BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


25/5/2023 ● Cultura

Che ci faccio (ancora) qui

Tempora tempore tempera (Tempera il tempo col tempo).

  Redazione FPW ● 509


Niente è più facile che parlare (nil est dictu facilius).
"Vedo le cose migliori e le apprezzo, ma seguo le cose deteriori (video meliora proboque, deteriora sequor).
"Non far passare un giorno senza scrivere una riga" (nulla dies sine linea) nella consapevolezza che nessun mortale è saggio a tutte le ore (nemo mortalium omnibus horis sapit).

Non convince quella elaborazione egemonica (absit invidia verbo, possano le mie parole non essere fraintese) che la Cultura debba “educare” il cittadino (ex oriente lux, la luce viene da oriente) – da oltre un decennio e, a scanso di equivoci, su una vasta scala regionale e nazionale – esiliandosi prevalentemente nella produzione del cartellone degli spettacoli (amicus Plato, sed magis amica veritas, mi è amico Platone, ma mi è più amica la verità!), della rincorsa al sold out (tutto esaurito in inglese, mica latino!) per gli eventi mordi e fuggi  (melius abundare quam deficere, meglio abbondare che scarseggiare), dell'evento sensazionale da qualche ora, come attrattiva turistica a presunto rilancio culturale del settore socio-economico e produttivo, gradualmente abbandonato durante l'anno all’indifferenza della (in)sostenibilità.

In ogni riducibile sistema di convivenza locale, senza una sufficiente ricchezza interna (cibi condimentum esse famem, la fame è il condimento del cibo) connessa all’esodo di giovani risorse umane, quale inevitabile risoluzione, tutto va svanendo nel lento declino di una economia marginale (inter arma silent Musae, tra le armi tacciono le Muse), cioè in un residuo assistenzialismo al pensionato da giardino pubblico (mors et fugacem persequitur virum, la morte raggiunge anche l’uomo che fugge). Necessario e doveroso, a prescindere. Nella prospettiva di una economia senza trazione interna e senza giovani restano politiche sociali di sussidio all’età che avanza (mors tua vita mea, morte tua vita mia), con uno sporadico “turismo da RSA” (non plus ultra, non più oltre) anche da assistere, promuovere, valorizzare, tutelare e da accompagnare ai bagni pubblici (che non ci sono da quasi sempre!) come emblema della resilienza civica e ad estrema consolazione (nil adsuetudine maius, niente è più forte dell'abitudine) per le carenze culturali cumulate distrattamente nel tempo perso: mala tempora currunt, sed peiora parantur (corrono tempi cattivi, ma se ne preparano di peggiori).
 
Ci si impegni “alla Cultura” non sulla visione individualista (in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo) della consuetudine alla nicchia (laudato ingentia rura, exiguum colito, loda i campi grandi, ma coltivane uno piccolo), della gratuità esclusiva degli spazi e dei locali pubblici altrimenti culturali solo per qualcuno o riservati solo a pochi circuiti e "ai soli soci" (e comunque non per tutti: ipsa olera olla legit, la pignatta sceglie da sé le sue verdure), del depennare in ragione delle contingenze di bottega (panem et circenses, pane e giochi del circo), del disgregare la coesione civica contravvenendo alla retorica delle insigni “concittadinanze” (quod capita tot sententiae, quante le teste tante le opinioni), del dissolvere gloriose istituzioni (rem tene, verba sequentur, attieniti ai fatti, le parole verranno), della consuetudine all'intitolarsi ovunque beni, istituzioni, luoghi e spazi pubblici tra ristretti decisori durante “maggioranze" di una minoranza effettiva (coram populo, davanti al popolo).

Ci si impegni “alla Cultura" come investimento per il senso civico della Cittadinanza (per aspera ad astra, attraverso le difficoltà (si arriva) alle stelle), poiché l'autentica missione della Cultura è coinvolgere la collettività in una visione inclusiva del bene comune.

Ad maiora
(a cose migliori)!





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