BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


2/12/2016 ● Politica

La sovranità popolare: un reame senza corona


  Arcangelo Pretore ● 1451


Il re è nudo ,disse disincantato il bambino guardando il suo sovrano spoglio dei suoi vestiti regali ; né nudo , né vestito, direbbe l’arguto contadino Bertoldo : “vestito” , si fa per dire, con una rete . Il re di cui qui si parla è lo Stato, erede moderno dei regni del passato . Pare questa oggi, più o meno, la situazione della Sovranità popolare in Italia , ma è similare la condizione del potere Sovrano anche negli altri Stati-nazione con i quali il nostro Paese condivide un similare grado di sviluppo. Uno dei principi su cui si fonda lo Stato è per l’appunto quello della Sovranità , che appartiene al popolo ; gli altri due sono: la territorialità nazionale dello Stato ; la separazione tra attività politica generale e attività economica individuale . la Sovranità si configura, anche per una questione di praticabilità , come una Sovranità del popolo delegata , mediata nella sua espressione da Sistemi elettorali che la rispecchiano ciascuno con il maggior grado possibile di approssimazione , rispetto ad una utopica , impossibile, assemblea di tutti i cittadini . Ma , sia per una questione intrinsecamente costitutiva inerente la ripartizione dei poteri all’interno dello Stato ( potere Legislativo, Esecutivo, Giudiziario) , sia per l’evidente disaffezione dei cittadini , che in numero sempre crescente si astengono dal votare, la Sovranità popolare è oggi notevolmente deperita. Perché affermo che la Costituzione in sé ha una intrinseca carenza di rappresentatività della volontà popolare ? Per dare una risposta alla domanda basti pensare alla canonica tripartizione dei poteri dello Stato e nello specifico si consideri il Potere giudiziario di cui è diretta manifestazione applicativa l’attività della Magistratura : un necessario, potente ,organo di controllo dello Stato che, purtroppo, sempre più spesso si vede costretto a svolgere un’azione di supplenza rispetto alla politica mettendo delle “ pezze giudiziarie” ( vedi le ultime indagini avviate sulla raccolta delle firme per le candidature in Sicilia e altrove ) in ambiti di valutazione di pertinenza delle forze politiche , cui spetta di dovere il compito di preselezione dell’ affollata “ precamera” di aspiranti politici , che qualora i partiti, il movimento … se ne assumessero l’onere ( come in passato hanno fatto i grandi partiti storici con le “Scuole Quadri” ) formerebbe candidati con un’adeguata , rispondente preparazione politica e forse anche con una specchiata dirittura etica e morale , e non” politici improvvisati ” , spesso forti solo di un “ego al quadrato “ che con sempre più audacia si propongono per la gestione della cosa pubblica . Ebbene, la Magistratura non viene eletta , ma rappresenta una potente casta professionalizzata i cui appartenenti “impiegati” dello Stato esercitano le loro funzioni nel corso di tutta la loro vita lavorativa, senza essere legittimati da un voto popolare ( come invece avviene per potere legislativo e per l’esecutivo). Il secondo punto della nota introduttiva : la disaffezione al voto dei cittadini elettori , in parte spiega l’attuale scollamento tra Stato e Società civile e, rappresenta forse l’aspetto più dolente poiché attiene all’espressione della volontà popolare nell’esercizio dei diritti politici: un dovere che l’elettorato ,vigente oggi il suffragio universale ( suffragio per nulla scontato meno di un settantennio fa ) pur potendo esprimere il voto in una consultazione , spesso contrariato , se ne astiene e, semplicemente non va a votare. Le ultime elezioni politiche del febbraio 2013 hanno fatto registrare una disaffezione al voto rilevante , pari all’incirca del 25% ( il 5% in più rispetto a quelle del 2008) degli aventi diritto . Qualche anno fa mi è capitato di leggere un illuminante libretto in merito “ Ascoltare il dissenso” di Ester Tanasso e Alessandro Tessari , quest’ultimo , già parlamentare . Niente di nuovo , poiché il problema delle schede bianche e dell’astensione è ricorrente ad ogni votazione o referendum . Gli autori , con un certo acume proponevano , di lasciare in Parlamento degli scranni vuoti, in proporzione alla quota di schede bianche scrutinate ( il popolo delle schede bianche rappresenta pur sempre un elettorato attivo) ed estremizzando, si potrebbe anche estendere l’idea ad una consistente fetta della rilevante quota delle astensioni , di modo che gli eletti viciniori degli scranni vuoti avessero sempre a monito durante l’esercizio delle loro funzioni d’aula quella muta, assente Sovranità mancante , e imparassero così a tener conto , nonché, ad “ascoltare il dissenso” . Capisco che scrivendo ciò ho messo il dito nella piaga; infatti ho scritto “ in proporzione” perché oggi, ciò che si configura con la legge elettorale dell’Italicum , ancora da riprendere dopo il 4 dicembre, a referendum concluso, continuerà a scavare un solco sempre più profondo tra società civile e rappresentanza politica della stessa società . L’italicum ; la legge elettorale del luglio 2016 è un sistema elettorale proporzionale solo di principio , poiché prevede un premio di maggioranza senza o con doppio turno e pertanto non rispecchia il rapporto aritmetico tra elettori ed eletti , bensì gratifica la lista che supera il 40% dei voti con il 54% dei