differenti sfumature dalla lingua parlata negli altri due comuni.
 Montemitro si trova a 508 metri s.l.m., su una collina che, a mo ’ di terrazza, 
regala una splendida vista sulla vallata del Trigno: l’orizzonte si perde verso 
la provincia di isernia, il promontorio della Maiella e il mare Adriatico! Le 
case del paese si raggruppano attorno alla collina, circondata da una rigogliosa 
vegetazione. Le strade del paese sembrano convergere tutte verso la parte piĂą 
alta dell ’abitato ,il centro storico, dove vi è una piccola piazzetta, e la 
chiesa parrocchiale.
 Montemitro esisteva già prima dell’ arrivo delle popolazioni croate. Il vescovo 
Giannelli (1713- 1768) così scrive:
 : All ’inizio del ’XI sec. d.C., su riferimento di Leone Ostiense, un certo 
signor Benedetto insieme a sua moglie Marenda del castello di Monte Matulo, fece 
un lascito di circa 90 ettari a questo monastero della chiesa di San Giovanni 
che è situata ai confini dello stesso castello presso il fiume Trigno, dove fu 
edificata la stessa chiesa con le altre cose riguardanti la chiesa stessa. Il 
Castello, che qui si chiama Monte Matulo, suppongo sia lo stesso di questo 
chiamato adesso Montemitro, per esserci tra Mitro e Matulo una piccola 
differenza; e non essendoci un altro luogo lungo il Trigno che abbia una 
denominazione simile, con il trascorrere del tempo e con la variazione degli 
abitanti, ha sicuramente subito dei mutamenti. Un altro documento che testimonia 
l’antica presenza di Montemitro è la concessione del feudo (1276) a Gentile 
della Porta, figlio del Signore di Palata, al quale seguirono: Arancario, Capano, 
Del Balzo, Valgnarnea, Arnone, Della Porta, Garofalo, Del Rossi, Minutolo, 
Marmile, Del Vicario e Carafa. Dal secolo XV alla eversione della feudalitĂ  ebbe 
in comune con Montefalcone le vicende e i titolari feudatari. Coppola dei Duchi 
di Canzano fu l’ultimo feudatario e tenne Montemitro fino al 1806.
 Anche il nome del paese è frutto di una evoluzione linguistica secolare: da 
Monte Matulo (XI sec.) a Montis Mituli, da Mons Mitulus a Montis Mituli, da 
Montis Mintuli a Montis Mileti, da Santa Lucia di Monte Mitulo a Monte Mirto, da 
Montemitolo a Monte Mitolo (1702), infine da Casale di Montemitro a 
semplicemente Montemitro (in “ Na-Našo ” Mundmitar), diventato comune 
ufficialmente autonomo da San Felice del Molise il giorno 8 marzo 1902, quando 
entrò in vigore la legge del 29 dicembre 1901. Comune che il 10 agosto 1908 
arriverĂ  a 1025 ab.
 Montemitro & Santa Lucia.
 Il forte legame della comunità di Montemitro è sia con la vecchia madre-lingua, 
sia con la devozione dei suoi abitanti per Santa Lucia, patrona del paese.
 Tutto ebbe inizio con l'invasione della penisola Balcanica da parte degli 
Ottomani nel XVI secolo.
 Migliaia di profughi, per salvare la propria vita e la propria fede, dalle coste 
dalmate salparono alla volta delle coste italiane.
 I territori del Molise, precedentemente colpiti da un grande terremoto (1456) e 
da una terribile peste (1495), necessitavano di manodopera. Rimasti quasi 
disabitati, i paesi si ripopolarono proprio grazie ai profughi slavi, i quali, 
sbarcati dalle galee veneziane nelle foci dei fiumi Sinello, Trigno e Biferno, 
furono assegnati al territorio di Montenero di Bisaccia e piĂą precisamente 
raggruppati a Montelateglia (l’antico “Mons Itiliens” ora colle del cimitero di 
Tavenna - CB), dove si sentivano molto a disagio.
 I feudatari Girolamo Carafa ed altri vollero ripopolare i paesi e chiesero 
coloni slavi a Montenero. I primi capitolati furono redatti nel 1509 e gli slavi 
partirono per Mafalda, Tavenna, Palata, Acquaviva, San Felice, Montemitro, S. 
