Aggiornato:
1/4/2018 ● Caro Direttore
Il senso di comunità politica
Caro Direttore,
il risultato elettorale delle politiche ci dice che Guglionesi è stato
conquistato dal M5S ed, in misura minore , dal leghismo rovesciato ( il
sovranismo) che si somma a ciò che resta del berlusconismo.
51 % - MOVIMENTO CINQUE STELLE
27 % - DESTRA
22% - SINISTRA
Il PD è il grande sconfitto. Ma tale sconfitta, ed è la cosa che più deve far
riflettere, ha trascinato con sé la crisi del tradizionale bipolarismo che ha
caratterizzato la dialettica politica, anche a Guglionesi, negli ultimi decenni,
in linea con gli equilibri politici nazionali.
Ed allora la domanda è: come è possibile tale distacco e disincanto verso
i partiti del centro sinistra che pure hanno governato nella passata
legislatura?
Eppure gli ultimi governi hanno messo a disposizione una batteria significativa
di strumenti e misure: patti per il sud,zone economiche speciali,incentivi
‘resto al sud’, credito d’imposta diretti al sostegno ed alla crescita
incentivando le imprese ad investire in aree (presenti in maniera massiccia al
sud) non infrastrutturate dove costa di più ed è più rischioso fare
investimenti.
Ma tali politiche, a fronte dei risultati, si sono rivelate ‘semplici
tamponamenti’. Incapaci, cioè, di generare processi virtuosi che aiutassero i
territori delle aree collinari e montane del Molise( e del resto del sud) ad
uscire dalla propria condizione di sottoutilizzazione o di sottosviluppo. Dentro
questo scenario generale c’è anche la vicenda di Guglionesi.
In altri termini: una politica che distribuiva risorse ma, nel contempo, si
rivelava incapace di risolvere i problemi strutturali che da sempre investono le
aree più arretrate dove più grave è la emergenza sociale della disoccupazione
giovanile.
Cosa non ha funzionato?
A mio avviso all’origine c’è il mancato rinnovamento della classe dirigente
locale( attardata sulle politiche di intervento dello Stato) e del modello di
governance.
Esso è il lascito del vuoto generato dalla crisi dei partiti di massa è dalla
mancanza di meccanismi diselezione ‘politica’ delle classi dirigenti. In questo
modoè giunto alle responsabilità di governo un personale politico ‘nuovo’ ma con
scarse competenze e zero spirito di servizio. Senza nulla sapere dei meccanismi
del potere pubblico. Con scarse conoscenze del territorio e dei problemi. Un
personale che ha mostrato di ignorare la vita reale delle persone.
Personale nuovo che invece di misurarsi con problemi reali e drammatici
(spopolamento e desertificazione sociale, disoccupazione giovanile,
peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, rarefazione delle
attività economiche) ha preferito il racconto e l’immagine ( il marciapiede
rifatto, la segnaletica, intervento su qualche frana, qualche borsa lavoro,
ecc). Insomma la politica ridotta a ‘réclame’ o a storytelling.
Nel frattempo i giovani, le famiglie, le comunità sono state abbandonate alle
‘sorti magnifiche e progressive del mercato’ senza che nessuno mettesse in campo
misure di tutela e protezione sociale. Da qui un distacco crescente ed una
incomunicabilità irreparabile tra classe politica e società che si è trasformata
in rabbia e rancore crescente. Un grido di dolore che nel volgere di qualche
anno si è trasformata in forza travolgente contro il sistema ed i sofismi di
coloro che hanno gestito.
La sinistra non ha saputo distinguersi mettendo in campo azioni capaci di far
vivere le parole come: opportunità , uguaglianza, solidarietà , ecc nel contesto
globalizzato. Risposte oggettivamente difficili, ma che in buona sostanza sono
state eluse dalle scorciatoie dei ‘cartelli maggioritari’ incolori ed insapori,
per vincere. Se questi sono gli ingredienti della politica della sinistra (non
solo renziana!) non deve stupire il risultato: un PD stritolato sotto la
tenaglia delle destre e del M5S . I quali oltre all’ammantata purezza hanno
messo in campo misure assistenzialistiche per i molti senza lavoro: il reddito
di cittadinanza.
I compiti attuali del riformismo.
Adesso la situazione per le forze del riformismo è difficilissima. I riformisti
dovranno ritrovare la strada maestra di una rinnovata rappresentanza delle
vittime della crisi (giovani disoccupati, ceto medio impoverito, piccole e medie
imprese soffocate dalle tante diseconomie) che da soli costituiscono un blocco
sociale maggioritario.
Occorrerà , allora farsi carico di ridare voce a coloro che chiedono un
cambiamento profondo nel modo di concepire l’azione di governo. Ricostruendo una
politica che si pone al servizio dell’allargamento di diritti reali di
cittadinanza evitando le ‘semplificazioni’ del credo neo-liberista.
Superando vecchie e trite incrostazioni ideologiche occorre ripartire dal rinato
interesse per il territorio e la sua tutela come base di un localismo virtuoso
che individua soluzioni e si unisce su di esse. E le attua attraverso un nuovo
rapporto tra cittadinanza attiva e poteri locali, tra governement e governance
utilizzando i saperi e le competenze migliori di cui la comunità dispone.
Su queste basi ri-costruire il senso di comunità politica ripartendo dalla
prossimità e dalla vicinanza relazionale ed una nuova classe dirigente adeguata
a gestire.
Per questo i riformisti devono rivolgersi a tutte le forze, associazioni e
persone che, al di là delle idee ed orientamenti, sono accomunati dal desiderio
di coltivare le virtù civili ed il bene comune. Ed unirsi per ridare fiducia ai
cittadini che non hanno perso la speranza che è possibile far rialzare la testa
a Guglionesi, rinunciando alle scorciatoie populiste e sovraniste, rendendola
una terra ospitale ed inclusiva soprattutto per chi ha deciso di viverci.