24/12/2024 ● Agricoltura
Confronto tra l'Agricoltura sociale e quella odierna
Giorni addietro ho avuto modo di rivedere il quadro "Quarto Stato" del
pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo.
L'espressione Quarto Stato fu utilizzata per la prima volta con la Rivoluzione
Francese per definire i ceti più bassi della società che rimasero fuori
dall'Assemblea Costituente : quello degli operai e quello dei contadini, in
contrapposizione al terzo stato, quello della borghesia.
Si conosce storia e significato di questo dipinto diventato simbolo della lotta
di classe. Rappresenta le rivendicazioni dei braccianti di Fine Ottocento in
Italia.
Ho fatto una correlazione, un raffronto tra il Quarto Stato di Fine Ottocento e
il Quarto Stato di oggi, in particolar modo mi riferisco a quello contadino, al
mondo agricolo e alla crisi quasi irreversibile che sta vivendo.
Crisi iniziata da circa un quarto di secolo e che oggi, in modo catastrofico sta
"crocifiggendo" il settore, indistintamente al nord come al sud della penisola,
e quindi la famiglia contadina monoreddituale, a causa di tanti fattori quali la
globalizzazione, il neoliberismo, i "vari trattati a perdere" quali il Green
Corridor, quello del Marocco, il TTIP, Il CETA, e per ultimo, di qualche
settimana fa, "il contraddittorio Mercosur", per quanto si legge, tra la
Presidente del Consiglio Meloni, dubbiosa sull'accordo e il presidente della
Repubblica Mattarella che lo favorisce. Insomma, caos totale.
Come sempre e da sempre, l'Agricoltura, è la "pecora nera", è la merce di
scambio a vantaggio di altri settori produttivi. Tornerò sull'argomento.
Ritornando al quadro, sui tre volti della prima fila, della donna e dei due
uomini, davanti a tutti, si legge la fierezza, la volontà, la resilienza, la
determinazione nel rivendicare i propri sacrosanti diritti. Ieri come oggi.
I tanti alle loro spalle li paragono agli anonimi, ai "quasi rassegnati" alla
loro sorte. Nulla è cambiato, ieri è come oggi e quindi vige ancora il "cambiare
tutto per non cambiare nulla" di gattopardiana memoria se poi questi sono i
risultati.
Prendo in esame, singolarmente, i volti dei tre protagonisti.
LA DONNA col bimbo in braccio, figura essenziale, perno della famiglia
contadina, con la sua presenza "abbraccia" tutto: la maternità, il sacrificio
del lavoro e la speranza di una vita migliore.
E' il simbolo del futuro e allo stesso tempo della rivalsa, della continuità,
della lotta per una società più giusta, per il futuro del bimbo che tiene in
braccio, quindi delle future generazioni.
La sua presenza indica che la marcia non riguarda solo gli uomini ma è un
momento inclusivo che abbraccia l'intera comunità, senza differenze di genere o
di età.
Il suo sguardo sicuro, indomito, battagliero, rivoluzionario, un uragano
insomma, da donna forte e decisa, mi porta ad immaginare il suo cuore pieno di
lividi e ferite diventate cicatrici, che ha ingoiato lacrime amarissime visto il
modo in cui sopravvive lei, la sua famiglia e il "suo" mondo.
Qualche DONNA CONTADINA di oggi, quella in maiuscolo, l'ho conosciuta.
I due uomini che capeggiano il corteo e che li allineo ai contadini odierni,
sicuramente pochi, "quelli che hanno il manico", rappresentano la
determinazione, la consapevolezza che non ci può essere più tempo, per aspettare
poi cosa, viste le tante amare delusioni ricevute, le tante assicurazioni avute
per poi arrivare in concreto a morire di fame.
Questo, pure oggi, grazie all'incapacità di chi avrebbe dovuto tutelare il
settore e però lo ha fatto, ma..."a modo suo". Dopo il Ministro dell'Agricoltura
Giovanni Marcora, periodo 1974 - 1980, .... il vuoto.
L'UOMO DI CENTRO, quello che apre il cammino, è la figura più decisa. Il suo
portamento forte e sicuro, lo sguardo diretto ed a testa alta, "incarna" la
determinazione, il coraggio e la guida. Rappresenta la forza morale, quella che
oggi manca a gran parte del mondo agricolo.
L'UOMO SULLA SINISTRA del quadro sembra incarnare la fatica accumulata nel
lavoro quotidiano ma anche una forma di dignità pacata. Non è una figura
impulsiva ma riflessiva.
In lui vedo la calma, forza di chi sa che il cambiamento è una marcia lenta ma
inevitabile. E' il resiliente che alla fine arriverà al traguardo.
Rapportato all'oggi, lavorare, sacrificarsi con il conseguente rischio
d'impresa, produrre derrate per poi venderle e non coprire manco i costi per
produrle, il grano duro è solo un esempio ( € 27/ 30 al ql), significa essere
folli.
Questo significa non altro che lavorare da schiavi e vivere sotto la soglia di
povertà, o meglio sopravvivere.
