BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


24/7/2018 ● Politica

Le 65 tribù dell’elettorato guglionesano contemporaneo


  Arcangelo Pretore ● 1386


Sembrava , dall’irruzione grillina nella politica guglionesana del 4 marzo 2018 (consultazione che aveva assegnato ai Penta stellati la quasi totalità dei parlamentari molisani) che l’esito avesse prodotto uno sparigliamento delle antiche alleanze politiche ; un’ondata , rigenerante , che pareva dovesse prefigurare una nuova ridefinizione dell’autonomia politica individuale e collettiva locale . Ma già alle successive elezioni regionali l’affido del voto al Movimento si era quasi dimezzato , compartecipando il consenso il “nuovismo politico “ movimentista con l’esordio regionale vincente della Lega di Salvini , fino a riconsegnare, alle Amministrative locali del giugno 2018 l’elettorato ad una frammentazione del voto che non ha uguali nella nostra storia elettorale recente . Da qui il rapido ritorno ( al di là del carattere “municipale “ della consultazione che , sebbene ne attenua l’inversione di tendenza, da solo non spiega il recente insuccesso dei Pentastellati ) ad un’aggregazione familiare del voto che individua all’interno della sua tribù plurifamiliare di appartenenza ( consanguinei ed affini) il candidato più rappresentativo, ne favorisce, attraverso un indicativo pre-consenso , l’inserimento in lista nell’intento di vederlo eletto nella compagine civica di riferimento con un numero di preferenze più o meno correlato all’ampiezza delle famiglie supportanti . Neppure quando erano attive le “ sezioni” dei partiti che pure nella nostra storia politica recente hanno rappresentato importanti ambiti formativi in quanto ad iniziazione alla politica , sono stati individuati tanti candidati alla “ carica” e, purtroppo , rappresenta questo inverosimile affollamento di “ eleggibili “non tanto una democratizzazione della politica , ma un chiaro segno dell’attuale improvvisazione nella gestione della Cosa pubblica, sia pure in un segmento periferico dello Stato, qual è il Comune . E, posto che oggi , cessate le schermaglie mediatiche , gli animi dei candidati e dei loro sostenitori , infervorati oltremodo durante la campagna elettorale dall’appartenere o dal sostenere una lista civica piuttosto che un’altra ( quando, paradossalmente , avrebbe dovuto essere proprio il carattere civico delle liste, che nel civismo riconosce il suo denominatore comune, un neutrale deterrente di per sé atto a pacificatore ed a stemperare qualsivoglia animosità riconducendola ad una ragionevole dialettica sui temi e sui contenuti piuttosto . com’è invece accaduto , che esacerbare gli animi , chiamando in causa nella “singolar tenzone” talvolta il passato, presente e futuro dei candidati in lizza , e non) si sono finalmente acquietati confortati dall’evidenza legittimante del risultato della lista civica guidata dal Sindaco avv. Mario Bellotti . La lista vincente, “snaturandosi” ha dovuto in parte dismettere l’appartenenza partitica ( quantomeno nel logo ) , ha altresì dovuto mediare ( oggi va di moda “contrattare”) con altri gruppi poi in questa confluiti , di matrice culturale di appartenenza anche molto diversa , non solo i candidati ma , sembra, anche i ruoli spettanti agli aggiunti nell’eventualità di un positivo riscontro elettorale. Peraltro, al fine di stemperare qualsiasi appiglio ideologico nel potenziale elettore non di riferimento partitico si è ritenuto opportuno sospendere durante la campagna elettorale l’utilizzo della sede storica del partito (il circolo PD) e scegliere un locale di rappresentanza elettorale più neutro ( sul “Lungomare” ) al fine di intercettare il voto di settori dell’elettorato incerto sull’affido del suo voto alla lista “ Guglionesi riparte “ , ciò anche al fine di enfatizzare il carattere civico della lista. Pertanto , essendo state strutturate le liste con similari modalità di mixaggio dei componenti ( ad eccezione dei Pentastellati) ci si aspetta che la lista vincente non avendo connotazioni socio-politiche particolari , nell’assolvere il suo mandato , dispieghi un ’azione amministrativa improntata alla laicità . Oggi ad elezioni avvenute , al fine di evidenziare alcune dinamiche interne alla lista vincente ( me ne occupo in modo specifico non tanto perché le altre liste non abbiano avuto merito; anzi si sono attestate su livelli di consenso confrontabili con quella vincente. Di fatto le altre liste in competizione insieme assommano all’incirca al 75% dei consensi espressi , con una rappresentanza apicale nel Consiglio Comunale di quattro candidati Sindaci ed è questa configurazione del Consiglio un altro caratterizzante “estremismo locale”. Mi soffermo qui su alcuni aspetti che hanno connotato e forse , anche condizionato o favorito il successo o l’insuccesso di alcuni