BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


18/11/2020 ● Cultura

“Ci vuole un Albero” per infiammare rispetto e amore al verde


  Vincenzo Di Sabato ● 584


La Giornata Nazionale dell’Albero in tempo di Coronavirus – Le piante e il loro distanziamento sociale
“Ci vuole un Albero” per infiammare rispetto e amore al verde


Quanti alberi abbattuti negli anni scorsi da raffiche rabbiose di vento, caduti come birilli. Quanti alberi bruciati nella scorsa estate e in una domenica di fuoco. Boati di canader sul lago ad aspirare acqua il 30 agosto: ventisette eventi dolosi e simultanei nel Molise. Roghi a Santo Stefano di Campobasso, Castropignano, Montelongo, Palata, Campomarino, Montecilfone. Attorno a Guglionesi le fiamme si alzano e avanzano a tenaglia, lì dove frattanto è incenerita la chiesa di S. Antonio Abate. Carbonizzati trenta ettari di macchia mediterranea sui pendii di Casacalenda, quel lussureggiante polmone di verde dirimpetto a Guardialfiera.

C’era una volta la Festa degli Alberi istituita nel 1898 dallo statista Guido Baccelli il cui fascino s’andava dolorosamente smorzando. Nel 2013 il Ministero dell’ambiente e tutela del territorio, la riesuma ed eleva a “Giornata Nazionale dell’Albero” per “infiammare” devozione e amore alla natura e per dichiarare guerra ai mutamenti climatici. Per coinvolgere vigorosamente cittadini, scuole, ambientalisti a interessarsi del verde e della silvicoltura. La ricorrenza, rimasta bloccata alla data del 21 novembre, è inghirlandata dal titolo di “gloriosa cerimonia forestale” con un imput capace di creare la sana coscienza naturalistica e l’urgenza di proiettarla a generazioni future, sempre più esposte ad emergenze ambientali su scala planetaria.

In tempo del Coronavirus – perfido mostro ancora troppo duro a crepare - è vietato ai ragazzi, alle scuole, agli ecologi di celebrare “in presenza” la lunghissima vita degli alberi ed esaltare la loro saggezza, per scoprire e magnificare il loro insegnamento. Ma parla il silenzio e l’esempio e la sapienza degli alberi. Tacitamente ci spiegano il loro “distanziamento sociale”. Proprio quello intimato adesso a più testardi esseri umani per le odierne emergenze globali. Gli alberi ci chiariscono la maniera di praticare, meglio di noi, questa spaziatura fisica e sottrarsi da disastri epidemici.

Anche nei nostri boschi notiamo che le coperture arboree rispettano, fra le chiome, un misterioso e rispettoso spazio personale. Questa rivelazione conosciuta come “timidezza della corona”, aiuta gli alberi a condividere le risorse, a mantenersi in salute e a privilegiare le penetrazioni di luce, essenziali alla fotosintesi clorofilliana. Si tratta d’una distanza sociale e strategica attraverso la quale viene agevolato il germogliare di nuovi rami e il rallentamento dei colpi sferrati dalle piante vicine. Consente inoltre la fortificazione del troco e la protezione delle ”frasche fresche” pullulanti di bellezze e ritenute gemme preziose della natura arborea.

E, intanto, sperimentiamo due pandemie. Una è il Covid-19, l’altra è la pandemia climatica, quella serie di eventi estremi derivanti dall’aumento delle temperature ed alle conseguenti bombe d’acqua, trombe d’aria e scioglimento di ghiacciai. E’ terrificante!

“Ci vuole un albero”, perché è solo la saggezza dell’Albero a tutelare la mappa, su cui è costruito l’universo. “Ci vuole un albero”, quello della splendida canzone istillata di purezza mentale, scritta nel 1974 da Giovanni Rodari - giornalista, scrittore, pedagogista - autore della “Grammatica della Fantasia e delle “Parole per giocare”. E c’è voluta la delicatezza di Sergio Endrigo a dare il suono perfetto alle parole, alla semplicità di un messaggio potente e ad una metafora, purtroppo ancora inascoltata. Il 21 novembre - Giornata Mondiale dell’Albero – occorre, perciò, stipulare un ideale Contratto Sociale tra l’uomo di oggi e l’albero di sempre. Le piante, i boschi profondi ed ombrosi, vivono in costante armonia fra loro, e anche con l’uomo che seguita però a profanare le regole naturali per ignobili fluttuazioni speculative. Tutto viene dall’Albero da cui prendiamo quanto ci è utile, ridandogli un delittuoso profluvio di scorie e veleni che sconquassano l’equilibrio dell’ecosistema. E, per rintracciare tutto questo senso bello e profondo, basta meditare i primi due versi della Canzoncina che ha modellato l’infanzia di tanti ragazzi: “le cose di ogni giorno raccontano segreti/ma a chi le sa guardare e ascoltare”!





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