Biase, ecc… (1509-1555).
 Da ciò che scrive Tommaso Giannelli, intorno al 1520 alcuni coloni slavi, da San 
Felice si sono insediati nella Terra di Montemitro e da ciò che dice la 
tradizione orale, portarono con sé una piccola statua lignea di Santa Lucia. Il 
loro primo insediamento avvenne in una zona tuttora denominata “Selo ” (paese).
 Vi costruirono una chiesetta dedicata alla Santa, oggi comunemente chiamata 
"Cappella di Santa Lucia" in localitĂ  "Fonte Grande", a circa 3 Km dal paese.
 Molto probabilmente, a causa di smottamenti, dal 1702 la colonia slava di "Santa 
Lucia" inizia a trasferirsi sull’attuale colle roccioso di Montemitro. Così si 
esprime il poeta locale Mario Ugo Giorgetta: “Za te počet su iskal tvrdo – ter 
su zabral ovi lipi brdo”. “Per edificarti hanno cercato la roccia – per questo 
hanno scelto questo bel colle” (incisione su metallo collocata nella piazzetta a 
ridosso della chiesa parrocchiale).
 Le tracce del vecchio insediamento restarono così, nella nomenclatura del 
territorio, nel sito dell’ attuale Cappella, ma soprattutto nella tradizione 
orale della popolazione.
 Intorno al 1930, ad un sordomuto di Montemitro appare la Santa che desidera la 
ricostruzione della propria "dimora". Con l'inizio dei lavori nel 1932 e con i 
restauri successivi vengono alla luce le fondamenta della vecchia chiesetta e 
parte di un cimitero. Attualmente, la festa di Santa Lucia, oltre al 13 
dicembre, viene celebrata nella prima domenica dopo Pasqua e nei venerdì del 
mese di maggio, in modo particolare l'ultimo (festa patronale), per ricordare 
l'arrivo degli antichi slavi, secondo la tradizione, proprio in un venerdì del 
mese di maggio. La prima domenica dopo Pasqua è la cosiddetta “Festa della 
Cappella”, caratterizzata da una processione che parte dalla Chiesa Madre e 
arriva alla Cappellina della Santa. Una volta sul posto, dopo aver fatto i 
tradizionali tre giri intorno alla chiesetta, viene celebrata la S. Messa. Segue 
il Pic-nic generale, durante il quale si fa l’asta dei dolci che ogni famiglia 
del paese ha preparato con cura.
 Al termine di tutto, la processione riparte per il paese, sempre dopo aver fatto 
i suddetti tre giri.
 La Chiesa parrocchiale
 Fatta edificare da don Lorenzo Giorgetta agli inizi del 1700, presenta due 
portali in pietra di notevole pregio artistico e storico.
 Il portale laterale in corso Santa Lucia, di stile gotico del 1300-1309, fu 
trasportato dalla vecchia chiesa benedettina (citata dal vescovo Giannelli). Da 
tale ingresso si accede in un piccolo museo, con epigrafi, quadri, ecc. in cui 
abbiamo la testimonianza della ormai scomparsa chiesa sita presso largo 
Sant’Angelo del 1770 e dell’estinta presenza benedettina, per la quale deve 
leggersi: (Maltrius IItiliens Dono fecit hoc opus Anno Domini 1314 (Malterio 
Itiliense in dono fece quest’opera nell’anno del Signore 1314).
 Questo ingresso è caratterizzato dalla porta in legno a mo’ di “trittico 
chinante” (vedi foto) attraverso la quale anche il vescovo e il feudatario si 
dovevano chinare. Il portale principale (vedi copertina) è caratterizzato da un 
“Pecten” al centro dell ’architrave ed è di epoca barocca della seconda metà del 
1700 (stesso periodo si pensa sia il campanile)
 L’interno della Chiesa si presenta ornato da nicchie con statue di pregevole 
fattura e da una opera pittorica molto importante: una tela raffigurante Santa 
Lucia di scuola napoletana del 1600, attribuibile ad Andrea Vaccaro, che 
reinterpreta in maniera classicistica il naturalismo di Caravaggio.
 (AD 2016 - Il Parroco)
 
 
 
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