 
Aggiornato:
 
		1/7/2018 ● Cultura
Messaggio del Sindaco Mario Bellotti per la festa patronale di S. Adamo Abate 2018
 Mario Bellotti ● 2831
  Mario Bellotti ● 2831 
        
        Cari concittadini, Sua eccellenza, caro don Gianfranco, AutoritĂ  tutte
Le parole contenute in questo mio discorso augurale non potranno compiutamente 
dar conto della gioia e dell’orgoglio che provo in questo momento, sentimenti 
entrambi inesprimibili.
Posso solo immaginare che ciascuno di voi, in considerazione di quel groviglio 
di sensazioni, emozioni e passioni in cui si sostanzia l’”essere guglionesani”, 
identitĂ  collettiva aggiuntiva a quella individuale, nei miei panni avvertirebbe 
quel che avverto io in questo momento: presiedere in veste di sindaco alla 
celebrazione del Santo Patrono rappresenta il massimo privilegio per un 
guglionesano. E per questo privilegio, in questo fine giugno 2018, debbo 
ringraziare la cittadinanza per la recentissima investitura e, consentitemi 
l’amenità, anche le coincidenze astrali. Non vi fosse stata la concomitanza di 
due festivitĂ  non avrei potuto esercitare questa prerogativa, tenendo a 
battesimo l’inizio di mandato nel modo più augurale possibile. 
Ho utilizzato di proposito il termine “battesimo”. In fondo la festività 
patronale si sostanzia proprio nell’impegno rituale, che l’autorità civile e 
quella religiosa assumono, nel patrocinare la comunitĂ  guglionesana. 
Forse noi contemporanei non tributiamo la dovuta importanza a quello che è 
l’intimo significato della festa patronale, in cui la componente civile e 
religiosa sono tra loro complementari, compenetrata ciascuna nell’altra. Come il 
Santo Patrono accorda la sua protezione intercedendo verso quelle sfere così 
alte che sfuggono alla nostra comprensione, così il primo cittadino patrocina 
gli interessi della comunitĂ  che rappresenta.
E, vedete, da quando 25 anni fa si è istituita l’elezione diretta, “primo 
cittadino” non è una locuzione puramente descrittiva … si è davvero chiamati ad 
essere primi cittadini, e non per la solita facile retorica: si è chiamati 
davvero a rappresentare tutti, a prescindere dalla preferenza espressa. Badate 
bene, nel nostro ordinamento giuridico non esiste carica istituzionale che possa 
vantare un legame così forte e diretto con i propri rappresentati. 
Dunque oggi, in quella che è la ricorrenza più importante per il nostro paese, 
la cittadinanza intera rinnova il battesimo mediante cui a ciascuno viene dato 
di riconoscersi come appartenente alla comunitĂ  guglionesana. 
Oggi ricorre l’annuale occasione in cui ritualmente riallacciamo i fili della 
memoria e ricordiamo a noi stessi di avere qualcosa …, anzi molto, in comune: la 
storia, il dialetto, la cucina, i canti e le ballate popolari, il paesaggio 
modellato nei secoli, palazzi e chiese eretti col sudore dei nostri avi, e tutti 
quei valori che ci accomunano in un unico sentire e che sono entrati, col tempo, 
a far parte della nostra cultura. 
Ci riconosciamo tutti in quei valori che da secoli costituiscono quella trama 
invisibile che ci fa sentire parte di un qualcosa che ci trascende, che si 
alimenta del sentimento di appartenenza di ciascuno, una coscienza collettiva 
che non è il risultato della semplice sommatoria delle coscienze individuali, 
bensì, ne è il prodotto esponenziale. 
Questo è il patrimonio condiviso, identitario, che viene a noi dalla tradizione, 
una tradizione che assembla tanti diversi valori, accomunati però sotto un unico 
simbolo, Sant’Adamo, il simbolo sotto il quale tutte le diversità, l’essere o 
meno ricchi, più o meno istruiti, l’avere un qualsiasi colore di pelle e 
appartenere a razze diverse; insomma, qualsiasi pretesto potenzialmente in grado 
di dividerci passa in secondo piano. 
Sant’Adamo dunque, oltre ad essere occasione di svago all’interno di una 
celebrazione religiosa, è anche quell’esercizio della memoria che ci consente di 
ricordare che siamo principalmente una comunità, che è dalle cose che abbiamo in 
comune che dobbiamo trarre giovamento e che un filo invisibile lega tutti noi in 
un vincolo di solidarietĂ . 
