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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 26/10/2010 ● Click 1632

PD, terzo polo e oltre, necessità di una reciproca evoluzione [II parte]


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

PD, terzo polo e oltre, necessità di una reciproca evoluzione [I parte]

[II parte] (...) Che non ci sia da perdere altro tempo lo afferma anche Pier Ferdinando Casini, leader Udc, il quale ha messo in preallarme i suoi: ”La situazione è più grave di quanto si pensi, alcuni amici ex Dc sono pronti a votare un altro governo”. L’offensiva di Fli sul territorio aggrava le guerre all’interno del Pdl che in molti casi è allo sbando. Al Nord c’è la pressione della Lega, ma è al Centro-Sud che sembra in serie difficoltà. Fli gioca una parte importante, fungendo da calamita per tutti i delusi.
Ciò detto, va altresì sottolineata l’esigenza di approvare una nuova legge elettorale. La mancanza di qualità di un ceto politico ha contribuito a sviluppare l’illusione che certe leggi elettorali potessero da sole generare il mondo nuovo di stile anglo-sassone. Casini lancia strali contro il premio di maggioranza che “crea il paradosso che chi ha il 35 per cento può avere il 55 per cento dei seggi alla Camera, una cosa abnorme che non stabilizza la politica”. A tal riguardo si è dimenticata la lezione del politologo Lijphart secondo cui i sistemi maggioritari sono propri di società culturalmente e sociologicamente omogenee, mentre per le società frammentate come quella italiana funzionano solo i sistemi proporzionali.
Si consideri inoltre il permanere di una politica vecchia che qui da noi non ha cambiato un protagonista negli ultimi sedici anni, mentre l’Europa democratica ha mandato a casa Kohl, Blair, Aznar. Occorre quindi spezzare la rigidità del sistema riaprendo la politica a un pluralismo nuovo. Il Pd propone un patto sociale per affrontare l’emergenza-lavoro auspicando una ricomposizione dell’unità tra Cgl, Cisl e Uil. L’attuale leader Bersani sostiene peraltro che il suo partito non debba schierarsi nei confronti sindacali e non debba avere una linea opportunista, avendo il partito un compito diverso da quello di aderire o meno a manifestazioni sindacali. Occore in sostanza un progetto sul quale aprire un percorso di confronto coinvolgendo le forze del lavoro e anche quelle delle imprese. “Le tensioni sindacali – sostiene Bersani - rischiano di diventare tensioni tra lavoratori… in questo momento serve senso di responsabilità. (…) C’è un’ideologia berlusconian-tremontian-sacconiana per cui, di fronte all’emergenza della globalizzazione e del lavoro, non si può fare niente. Noi abbiamo un’altra idea. Serve un nuovo ‘patto sociale’…Tutti sanno che la globalizzazione richiede uno sforzo. Per spostare il confronto sul livello aziendale, bisogna pure porre il problema delle regole della rappresentanza. Cioè di una democrazia più compiuta sui luoghi di lavoro. Avremo inoltre bisogno di una nuova legislazione sul lavoro (…). Bisogna poi mettere il patto sociale dentro una politica economica industriale fatta di riforme a cominciare da quella fiscale”. Casini, da parte sua, deve dire quale politica occorra per chi a piazza San Giovanni si è recato per difendere la sicurezza della propria famiglia. Vendola ha parlato di voler convergere in un ‘disegno di salvezza del Paese’.
Una cosa è certa: senza Pd non c’è possibilità di alternativa al berlusconismo. Ne prendano piena consapevolezza Casini, Rutelli e altri potenziali componenti del terzo polo. Il Pd deve confermare di essere un partito autenticamente di centrosinistra, senza alcuna riproposizione di esperienze del passato. Il pluralismo culturale interno deve essere un ingrediente essenziale del Pd. Del resto, con la recente lettera del segretario Pierluigi Bersani a Enzo Bianco viene riconosciuta l’identità dell’associazione ‘Liberal’. Un importante riconoscimento al contributo che la cultura liberaldemocratica e riformista, in tutte le sue articolazioni (liberale, repubblicana, azionista, liberal socialista, cattolico-liberale) ha dato alla crescita del paese, e oggi continua a dare all’interno del Partito democratico. In conclusione, personalmente auspico un’alleanza politica e programmatica – sulla base dei nostri valori costituzionali (o del “patriottismo costituzionale” secondo la definizione del filosofo Habermas) – fra terzo polo (Casini-Rutelli-Lombardo), Idv e Pd, allargato alla formazione di Vendola (interlocutore importante sulle regole; attendiamo tuttavia il prossimo congresso per conoscere la piattaforma programmatica del suo movimento rispetto alle posizioni della sinistra europea). Per quanto riguarda Fini e Fli, al momento il nostro è un giudizio sospensivo: molto dipenderà da loro. Certo, occorrono alleanze larghe e programmi condivisi perché non conterà la distinzione destra/sinistra quando il problema sarà rimettere insieme i cocci di tutto il paese dopo il collasso berlusconiano.


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