seggi in Parlamento e, qualora la lista non superi il 40% dei consensi è previsto il ballottaggio tra le due liste delle tre che presumibilmente si presenteranno in Italia ( Centro .sinistra , Centro destra, e Pentastellati) che abbiano riportato il maggior numero di consensi . Prevedibilmente , poiché le tre formazioni sono pressoché equivalenti nell’attribuzione del consenso elettorale, è prefigurabile un circa 26% di consensi per ogni lista . Ciò significa che le due liste che si contendono il successo elettorale nel ballottaggio ,che fruiranno dei voti riluttanti della terza lista perdente , ma che “obtorto collo” o turandosi il naso , per la gran parte convergeranno sulle due liste rimaste in campo , delle quali , quella vincente , infine , pure fruirà del premio di maggioranza ( se non erro) recuperando in seconda istanza ciò che gli elettori non gli hanno negato al primo turno. Presumibilmente questo sarà lo scenario che si prefigurerà alle prossime politiche , ciò dopo aver sbloccato le modalità di designazione o di voto dei nuovi senatori della Repubblica . Ma, non solo a casa nostra , anche negli Stati Uniti la democrazia parlamentare , almeno nell’articolazione del suo sistema elettorale non sta meglio, in termini di rappresentatività reale del consenso . Per rendersene conto basta ritornare alla recente imprevista svolta alla Casa Bianca, della cui intrinseca contraddizione nella modalità di ripartizione dei voti espressi argomenterò di seguito, ( modalità che fa torto persino alle proiezioni statistiche preelettorali; statistica che pure è una scienza matematica ! ) .Una consultazione, quella statunitense , che com’è noto ha visto Donald Trump vincere le elezioni , che lascia quantomeno qualche perplessità circa il modo in cui oggi si coniuga la democrazia elettorale ( lascerebbe certamente più di qualche dubbio anche in Alexis de Tocqueville ,l’economista classico che soggiornò a lungo in America per studiarne la democrazia) . Di fatto con il sistema elettorale con cui si è votato Hillary Clinton ha avuto 59.733.960 milioni di voti ,pari al 47.7% ,mentre Donald Trump 59.514.846 ovvero il 47.5% ( fonte il Sole 24 ore) Tuttavia , in ragione del criteri odi ripartizione tra gli Stati dei Grandi elettori la tornata è finita con 279 Grandi elettori attribuiti a Donald Trump, contro i 228 assegnati a Hillary Clinton .In definitiva ha perso chi in termini di voti attribuiti ha vinto! prendendo più voti materiali , rispetto all’artificiosità della loro ridistribuzione nel conteggio interno agli Stati. Non solo, sommando i milioni di voti espressi si è perfino sotto quel fatidico 50 % più uno che dovrebbe sostenere un qualsivoglia ordinamento che possa dirsi rappresentativo ( gli Usa ospitano una popolazione di 260 milioni di abitanti circa, ) . Comprendo che citando il Sistema elettorale americano e il neovigente Italicum ho messo il dito nella piaga , rimettendo in ballo la proporzionalità tra votanti e rappresentanza politica. In Italia nell’attuale tripartizione dello scenario politico ; tenendo conto della crescente fisiologica soglia di astensione oggi ferma al 25% , è verosimile che possa governare una lista che nell’espressione della volontà popolare non arriverà ad ottenere più del 26-28% dei consensi .Il proporzionale a premio si configura come un’evidente moltiplicazione artificiosa ed artificiale delle volontà individuali che hanno espresso la loro volontà politica per la formazione vincente . Viene da chiedersi, a questo punto : cos’è che non funziona nel nostro Sistema di gestione politica dello Stato ,? Cos’è che ha fatto così deperire la politica, ancorché la partecipazione attiva dei cittadini alla politica? . Le risposte non sono facili, e purtroppo sono molteplici. Ne evidenzio una che attiene all’evidente ingarbugliamento e burocratizzazione della politica stessa che invece di chiarificare e rendere, semplici i processi di auto aggregazione e rappresentazione dei diversi comparti dello Stato , rendendoli il più possibile razionali , anche attraverso il più “naturale” sistema elettorale proporzionale (se puro direttamente proporzionato nel numero degli eletti alla massa dei votanti) , la cui aritmetica , in passato è stata mitigata dalle soglie di sbarramento per renderlo praticabile nella sua trasposizione rappresentativa degli eletti . Purtroppo l”ingegneria dello Stato che inevitabilmente al suo interno annovera i Sistemi elettorali non si è affinata inventandosi architetture istituzionali più consone al tempo storico che viviamo come in parallelo è accaduto con le innovazioni indotte dalle scienze positive e della tecnica fattori che oggi sostengono l’economia reale ( che in alcuni comparti produttivi viaggia sul filo della precisione nanometrica) , ma giocherellona, si attarda a proporre una gara politica a premio ( quello di maggioranza) del tipo : di primo acchito alle elezioni prendi il 26 % dei voti ( ciò risulterebbe all’incirca dalla media della tripartizione politica nazionale ) , ma complice l’artificiosa maggiorazione percentuale dell’eventuale ballottaggio, ne guadagni il doppio o più , ovvero il 54 % , con il premio di maggioranza ; tutto ciò sacrificato all’altare della nuova metafisica , non del governo certo, ma della governabilità a venire ( da sempre incerta).

Arcangelo Pretore, 2 dicembre 2016


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