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		21/11/2017 ● Cultura
Plutarco, la ‘buona’ politica e l’identità della Sinistra
 Pietro Di Tomaso ● 1420
  Pietro Di Tomaso ● 1420 
        
        Plutarco è stato un biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco antico, 
vissuto sotto l’impero Romano. Studiò ad Atene e fu fortemente influenzato dalla 
filosofia di Platone. La sua opera più famosa è costituita dalle ‘Vite parallere’, 
biografie dei più famosi personaggi della classicità greco-romana (cfr. 
Wiyipedia).
Come ha scritto Carlo Franco (il Manifesto, 19.11.2017) Plutarco aveva certe sue 
idee sulla ‘buona’ politica, e arrivava persino a scrivere frasi forti come 
questa: <<il regime politico che sistematicamente scarica i vecchi, finisce 
inevitabilmente per riempirsi di giovani assetati di fama e di potere, ma 
digiuni d’intelligenza politica: e dove l’acquisiranno del resto, se non 
potranno farsi discepoli o spettatori d’un vecchio che governa?>>. Tranquilli. 
Parlava in astratto. Non alludeva a particolari esponenti politici italiani.
<<L’eguaglianza e la giustizia sociale – sottolinea la professoressa Nadia 
Urbinati – sono state sempre le gambe e le antenne della sinistra. La sinistra 
democratica è pragmatica. E lo è perché adotta quei due principi come sue linee 
guide, e ragione”come se” la società che vuole debba essere giusta e solidale. 
Se vogliamo che la nostra società sia inclusiva e i cittadini abbiano eguale 
dignità dobbiamo volere una scuola pubblica che sia tale; e dobbiamo volere che 
sia buona per tutti i ragazzi e le ragazze, aperta e inclusiva a sua volta. La 
scuola pubblica è fondamentale per la democrazia, che non è governo dei 
sapienti, ma deve rendere i suoi cittadini alfabetizzati e acculturati, per il 
loro bene e quello di tutti(…). Non è accettabile che una sinistra si arrenda al 
dio mammone e privatizzi progressivamente la sanità – con danni irreparabili, 
anche in termini di costi. E di qualità, perché basta andare negli Stati Uniti 
per comprendere il disastro della sanità privata… La personalizzazione della 
politica può far bene alla destra; fa malissimo alla sinistra (e forse, tra i 
problemi del Pd vi è proprio il suo statuto), che deve riuscire a conciliare la 
partecipazione con la delega, la leadership con il collettivo>>. Insomma “la 
sinistra che forma opinione deve prendere un cammino diverso, e ricostruire la 
sua cultura politica attraverso l’incontro delle persone, in luoghi materiali e 
veri”.
La sinistra deve ritrovare il suo popolo. Ecco alcune indicazioni del filosofo 
Salvatore Veca in risposta a precise domande: Le categorie destra e sinistra 
hanno ancora senso? Risposta: <<Non mi sembra che Donald Trump sia di sinistra. 
Bernie Sanders, invece, lo è. Per queste ragioni elementari sono tuttora 
convinto che la distinzione ereditata fra destra e sinistra abbia ancora un 
senso definito. Allo stato attuale, mi è difficile riconoscere quale sia la 
visione o la cultura politica del Pd. Posso solo dire che l’unica cultura 
politica coerente con il progetto originario del Pd dovrebbe prendere le mosse, 
con intelligenza, umiltà e serietà, dalla prospettiva del socialismo europeo. 
Abbiamo bisogno di lavorare a una concezione europea della giustizia sociale. 
Compito ineludibile tanto quanto, di questi tempi, maledettamente difficile. La 
varietà dei populismi è la risposta al deficit di una prospettiva credibile e 
coerente di una sinistra leale ai suoi fini e pragmatica nei mezzi per 
perseguirli. I populismi si alimentano della sfiducia nella capacità dei ceti 
politici di rispondere efficacemente alle sfide della globalizzazione e ai suoi 
effetti ambivalenti, alla sofferenza sociale evitabile, generata dalla crisi 
sistemica in cui siamo intrappolati. Il ritiro della fiducia si converte in 
apatia o indignazione. Agli eredi delle grandi tradizioni del socialismo 
europeo, dalle nostre parti, suggerirei: ancora uno sforzo!
