BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


1/4/2018 ● Caro Direttore

Il senso di comunità politica


  Cloridano Bellocchio ● 1758


Caro Direttore,
il risultato elettorale delle politiche ci dice che Guglionesi è stato conquistato dal M5S ed, in misura minore , dal leghismo rovesciato ( il sovranismo) che si somma a ciò che resta del berlusconismo.

51 % - MOVIMENTO CINQUE STELLE
27 % - DESTRA
22% - SINISTRA


Il PD è il grande sconfitto. Ma tale sconfitta, ed è la cosa che più deve far riflettere, ha trascinato con sé la crisi del tradizionale bipolarismo che ha caratterizzato la dialettica politica, anche a Guglionesi, negli ultimi decenni, in linea con gli equilibri politici nazionali.
Ed allora la domanda è: come è possibile tale distacco e disincanto verso i partiti del centro sinistra che pure hanno governato nella passata legislatura?

Eppure gli ultimi governi hanno messo a disposizione una batteria significativa di strumenti e misure: patti per il sud,zone economiche speciali,incentivi ‘resto al sud’, credito d’imposta diretti al sostegno ed alla crescita incentivando le imprese ad investire in aree (presenti in maniera massiccia al sud) non infrastrutturate dove costa di più ed è più rischioso fare investimenti.

Ma tali politiche, a fronte dei risultati, si sono rivelate ‘semplici tamponamenti’. Incapaci, cioè, di generare processi virtuosi che aiutassero i territori delle aree collinari e montane del Molise( e del resto del sud) ad uscire dalla propria condizione di sottoutilizzazione o di sottosviluppo. Dentro questo scenario generale c’è anche la vicenda di Guglionesi.
In altri termini: una politica che distribuiva risorse ma, nel contempo, si rivelava incapace di risolvere i problemi strutturali che da sempre investono le aree più arretrate dove più grave è la emergenza sociale della disoccupazione giovanile.

Cosa non ha funzionato?
A mio avviso all’origine c’è il mancato rinnovamento della classe dirigente locale( attardata sulle politiche di intervento dello Stato) e del modello di governance.
Esso è il lascito del vuoto generato dalla crisi dei partiti di massa è dalla mancanza di meccanismi diselezione ‘politica’ delle classi dirigenti. In questo modoè giunto alle responsabilità di governo un personale politico ‘nuovo’ ma con scarse competenze e zero spirito di servizio. Senza nulla sapere dei meccanismi del potere pubblico. Con scarse conoscenze del territorio e dei problemi. Un personale che ha mostrato di ignorare la vita reale delle persone.

Personale nuovo che invece di misurarsi con problemi reali e drammatici (spopolamento e desertificazione sociale, disoccupazione giovanile, peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, rarefazione delle attività economiche) ha preferito il racconto e l’immagine ( il marciapiede rifatto, la segnaletica, intervento su qualche frana, qualche borsa lavoro, ecc). Insomma la politica ridotta a ‘réclame’ o a storytelling.
Nel frattempo i giovani, le famiglie, le comunità sono state abbandonate alle ‘sorti magnifiche e progressive del mercato’ senza che nessuno mettesse in campo misure di tutela e protezione sociale. Da qui un distacco crescente ed una incomunicabilità irreparabile tra classe politica e società che si è trasformata in rabbia e rancore crescente. Un grido di dolore che nel volgere di qualche anno si è trasformata in forza travolgente contro il sistema ed i sofismi di coloro che hanno gestito.

La sinistra non ha saputo distinguersi mettendo in campo azioni capaci di far vivere le parole come: opportunità, uguaglianza, solidarietà, ecc nel contesto globalizzato. Risposte oggettivamente difficili, ma che in buona sostanza sono state eluse dalle scorciatoie dei ‘cartelli maggioritari’ incolori ed insapori, per vincere. Se questi sono gli ingredienti della politica della sinistra (non solo renziana!) non deve stupire il risultato: un PD stritolato sotto la tenaglia delle destre e del M5S . I quali oltre all’ammantata purezza hanno messo in campo misure assistenzialistiche per i molti senza lavoro: il reddito di cittadinanza.

I compiti attuali del riformismo.
Adesso la situazione per le forze del riformismo è difficilissima. I riformisti dovranno ritrovare la strada maestra di una rinnovata rappresentanza delle vittime della crisi (giovani disoccupati, ceto medio impoverito, piccole e medie imprese soffocate dalle tante diseconomie) che da soli costituiscono un blocco sociale maggioritario.
Occorrerà, allora farsi carico di ridare voce a coloro che chiedono un cambiamento profondo nel modo di concepire l’azione di governo. Ricostruendo una politica che si pone al servizio dell’allargamento di diritti reali di cittadinanza evitando le ‘semplificazioni’ del credo neo-liberista.

Superando vecchie e trite incrostazioni ideologiche occorre ripartire dal rinato interesse per il territorio e la sua tutela come base di un localismo virtuoso che individua soluzioni e si unisce su di esse. E le attua attraverso un nuovo rapporto tra cittadinanza attiva e poteri locali, tra governement e governance utilizzando i saperi e le competenze migliori di cui la comunità dispone.

Su queste basi ri-costruire il senso di comunità politica ripartendo dalla prossimità e dalla vicinanza relazionale ed una nuova classe dirigente adeguata a gestire.

Per questo i riformisti devono rivolgersi a tutte le forze, associazioni e persone che, al di là delle idee ed orientamenti, sono accomunati dal desiderio di coltivare le virtù civili ed il bene comune. Ed unirsi per ridare fiducia ai cittadini che non hanno perso la speranza che è possibile far rialzare la testa a Guglionesi, rinunciando alle scorciatoie populiste e sovraniste, rendendola una terra ospitale ed inclusiva soprattutto per chi ha deciso di viverci.


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