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4/9/2020 ● Cultura
Non mi lego al palo di chi afferma che la rappresentanza dipende dal numero...
Non mi lego al palo di chi afferma che la rappresentanza dipende dal numero, perché è falso.
In Italia il populismo (cosiddetto) è stato creato dai partiti ‘tradizionali’
che sono diventati, nel tempo, per lo più macchine elettorali per la conquista
dei voti (la famosa rincorso al centro) e centri di potere in funzione del
leader e dei loro adepti.
Le argomentazioni a favore (SI) o contro (NO) continuano a non entusiasmarmi più
di tanto. Perché per buona parte fuorvianti rispetto al tema (per me centrale!!)
di come si ri-costruisce la rappresentanza. Esse appaiono lontani mille miglia
dalla presa d’atto della crisi delle democrazie che nasce dalla delusione e,
talvolta, dalla rabbia di non vedersi rappresentati. Quindi, da una politica
ridotta a ‘promesse del marinaio’.
Che cosa significa “rappresentare�
Significa avere un mandato da una comunità di persone, per agire a tutela
e garanzia di una serie di diritti ed interessi (che dovrebbero costituire
l’ossatura di un programma ed una strategia per attuarlo).
Quali parametri si dovrebbero utilizzare affinché la rappresentanza (il
parlamento), nel complesso, diventi efficace?
A mio avviso:
1. essere scelti direttamente da un numero congruo di elettori (invece che dalle
segreterie dei partiti che impongono i candidati nei collegi sicuri);
2. un legame più stretto con i territori
3. garantire una rappresentanza adeguata alle minoranze, evitando
un’eccessiva frammentazione.
Domando ai molti amici (di cui ho molta stima) che hanno optato per il NO:
1. sono più rappresentativi 945 parlamentari eletti con il sistema dei listini
bloccati, o 600 parlamentari scelti con il vecchio sistema delle preferenze?
2. Sono più rappresentativi 945 parlamentari eletti in Collegi non di residenza,
o 600 parlamentari eletti nei territori di appartenenza?
3. E’ il numero nudo e crudo che conta, o conta il parametro di rappresentanza
alla base?
Per me (e credo a chi provenga dalla mia stessa cultura politica) la risposta
pare scontata.
Se tutto questo è vero, il bandolo della matassa della rappresentanza lo si
scioglie con la legge elettorale che stabilisce i parametri. E non con il
numero assoluto di cui si compone un’assemblea legislativa. Questo, in punta di
principio (vorrei far notare ai tanti stimati giuristi), e sul piano della
realtà . Come dimostra le recente storia politica italiana.
Se gli organi politici e di governo, davvero tengono alla democrazia
rappresentativa, e non alla spartizione di poltrone, non hanno che da
intervenire con una legge elettorale adeguata.
Perché lor signori preferiscono invece, far passare l’idea assurda che la
democrazia rappresentativa non sia altro che un indicatore numerico? Se ci
credono davvero siamo all’annebbiamento della ragione. Se lo dicono per
convenienza (cosa probabile) stanno tradendo lo spirito della Costituzione.