Aggiornato:
		2/5/2023 ● Caro direttore
L’economia circolare: verso un’ecologia della mente
  Arcangelo Pretore ● 738 
        
        In un recente passato è stato persistente l’attenzione di FPW per le 
emissioni di particolato derivante dalla combustione della legna soprattutto nel 
centro storico (in genere le nuove abitazioni non hanno un camino!) all’interno 
delle poche case guglionesane che ancora ne fanno uso. A monito della funzione 
inquinante della combustione di legna ( una biomassa di recente stoccaggio, 
naturale e non fossile) nell’articolo dedicato svettava un comignolo di antica 
fattura . 
Essendo io stato testimone della transizione che ha portato dall’uso, un tempo 
abitudinario , della legna da ardere nel camino ai combustibili fossili 
utilizzati oggi nelle recenti tecnologiche caldaie a combustione siano essi : a 
metano, GPL o a gasolio, qui poco importa .La quasi totale sostituzione di 
biomasse con combustibili fossili mi consente di avviare una riflessione, spero 
un po’ più ampia in merito. Un discorso a parte merita il pellet oggi anche da 
noi largamente in uso ( il 21 % delle famiglie italiane lo utilizza come 
combustibile) per alimentare caldaie “ simil-camino” con alcuni inconvenienti di 
quest’ultime concernenti il prezzo e la provenienza del combustibile ( in genere 
i paesi dell’Est europeo). Come d’ altronde un discorso a parte merita il 
consumo di energia nobile ,qual è l’energia elettrica , utilizzata per produrre 
calore. Dal punto di vista della fisica dell’energia non c’è cosa più stupida 
del generare energia elettrica utilizzando combustibili fossili per poi 
riconvertire a caro prezzo l’energia elettrica in energia degradata qual è il 
calore, specie quando viene utilizzato per il riscaldamento degli ambienti di 
vita . Come allo stesso tempo un discorso a parte meriterebbe la produzione di 
energia elettrica derivante dall’eolico, dal fotovoltaico , da biomasse . 
Al riguardo Il nostro “povero” Molise è di recente diventata una regione 
all’avanguardia nella produzione di energia da fonti rinnovabili posto che 
genera il triplo dell’energia rispetto ad un terzo dell’energia elettrica che 
consumiamo nella nostra regione ; l’eccedenza prodotta da fonti rinnovabili 
installate nella regione , così come avviene per le acque accumulate nelle 
nostre dighe, la cediamo alle altre regioni PIU’ POVERE . Ma a parte queste 
premesse , mi preme ritornare al titolo ,ovvero a quella piccola parte di 
economia circolare ( legna per l’ autoconsumo in passato tuttavia rilevante per 
l’economia energetica della nostra comunità ) che utilizzava e in modo residuale 
ancora usa gli scarti derivanti della potatura , soprattutto degli ulivi , per 
ricavarne legna da ardere per alimentare stufe, caminetti, camini in grado di 
bruciare biomasse . Intanto richiamo l’ economia circolare oggi così in voga 
nelle teorizzazioni degli economisti poiché la produzione che deriva dalle 
biomasse coltivate in passato veniva bruciato nei focolari domestici o veniva 
incendiato, a perdere sul campo , all’aria aperta , ma pur sempre in loco . E , 
soprattutto con la produzione ed il consumo degli scarti della potatura quando 
si stabilisce un ciclo virtuoso si ripropone l’autoconsumo degli stessi 
generalmente di anno in anno a chilometro zero . In merito il nostro territorio 
molisano a macchia di leopardo , ma in modo diffuso annovera molti oliveti ( 
circa 13.000 ha, di cui il 30% a “nsert”) , alcuni secolari e di pregio : ed è 
in larga parte dalla potatura degli ulivi che le famiglie hanno tratto in 
passato e in modo residuale traggono ancora oggi parte della legna da ardere.
La potatura che genera cascami legnosi anche importanti in genere non arreca 
alcun danno alla pianta , al contrario la rinvigorisce e, per tale tecnica , 
riferita alla potatura degli ulivi, era ed è tuttora valido il proverbio “ fammi 
povero che ti farò ricco “ : non lo spiego poiché il significato si commenta da 
sé . In passato era facile prevedere l’utilizzo della legna da ardere per l’autoconsumo 
: serviva per alimentare il fuoco nel focolare domestico . E , anche dei rami 
più piccoli se ne facevano fascine che in genere venivano utilizzate per 
facilitare all’accensione del camino e in tal modo alimentare la combustione 
della legna . Al riguardo , ricordo che da adolescenti durante la settimana 
Santa nel periodo pasquale ci si inoltrava nei sentieri di campagna in cerca di 
fascine da ardere e laddove c’erano dei mucchi accatastati, autorizzati o in 
modo ladronesco a gruppi gli intraprendenti ragazzi del paese tollerati dai 
proprietari dei fondi si procuravano le fascine da ardere la sera del venerdì 
Santo, accatastandole in alte pire pronte ad essere incendiate quando al venerd’ 
della Passione al passaggio della processione serale si accendevano i fuochi 
negli slarghi di alcuni quartieri del paese . 
