BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


14/11/2019 ● Cultura

Quotidianità festosa dell’anzianità: socialismo involontario realizzato dal capitalismo


  Arcangelo Pretore ● 1091


C’è un epoca della vita in cui nella maggior parte dei Paesi occidentali i lavoratori, avendone i requisiti , hanno diritto alla pensione ; in teoria hanno diritto all’ozio essendo stati nel loro lungo passato lavorativo sia produttori che consumatori . Da pensionati , qualora non abbiano alcun trascinamento lavorativo diventano consumatori di beni e servizi . E’ bene sgombrare da subito il campo dalla vulgata comune che vede nel pensionato l’esborso dell’Inps come un sofferto appesantimento dei costi sociali per il suo mantenimento , non tenendo conto del fatto che ciascuno di loro nel corso della sua vita lavorativa ha annualmente contribuito mediamente a produrre un Pil di circa 50.000 euro ricevendo in età lavorativa , tolte le varie ritenute, un salario o uno stipendio netto pressoché dimezzato. Quando si entra a far parte dell’ “Altro mondo “ del non lavoro degli umani “ quiescenti “ che oggi annovera in Italia a circa 17,8 milioni di pensionati si è giustamente , orgogliosamente soddisfatti di tale meritata condizione ; è verosimile che ci si senta appagati anche quando si gode di una più ridotta pensione di vecchiaia ( che quantomeno include il lavoro nero casalingo trascorso o di servizio accessorio alla famiglia svolto dal fruitore) . Sarà, forse, dal punto di vista psicologico la pensione una specie di panacea pecuniaria utile ed indispensabile , volta ad accompagnare un età in cui l’attenzione per la propria declinante salute fisica abbisogna di maggiori cure, condizione che mal sopporterebbe un impegno lavorativo che pretende produttività ed efficienza . Pensione e sanità generalizzata nonché l’istruzione nelle prime età della vita sono i capisaldi sociali ( del welfare) delle democrazie Occidentali più avanzate . Tuttavia una riflessione più puntuale su tali conquiste sociali rimanda inevitabilmente all’economia politica che dall’avvento dell’industrializzazione nel tardo settecento , con l’istaurarsi del capitalismo ha reclutato cospicue masse proletarie , sottratte al bracciantato, proveniente dalle campagne in via di spopolamento, organizzandole a schiere negli opifici e nelle varie attività lavorative delle città , generando l’operaio e il dipendente-massa . Il capitalismo contrapponendo capitale e lavoro anche attraverso la divisione del lavoro (‘ divide et impera’ : un motto che applicato al versante del lavoro è stato utile nella storia industriale recente per stratificare la società al fine di rendere difficoltoso se non improbabile un loro uniforme compattamento sovversivo , ideologicamente finalizzato ad una trasformazione radicale della stessa ) ha nuovamente classato la società limitando la redistribuzione di parte della redditività d’impresa al solo costo del lavoro ; facendo propria l’intrinseca dividente ideologia del capitalismo , del profitto d’impresa e del derivante accumulabile plusvalore : un aspetto quest’ultimo che in passato ha incubato le condizioni per la nascita di ideologie contrapposte rispetto a quella capitalistica di tipo anarchico, di tipo socialista , comunista . Capitale e lavoro un mix “naturalmente” ed inevitabilmente conflittuale che ad Occidente infine ha trovato una sua composizione nella statalizzazione controllata, bilanciata dall’iniziativa privata delle economie nazionali mettendo a freno l’impeto del l’ “evoluzione creatrice” del capitalismo contrapposta alla disturbante evoluzione potenzialmente rivoluzionaria delle masse lavoratrici ; quest’ultime infine rese docili , calmierate dalle organizzazioni partitiche e sindacali che da mere ‘ associazioni ‘ di fatto , nel tempo sono divenute istituzioni contrattanti e in passato, perfino decidenti la caduta di Governi . Dalla conflittualità capitale /lavoro , contenuta e sorvegliata dalle associazioni industriali , dalle organizzazioni sindacali, talvolta mediata e assecondata dalla politica sia nella concessione delle agevolazioni alle imprese sia nella concessione di diritti generalizzati : alla salute, allo studio , alla pensione … si è strutturato nelle Democrazie occidentali lo stato sociale così come oggi lo conosciamo e ne avvertiamo nel quotidiano gli effetti benefici ( con gli annessi disagi frapposti dalla pervasiva burocrazia nel praticarlo effettivamente) . C’è tuttavia da tener conto che la generalizzazione del’ welfare state ‘ ha fatto registrare intensità concessive diverse a seconda del grado di statalizzazione raggiunto dalla nazione in termini di possesso e controllo del capitale e del lavoro ad esso corrispondente .Laddove il capitalismo si è connotato in termini di Imperialismo economico-finanziario , come negli Stati Uniti d’America , paradossalmente lo stato sociale è più debole , poiché forte è l’investimento , in conto Capitale ( e lavoro), quindi è altrettanto forte il condizionamento privato a scapito delle politiche sociali dell’apparato degli Stati confederati .Infatti, l’istruzione in Usa specie quella universitaria è fortemente elitaria , costosa e pertanto non generalizzabile ; stessa sorte per la sanità : milioni di americani non hanno l’assistenza sanitaria pubblica , ciò vale anche per gli altri diritti che innervano lo stato sociale . Ad Est, ad Oriente , quindi nell’ex Unione sovietica, in Cina , benché la collettivizzazione abbia generalizzato molti diritti l’opprimente cappa ideologica del Partito, implementando la burocratizzazione ha fatto regredire le libertà personali a simulacri di democrazia . Va rilevato , a mo’ di separazione regressiva dall’Umanesimo occidentale, come entrambi gli estremi delle economie dominanti : quella imperialistica degli Usa , quella pianificata della Cina condividono la barbarie della pena di morte espunta da tempo nelle democrazie occidentali . L’Occidente d’Europa , soprattutto dopo la fine della Seconda guerra mondiale ha realizzato uno stato sociale accettabile: Germania , Francia , Italia , Inghilterra,Spagna hanno applicato pur con variazioni storiche e statuali ( LIMITANDOLO IN MODO RIDUTTIVO ALL’ETA’ DELLA PENSIONE ) in modo similare ciò che Karl Marx prefigurava nel libro Primo dell” Ideologia Tedesca “ a proposito del comunismo realizzabile : “ Appena il lavoro comincia ad essere diviso ciascuno ha una sua sfera di attività determinata ed esclusiva che gli viene imposta e dalla quale non può sfuggire : è cacciatore, pescatore o pastore o critico, e tale deve restare se non vuol perdere i mezzi per vivere , laddove, nella società comunista in cui ciascuno NON ha una sua sfera di attività esclusiva , ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere ; la società regola la produzione generale ,e in tal modo mi rende possibile fare oggi questa cosa , domani quell’altra , la mattina andare a caccia , il pomeriggio pescare , la sera allevare il bestiame , dopo pranzo criticare , così come mi viene voglia , senza diventare né cacciatore , né pescatore, né pastore né critico “ Era questa la prefigurazione idilliaca spiccatamente naturalistica oltreché declinata al maschile che Karl Marx scriveva all’incirca a metà Ottocento nella sua prefigurazione di una futura sociètà comunista; ciò è ancora nelle libertà di un pensionato , non esclusa a Guglionesi la chiacchiera o l la” critica” che si può fare ; d’altronde è un’abitudine paesana antica, anche nell’andirivieni del nostro insostituibile Lungomare ( meglio del meno consono , ma più rispondente : “ Mare a lungo”). Nell’organizzazione capitalistica del lavoro pertanto non è ostacolata la libertà di organizzarsi finalmente !... a piacimento la propria esistenza contando su un sostegno economico, anche se tale libertà rappresenta un tardivo rimando ( e risarcimento) esistenziale rapportato all’epoca della vita lavorativa trascorsa e all’età migliore sacrificata alle dipendenze del Sistema socio economico di stampo capitalistico. Purtroppo la cosiddetta” quotidianità festosa” del comunismo si concretizza in modo blando , spesso demotivato e stanco , nei pensionati in un’epoca della loro vita senescente per cui il Sistema integrando gli opposti ( specie coloro che attivamente per scelta ideologica ci hanno creduto) li ha fregati . Pensionati diventati soprattutto iperconsumatori all’interno dello stesso sistema , infatti questi spesso abbisognano di più sanità pubblica o privata ; spesso usufruiscono , collassata la famiglia, di una innovazione sociale qual è oggi l’impiego diffuso delle badanti, in genere di provenienza extracomunitaria , persone che facilitano l’ accudente accompagnamento nell’ultima età della vita , sport e attività ricreative limitate da una declinante fisicità , spesso associata ad una rinunciataria inappetenza culturale . Eppure alcuni diritti collettivi come quello alla salute, ad un reddito minimo per gli indigenti, coadiuvati e supportati dall’intervento dello Stato , da associazioni non profit ,dalla Caritas, dalla Chiesa rappresentano i punti di forza del vivere associato . Infatti, ancora la garanzia , seppur imperfetta , della sanità generalizzata nei Paesi occidentali accompagna discreta, avendone cura , l’individuo per tutta la vita .Non accade la stessa cosa per l’istruzione , potenzialmente permanente ( sarebbe questa l’utopia e come tale non realizzabile!) , di fatto limitata all’infanzia , all’adolescenza, all’età giovane e, seppur generalizzata nella popolazione italiana nella fascia dell’obbligo , la stessa subisce una drastica caduta in uscita dalla scuola secondaria , per poi ridursi al 12 % dei laureati nella popolazione in toto contro il 24% della media europea ( dati Istat 2018), senza sottacere la piaga dei giovani in gran parte laureati costretti ad emigrare ( solo nel 2018 sono stati 128.000 ! dati Migrantes ). Oggi , nella nostra società è significativamente aumentato il divario tra ricchi e poveri : una condizione che accentua il disagio sociale e pone con urgenza il problema politico di una più equa ridistribuzione del reddito e delle pari opportunità non trascurando il merito occupazionale( che non può essere solo il merito accordato per il successo d’impresa che ostentato occulta lo sfruttamento sottostante ) nella declinazione delle esistenze delle persone con le quali in una condizione di individualismo spesso non solidale condividiamo lo stesso territorio locale, nazionale . Comunità e popolazioni che si configurano sempre più come somma di individui che sperimentano una relazionalità debole , spesso confortata solo dalla solitaria dilagante , paradossalmente , perfino pagata, anaffettività virtuale.


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