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		13/11/2017 ● Cultura
È politicamente (s)corretto
 Lucia Lamanda ● 1422
  Lucia Lamanda ● 1422 
        
        Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il 
tuo diritto a dirlo.
(Attribuito a Voltaire)
Anni fa (in un tempo neppure così tanto lontano), la "fede politica" di ognuno 
di noi era una questione meramente personale, a volte persino tramandata da 
generazioni.
È incontrovertibile che la famiglia di origine, avesse un ruolo fondamentale su 
tale eredità politica. Approssimativamente la categoria lavorativa di 
appartenenza e la famiglia di provenienza , distinguevano nettamente i votanti. 
È pur vero che ai tempi era più semplice scegliere la linea politica da seguire. 
Due, massimo tre le opzioni di scelta (tutto il resto, "sfumature").Ma la 
cultura e la società sono dinamiche, per cui inclini ad un repentino e ciclico 
cambiamento il quale coinvolge e stravolge inevitabilmente, anche la vita 
politica individuale e /o collettiva.
Ma ciò che non avrebbe mai dovuto intaccare era ed è, il rispetto reciproco che 
contraddistingue i "vecchi" votanti dalla nuova generazione.
Termini offensivi, umilianti e pedanti di nessun genere, appartengono (nè mai 
apparterranno) al linguaggio di una generazione abituata a rispettare il 
prossimo rispecchiando se stesso nell'altro.
Le divergenze di opinioni, seppure espresse in un linguaggio "forbitamente 
colorito" non erano mai intese a ledere la dignità dell'altro, anche avversario 
politico.
Parole come verme, vigliacco, sporco "fratello" o "compagno di partito" non 
fanno parte di chi ancora utilizza quel vecchio e SACRO dizionario, 
semplicemente perché educati a discernere la persona dall'elettore.
Bisognerebbe perciò, ripercorrere un processo inverso di evoluzione e tornare ad 
una formazione, intensiva, alla considerazione del pensiero altrui e di 
educazione civica, altro danno della riforma scolastica che  ha abolito lo 
studio di tale materia.
È vergognoso ed indecoroso, da parte di tutti, esprimere e "postare" il proprio 
dissenso offendendo, oltretutto volgarmente, il pensiero e le scelte di altri . 
È democratico e costruttivo invece, farlo semplicemente, intelligentemente, 
magari evidenziando correttamente ciò che potrebbe spingere l'interlocutore a 
decidere di rivedere il proprio punto di vista. Ma, va ricordato che in Italia, 
vige purtroppo ed indissolubilmente, il concetto del "do ut des".
 