Lancio un'idea. Perché non proporre il contadino ad "Ambasciatore della Fame"? I
contadini di oggi possono quasi sicuramente essere paragonabili a quelli di "Fontamara"
di Ignazio Silone, di "Cristo si è fermato ad Eboli" di Carlo Levi o al "Cafone
all'Inferno" di Tommaso Fiore. Tutto attinente e attuale, e di esempi possono
essercene a iosa, in modo perfetto anche oggi.
La rappresentanza agricola, l'ex sindacato, ha offerto una politica di tutela
fragile e consensiente, se oggi il settore è all'avvilimento; non può spiegarsi
altrimenti e deve farsi il "mea culpa".
I margini di guadagno inesistenti in funzione di aumenti spropositati dei costi
di produzione ed anche, in modo principale, per le materie prime importate e
dell' Italian Sounding, il falso made in Italy, ne sono, inutile nasconderlo, la
realtà.
E' bene che si sappia che in Italia la struttura dei prezzi dei prodotti
agricoli è opaca. E' impossibile capire l'enorme differenza tra il prezzo pagato
al produttore e quello pagato dal consumatore. Quanto realmente rimane al
produttore non sono manco le briciole. Cito il Rapporto ISMEA di qualche mese
fa: su 100 euro di spesa alimentare fatta dal consumatore, al contadino rimane
in tasca come margine operativo netto la "esorbitante" cifra di 1,50 euro; si,
avete letto bene,...UN EURO E CINQUANTA!
Certamente è scandaloso, una situazione che sicuramente non funziona. Bisogna
garantire reddito a chi produce altrimenti le aziende agricole falliranno,
chiuderanno come già tantissime hanno dovuto subire e fatto.
La realtà e che tutti con menzogne e azioni più subdole, come patrigni e
matrigne, con una mano, per tenere buoni i contadini "elargiscono" e con l'altra
tolgono quanto dato e di più, il giusto e sacrosanto compenso.
Sembra rivivere quel detto dove un proprietario dava al suo cavallo la razione
giornaliera di un chilogrammo d'avena, poi la razione passò a 0,750 kg,
l'abbassò ancora a 0,500 kg, per arrivare a non dare niente più. Il cavallo
morì. il proprietario vedendolo morto urlò: "Mi muori proprio ora che ti avevo
insegnato a non mangiare più!!!" Morale. Vorrebbero che il mondo agricolo
producesse a prezzi da Quarto Mondo e possibilmente al "paghi uno e ne prendo
quattro"; meglio: la moglie ubriaca avendo la botte piena.
New Green Deal, Piano Mattei e Bonifiche Ferraresi in Africa, accordi capestro
precedenti, e solo per ultimo il Mercosur Trade Deal, non sono altro che
concorrenza sleale alle nostre produzioni senza il benché minimo rispetto degli
standard di qualità e sicurezza obbligatori nell'UE. "Servono" a far sprofondare
ancora di più il comparto.
Per l'UE questo accordo del Mercosur servirà a togliere il 91% dei dazi
sull'esportazioni e il 92% sulle importazioni. Sicuramente un accordo dove l'agroalimentare
ne uscirà distrutto. In più , l'UE darà ai grandi agricoltori del Sud America la
somma di ben 2.000.000.000, due miliardi di euro. Chiedo: E ai nostri
agricoltori?
Concludo con i tanti, ma davvero tanti molisani e pugliesi con i quali ho avuto
modo di parlare, tanti giovani e meno giovani, imprenditori agricoli -
agricoltori - contadini, come li si vuol chiamare, lontani dalla pensione, che
hanno detto testualmente: " Se mi accettano la pratica dell'impianto (fotovoltaico
o eolico) il terreno l'affitto o lo vendo. Non vado più in campagna."
Un motivo ci deve pur essere, o no? Potrebbe o sicuramente essere il pesante
deterioramento delle condizioni reddituali - economiche, o meglio i margini di
reddito inesistenti, scaturiti dalla gravissima crisi che il settore patisce?
Di questo passo non si avrà né salubrità alimentare, né sovranità alimentare,
tantomeno la salvaguardia dell'ambiente e del territorio. Biodiversità,
Ecosistemi, Natura, Paesaggio diventeranno parole, per i più, sconosciute.
Basta promesse, basta tutelare i grandi gruppi, le multinazionali!
Chi di dovere, ed ha responsabilità governative, nazionali o europee, conoscendo
le gravi problematiche che attanaglia il settore agricolo è ancora in tempo per
prendere provvedimenti utili, anche battendo i pugni sui tavoli istituzionali,
soprattutto nel rispetto del contadino, sentinella del territorio agricolo e di
ciò che lo circonda e della produzione del cibo.
Questo, è bene sottolinearlo e tenerlo sempre a mente, è a favore di tutti i
cittadini: donne, uomini, nonni, madri, padri, figli, consumatori di oggi e del
futuro.
Darà alle loro coscienze la volontà di cercare insieme soluzioni condivise e che
non facciano gli interessi dei pochi ma di tutti.
Termino con una frase di Friedrich Engels, filosofo e sociologo tedesco, tanto
cara al pittore Pellizza : " Non con schiamazzo, ma con la forma della ragione."
Chi di dovere abbia la ragione ed il rispetto per il “cafone” e la sua famiglia
nel comprendere la sua evidente e travagliata criticità.