Ora gli scarti leggeri del fogliame e talvolta anche la legna dopo la potatura 
vengono accatastati a formare una grande pira che con solerzia viene incendiata 
sul campo per far pulizia sul terreno dell’uliveto e, spesso, per facilitarne la 
combustione della potatura ancora verde ci si sversa su il gasolio e in poco 
tempo dell’ originaria catasta resta solo un mucchio di cenere fumante.
La legna un tempo serviva per svernare e riscaldare le persone e i fumi , 
convogliati nei camini dall’alto dei comignoli si disperdevano quasi innocui 
lentamente nell‘ambiente aereo più vasto .Oggi ,in genere , i cascami della 
potatura vengono ugualmente combusti , ma giocoforza le immense calorie 
sprigionate si concentrano localmente in un tempo ristretto rispetto alla 
dispersione lenta e metodica del camino domestico del passato , pertanto ,la 
stessa biomassa utilizzata nella parte legnosa per generare calore utile oggi , 
generalmente viene combusta all’aperto , in campagna senza generare alcuna a 
utilità . Ed a casa ormai si riscaldano gli ambienti in genere bruciando il 
metano . Non ci si sporca più con la fuliggine e soprattutto né gli abiti e né i 
capelli hanno più l’odore acre del fumo . 
Ho volutamente messo a confronto l’energia calorica sprigionata quasi “ gratis 
“dalle biomasse rinnovabili degli scarti della potatura con i combustibili 
fossili il cui consumo tassato paghiamo in bolletta . tra le due tipologie di 
combustione oltre alla ragguardevole differenza di costo unitario c’è ovviamente 
anche una ricaduta ecologica degli scarti della potatura rispetto al consumo di 
metano, al GPL … poiché la combustione della legna oltre al particolato a PM 
variabile non produce altre sostanze tossiche poiché le temperature 
relativamente modeste non consentono la formazione dei temibili NOx e dei 
composti gassosi irritanti dello zolfo che invece possono essere prodotti dalla 
combustione di gas che inevitabilmente contengono impurità e fanno combinare con 
l’ossigeno l’azoto atmosferico . 
Dopo la combustione delle biomasse , che la stessa avvenga in un camino o 
all’aria aperta resta come residuo la cenere . E sulla cenere è qui il caso di 
fare qualche considerazione poiché la sua composizione se , integrata con i 
concimi ed altri microelementi guarda caso è proprio la stessa che è utile per 
dare vigore alla pianta poiché proprio nelle proporzioni il residuo grosso modo 
corrisponde con l’integrazione di nitrato di ammonio alle proporzioni minerali 
di cui abbisogna la pianta . 
La sua composizione chimica è variabile e dipende dall’età della pianta dal tipo 
di terreno… comunque la cenere di olivo residua : Calcio ( CaO circa al 40% ), 
Potassio ( K2 O al 5-35%),Magnesio (MgO all’1,3-16 % ) , Fosforo( P2O5 1,3-20%) 
E ,se la cenere derivante dalle biomasse combuste viene ben distribuita nella 
quantità di 150 grammi per metro quadro nell’area di proiezione della chioma sul 
terreno che è similare a quella di espansione ipogea delle radici il suo 
assorbimento, favorito dalla pioggia, è in gran parte assicurato.
Ma le ceneri della combustione per analogia rimandano anche al vissuto degli 
umani e vengono richiamate ogni anno nel mercoledì delle ceneri : la citazione 
liturgica mutuata dalla Genesi “ Polvere sei e polvere ridiventerai” esemplifica 
con limpida chiarezza il nostro destino biologico finalistico , ma c’è uno 
slittamento semantico nel suo significato poiché la polvere più realisticamente 
è traslato in “cenere “ , tant’è che nelle urne funerarie dopo la cremazione ( 
si fa per dire : il corpo dell ‘estinto viene combusto ) si raccolgono in un 
urna le ceneri del defunto . Ed è con la cenere che il sacerdote officiante ( 
derivante dalla combustione delle palme di olivo benedette la Domenica delle 
Palme dell‘anno precedente , ma sarà così?) cosparge il capo dei fedeli . 
L’adattamento semantico per essere dal punto di vista antropologico più 
pregnante e rispondente ( anche se macabro) imporrebbe nel rispetto del detto 
biblico che le ceneri cosparse avessero una natura umana , ma nella pratica 
liturgica è accettabile anche un surrogato delle stesse. In fondo le palme di 
olivo oltre ad ‘auspicare dal punto di vista simbolico la pacificazione delle 
coscienze derivano da piante che di diritto appartengono all’ecosistema Terra ed 
è solo il rivolgere l’attenzione dell’uomo verso un ecologia sistemica più 
inclusiva che può aprire la mente ad una visione ecologica più vasta della vita.
