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		28/5/2020 ● Cultura
1 e 2 giugno, Porta Santa di Guardialfiera aperta con misure di contenimento da Covid-19
 Vincenzo Di Sabato ● 967
  Vincenzo Di Sabato ● 967 
        
        Su questo nostro presente ancora martoriato dal ventre impuro del 
Coronavirus, la liturgia del 1° giugno a Guardialfiera, schiuderà una breccia di 
luce. La irradierĂ  anche sulla nostra ostinata voglia di felicitĂ . E, con il 
per-dono perfetto, tornerĂ  perfino la carezza del sole.
“Verranno da oriente e da occidente, da settentrione da mezzogiorno” (presume 
Luca al cap. 13 del suo Vangelo) per attraversare la “Porta stretta”.
Quella Porta che quest’anno sembra ancor più stretta qui, a causa delle 
“ristrettezze” decretate dalla raggiera intensa di norme riguardo alla pandemia 
ancora in atto.
“Signore, aprici!”. Sarà il grido degli assetati di luce, dei candidati di oggi 
alla salvezza. E lui – quel padrone di casa, il tiranno della parabola – 
“Allontanatevi da me, io non so da dove venite, non vi conosco!”. “Ma come, 
abbiamo mangiato e bevuto con te; eravamo in piazza assieme”. “Vi dico, non vi 
riconosco”.
Appunto, non ci riconosce. E noi insistiamo insieme a quella turba, nel 
tentativo di allargare la Porta Santa della misericordia e delle prove, anche a 
Guardia il 1° giugno, attrezzandoci di umiltà e discrezione per poterla 
oltrepassare. Procurandoci anche lo stile giusto sul come bussare e sul come 
valicare.
Mons. Gianfrando De Luca, nonostante un residuo coprifuoco pandemico, desidera 
aprire, comunque, la Porta al perdono, con un rito piĂą sicuro, e secondo le 
misure di contenimento da Covid-19.
Dopo la Messa solenne delle ore 10,30, non si snoderĂ  la processione con le 
reliquie di S. Gaudenzio, il martire protettore di Guardialfiera. In 
alternativa, il Vescovo rimarrĂ  disponibile nel tempio, assieme ad altri 
sacerdoti, per accogliere i fedeli nel Sacramento della Riconciliazione. Per 
ascoltarli, aiutarli e aiutarci oggi a rivalutare le terapie sacramentali della 
guarigione. Si è organizzato così il Presule e lo ha palesato domenica, 
nell’antica Cattedrale, quand’era a benedire la nuova campana, appena colata dai 
maestri del bronzo di Agnone e mentre ascoltava quel suo primo rintocco di 
gioia.
“Riacquistare ed apprezzare gli atti umani, recuperare “il giudizio”, depurare 
la coscienza, coltivare l’arte dell’incontro”.
In questo tempo di sofferenza, Sua Eccellenza desidera imprimere alla Festa 
Patronale di Guardialfiera un carattere invocativo, penitenziale, propiziativo e 
invocare la liberazione del cuore da ciò che è nocivo e sterile. 
E per poter lucrare il dono delle Indulgenze Plenarie, per meritare questa 
Misericordia donata al mondo, qui, da Leone IX nell’undicesimo secolo, occorre 
accostarsi – mitigati – il 1° e il 2 giugno alla Comunione Sacramentale, seppur 
prima della Confessione. Sono i vincoli, del resto, sanciti da Papa Benedetto 
XVI il 13 dicembre 2007 e vergate il latino sul “Decretum” mediante il quale 
legittimando l’immemorabile dono delle Indulgenze di Guardia, il Papa le 
consolida “in perpetuum valituro”.
Il praticare questi impegni – ha proseguito il Vescovo – diventa scuola di 
santitĂ , di modestia, di fiducia, di gratitudine a Dio, di caritĂ  verso i 
fratelli e di comunione con tutta la Chiesa. Solo realizzandoli, come faccenda 
d’amore, si può attraversare fruttuosamente “la Porta del Signore, per la quale 
entrano i giusti” (Sal. 117).

