Aggiornato:
		4/6/2024 ● Eventi
Un’onda di grazia avvolge Guardialfiera
  Vincenzo Di Sabato ● 456 
        
        Il riepilogo del tempo convoca e seduce. E Guardialfiera il 1° giugno, lo 
riepiloga convocando il suo popolo con la verticalità dello spirito, per 
riflettere ancora su quel giorno lontano di giugno dell’A.D. 1053 e sul tutto 
buono che accadde dentro questa nostra Città, ingegnosa di amore, perennemente 
in debito con la Provvidenza.
“Apud Bifernum fluviuum” - narra la Regesta Pontificum Romanorum – sostò Leone 
IX: Brunone dei Conti Dagsbur, Papa tedesco cinquantaduenne, intrepido 
viaggiatore e grande nella santità. Si muoveva verso la Capitanata per 
contrastare Roberto il Guiscardo deciso ad impiantare con i Normanni un forte 
Stato in contrapposizione al Governatorato Pontificio. Ma un nubifragio 
primaverile gonfia il Biferno e sommerge l’unico ponte per valicare all’altra 
sponda. E lì, Il Papa è inerme, esausto, anche umiliato, ricusato da Roma - per 
tutto il lungo viaggio - da popolazioni spaurite appartenenti a Contee 
Longobarde in forte litigio fra loro.
Dal fiume, come per miraggio, il Pontefice scorge sul crinale della collina un 
pugno di case ed una rocca. Sarà forse il Castello del Conte Adalferius, Signore 
di Guardialfiera. “Il cavallo scala dirupi scivolosi – fantastica Michela 
Tartaglia - e conduce il Vescovo di Roma fra noi” ”E’ rifocillato” , scrive 
Colitto, politico e storico molisano. E’ soccorso, accolto con la premura e con 
gli onori dovuti al Vicario di Cristo. Il clero, il Conte, la testarda 
Guardialfiera, con coralità di folla, dona al Pontefice il brivido della 
riconquistata pace interiore. E’ scombussolato! Fra un gorgo di eccitazioni, non 
sa che fare. E’ incapace di esprimere, là per là una conveniente gratitudine 
alla moltitudine di guardiesi ardimentosi. E cosa fa? Escogita, si inventa su 
questa terra molisana, ciò che soltanto la sapienza e la coscienza di un Papa, 
venerabile e dotto, avrebbe potuto concepire. Egli, sotto l’azione dello Spirito 
riapre il cuore di Dio ei crea la più grande forma di Misericordia: l’altro nome 
dell’anima. Cioè il Per-dono, “il super-dono”. Il bonifico, il condono di tutti 
i misfatti umani. Si tratta del passaggio diretto da questo mondo di travagli e 
di guerre, all’inconcepibile, interminabile beatitudine. Solo che siamo noi a 
non crederci sufficientemente. Gioia Da questo insignificante punto geografico 
del Globo, parte verso la intera umanità, la prima grande forma di Indulgenza 
Plenaria sine tempore, da cui deriva la nostra “Porta Santa”. Atto inaudito, 
carico di mistero. E’ il primo dono del cielo, imitato ed elargito 247 anni dopo 
da un molisano, Papa Celestino V alla Perdonanza di Santa Maria di Collemaggio, 
all’Aquila. Sarà, più tardi, nel 1300, Bonifacio VIII
Mi chiedeva stamani Vicolino Trolio: ma chi era qui, in quel dì di giugno, apud 
Bifernum fluvium insieme al Papa? Erano quelli elencati dalla Regesta a pag. 
376. C’era, dunque, Umberto, Vescovo di Selva Candida; Pietro Arcivescovo di 
Amalfi; Analgaino, Vescovo di Vittorio Veneto; Uderico, Arcivescovo di 
Benevento; Federico, bibliotecario della Santa Sede; Adenolfo, duca di Gaeta; 
Lando, Conte di Equino; Landolfo nobiliare di Teano; Oderisco, figlio di 
Borrelli; Roffredo di Guardiasanfromondi; Roffredo di Lucca… et multis alis 
major et minor gravis.
Più o meno come le personalità pervenute adesso e fotografate avanti e dietro il 
Gonfalone di Città: Ecclesiastici, Intellettuali, Amministratori Regionali e 
Provinciali. C’era il Capitano dei Carabinieri Petruzzella e il giovane 
Maresciallo Mario Vernice che, ancora una volta ha voluto imprimere rilevanza e 
dignità alla storia Guardialfiera, assicurando la presenza d’una pattuglia di 
militari nella loro storica e stupenda alta uniforme. E pure oggi “multis allis, 
maior et minor gravis".