La vita stessa del santo deve continuare ad essere esempio per noi tutti. Un 
millennio fa diventa abate nel monastero di S. Maria delle Isole Tremiti, 
trasformandolo in un centro di cultura e di rinnovamento religioso. Come 
benedettino opera nelle Universitas civium, le associazioni di cittadini che 
all’epoca stavano per ritagliarsi spazi di autonomia dal potere centrale, 
favorendo proprio il culto dei santi patroni come modelli di patrocinio 
politico, etico e culturale. Fu strenuo difensoredell’autonomia del suo 
monastero, proteggendolo da ingerenze. I semi da lui piantati nell’XI secolo 
hanno in seguito attecchito e dato buoni frutti. 
Ma oggi? Non si può far finta di credere che il patrimonio culturale e di 
valori, accumulato nel corso del tempo, sia giunto integro a noi uomini del 3° 
millennio. I meno giovani hanno assistito, e tuttora assistono, al lento 
affievolirsi di quel senso di appartenenza che i nostri avi esibivano con 
orgoglio. Nel passaggio di consegne da una generazione all’altra qualcosa è 
andato perso. 
Non posso esimermi dall’evidenziare come la campagna elettorale, che ci siamo da 
poco lasciati alle spalle, sia stata divisiva più che mai. E non è certo una 
polemica che qui si vuole imbastire … tutt’altro. Bisogna anzi interpretare la 
circostanza come un campanello di allarme, come l’amara constatazione che il 
sistema di valori in cui si esprime la cultura guglionesana ha perso la capacitĂ  
adesiva di un tempo. Colgo quindi quest’occasione, che è di gran lunga la 
migliore che si possa sfruttare, per tacitare gli animi, dato che la tradizione 
patronale serve anche a ricordare a noi stessi la nostra comune provenienza, 
dunque a capire chi siamo e quale direzione intraprendere. 
Prima ho definito questa festivitĂ  in termini di battesimo, ovvero di impegno 
rituale dell’autorità religiosa e civile ad essere patroni di questa comunità, a 
patrocinarne gli interessi. In questa occasione, in realtĂ , siamo chiamati tutti 
indistintamente ad una sorta di battesimo, ovvero all’assunzione di un impegno 
verso la comunitĂ  di appartenenza, che consiste nel fare semplicemente il 
proprio dovere, ciascuno in base al proprio ruolo e alle proprie attitudini. 
Quella coscienza collettiva che corrisponde all’”essere guglionesani”, quel 
patrimonio di valori, si arricchisce con l’esempio virtuoso che ciascuno di noi, 
a vario titolo, può dare. 
Non amo molto le citazioni, ma trovo sia giusto a questo punto parafrasare il 
famoso invito di Kennedy agli americani: “non chiedetevi cosa può fare 
Guglionesi per voi, ma cosa voi potete fare per Guglionesi”.Durante la campagna 
elettorale delle comunali da più parti vi è stato promesso un impegno per il 
bene comune. Questo termine, comune, ricorre piĂą volte,ma se di vero impegno si 
tratta occorre travasarlo dal terreno della retorica a quello della concretezza. 
E per far questo occorre metodo. 
Agire in comunione significa, in sintesi, collaborare, interessarsi della cosa 
pubblica e chiedere conto. Sii un buon cittadino, che partecipa alla cosa 
pubblica, che si senta parte della stessa, e avrai contribuito al progresso 
civile della comunità. Questa è la risposta al come: siamo parte di una 
comunitĂ , e oggi, come ieri, dobbiamo attingere alla nostra sapienza per 
costruire il senso del nostro vivere, la nostra storia. 
Divisioni e rivalitĂ  conducono solo a sospetti, malignitĂ , squalifiche e 
partigiane pretese. Il rito della processione esprime compiutamente entrambi gli 
elementi che ho inteso oggi sottoporre alla vostra attenzione: il procedere 
tutti insieme, un passo dietro l’altro, in avanti, verso la direzione indicataci 
dal nostro nume tutelare, Sant’Adamo; procedere, inoltre, nella teologia 
cristiana indica la provenienza, ed è la comune provenienza a connotarci quale 
comunitĂ . 
Noi procediamo dai nostri avi, grazie ad un legame che attraversa i secoli. La 
festivitĂ  patronale rappresenta la principale tra le nostre tradizioni e una 
tradizione si intende che vada consegnata ad altri, così come è stata consegnata 
a noi. Di generazione in generazione, come in una processione lenta e 
inarrestabile, la comunanza di valori è giunta sino a noi, che oggi dobbiamo 
garantirne la consegna alle generazioni a venire. 
Ecco … facciamolo. 
Buon Sant’Adamo! 