candidati all’interno della compagine “ Guglionesi riparte ”. Infatti , entrando in merito alla distribuzione delle preferenze accordate ai singoli candidati si evince sia una caratterizzazione partitica ( poiché alcuni candidati , tra cui il Sindaco rappresentano una consolidata espressione del Pd ) come altri sono espressione delle altre componenti che successivamente hanno integrato la lista inizialmente Pd ( che in embrione sovrastimando il potenziale consenso intercettabile è partita da un’idea autoaggregante e autosufficiente nella proposta politica ) per cui ad elezioni avvenute il consenso accordato alle diverse aggregazioni formanti la lista è facilmente riconoscibile disaggregando i consensi , comportando tuttavia insieme alla scelta del voto di lista , nell’ esprimere le preferenze alcuni effetti distorsivi se non artificiosi dovuti all’appartenenza di genere . Infatti, la lista vincente “Guglionesi riparte”, per effetto dell’ articolazione interna delle preferenze ha una composizione di genere sorprendentemente equilibrata ,come probabilmente non è accaduto in passato anche perché le donne candidate sono state “portate “ ( si diceva una volta ) dalla “formula di genere” che in modo artificioso prefigura, data la prima preferenza al maschile , l’assegnazione della seconda preferenza al femminile . Ma , a ben vedere ,al fine di rilevare quanto le donne in lista abbiano “tirato “ in proprio bisognerebbe verificare le preferenze singole che le stesse hanno fatto registrare ( in numero limitato , a parere di alcuni osservatori ); la maggior parte dei consensi loro attribuiti sono preferenze di genere : si esprimevano infatti sulla seconda preferenza ). Lo dimostrano due considerazioni ; la prima: la compagine femminile all’interno della lista superava di un’unità quella strettamente necessaria per la sua presentazione ed è proprio in ragione di tale non equilibrio iniziale rispetto alla componente maschile che giocoforza l’ eventuale seconda preferenza si dovesse concentrare sulle cinque donne in lista; la seconda considerazione riguarda i quattro candidati esclusi che, guarda caso , ad eccezione di una candidata sono maschi, ovvero questi ultimi rappresentano coloro che , oltre a guadagnarsi la preferenza personale , con la seconda accessoria che molti elettori hanno voluto associare alla prima hanno involontariamente o volontariamente contribuito a distribuire con gradualità diverse preferenze a ventaglio per le altre candidate che in tal modo sono perfino salite in vetta alla graduatoria degli eletti . Di fatto , tre donne seguono il buon piazzamento del più votato in assoluto : Giuseppe Aristotele ( lo stesso in modo volontario o involontario con la seconda preferenza , quando espressa, ha contribuito al successo al femminile della lista ). Pertanto si evince che verosimilmente le donne elette sono state “aiutate “ dai candidati e ciò ancora una volta rappresenta una benevola , secondaria concessione maschile in una lista in cui i candidati si avvicinano ai due terzi . Dissento su questa modalità di espressione delle preferenze che “impone” le candidate ; è preferibile che gli spazi politici le donne se li guadagnino in proprio , posto che sono anche maggioranza di genere nella società ; mi piacerebbe , parimenti, che all’inverso in un ipotetico futuro siano loro a supportare candidati maschi ( ma , benché tale scenario sia inverosimile , se praticato , il comportamento elettorale risultante sarebbe già di per sé una rivoluzione di genere ! ) E, per concludere , tornando al titolo dell’articolo che volutamente rimanda ad una certa “ tribalità antropologica “ un aspetto quest’ultimo che dopotutto ciascuno in seno alla propria ascendenza , discendenza ed affinità generazionale può, almeno per sommi capi , verificare poiché è parte integrante della nostra esperienza sociale vissuta . Rappresentano infatti le consociazioni plurifamiliari , lo si è verificato, un tratto socioculturale in grado di compattare in modo orizzontale i gruppi sociali , una complessa configurazione relazionale che affonda le sue radici nella ritualità collettiva dei matrimoni, dei decessi , delle nascite nonché di altre più deboli calendarizzazioni biografiche sacramentali , che oggi in modo istituzionalizzato trova trasposizione più incerta, poiché mediato dal segreto dell’urna, nell’espressione del voto che di fatto rappresenta una temporanea aggregazione di consensi di scopo ; quest’ultimo un altro modo , spesso conveniente sia per il candidato che per la costellazione delle famiglie supportanti , per contare numericamente i consensi ,per verificare la forza e il condizionamento di status dei legami all’interno del clan familiare e, non per ultimo , per contare una volta eletti alla “carica” nelle istituzioni.


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