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		14/2/2025 ● Cultura
L'attuale società del rischio
 Arcangelo Pretore ● 559
  Arcangelo Pretore ● 559 
        
        La teorizzazione della società del rischio è di Ulrich Beck, sociologo 
tedesco , consente di reinterpretare sia l’ormai superata società industriale 
(oggi in Italia meno del 19 % dei lavoratori lavora nell’industria) che quella 
post-industriale . Tale formulazione consente altresì di smontare la ricorrente 
propaganda mediatica della maggiore occupazione ventilata dall’attuale governo : 
larga parte del lavoro giovanile è sottoccupazione dovuta alla nuova dilagante 
flessibilità occupazionale o meglio alla flessosicurezza cui sono dovute le 
crescenti morti sul lavoro nel 2024. La teoria del rischio inquadra e spiega 
meglio le condizioni di lavoro qualora un lavoratore viene assunto in modo 
flessibile ( a tempo determinato, part-time, , in modo saltuario, in affitto …) 
o come sistematicamente per alcune tipologie di lavoro è accaduto dopo il Covid, 
si è consolidato in molti settori produttivi lo smart working (il lavoro agile), 
ovvero il lavoro a distanza : una modalità di lavoro prima sporadica oggi in via 
di diffusione . E’ una forma di telelavoro istituita dalla legge 81 del 2017 che 
insieme a qualche evidente vantaggio comporta dei rischi : la ridotta capacità 
di trasferire informazioni nell’ambito lavorativo , l’isolamento sociale del 
lavoratore , la difficoltà di separare la vita personale e l’attività 
lavorativa. E’ bene approfondire tale tipologia di lavoro poiché con la 
globalizzazione dell’infosfera (la sfera informatica planetaria delle reti) che 
rappresenta una realtà ; l’informatica , stante l’attuale trend innovativo 
condizionerà il lavoro futuro più dell’attuale manifattura degli oggetti . Oggi, 
affrancarsi parzialmente dal luogo di lavoro e dall’orario di lavoro ordinario 
sembra a molti una conquista liberatoria . Lo smart working , pur interessando 
nello specifico un ceto istruito, è di fatto , con altri strumenti tecnologici , 
un ritorno al lavoro feudale, ovvero al lavoro artigianale da bottega che in 
passato era appannaggio nei ceti medio-bassi : falegnami e sarti , fabbri e 
maniscalchi, ciabattini e vasai … e spesso consisteva nel lavoro manifatturiero 
a domicilio . Ad esempio l’attività preindustriale settecentesca ,soprattutto in 
Inghilterra, prevedeva lo spezzettamento domestico del lavoro pre-filanda o la 
segmentazione delle fasi di produzione degli spilli raccontata dal fondatore 
dell’economia , Adam Smith . Prima della costruzione degli opifici il lavoro a 
domicilio , in genere affidato alle donne, ( d’inverno durante i lunghi periodi 
di riposo dei terreni anche gli uomini contribuivano al lavoro domestico 
integrando in tal modo il magro reddito contadino ) prevedeva la cardatura della 
lana, la filatura , la tintura , la tessitura : i tessuti commissionati ai 
lavoratori a domicilio da abili commercianti ( borghesi , diventati tali poiché 
abitavano il borgo rispetto alla manifattura rurale che abilmente e 
infaticabilmente i commercianti affidavano ai lavoratori del contado) venivano 
poi venduti nei negozi e nelle fiere . Il lavoratore domestico lavorava a 
cottimo impegnando un ambiente della propria abitazione , lavorava a pieno ritmo 
, anche di notte , per poter fare la produzione , esattamente come potrebbe fare 
o come fa oggi, chi lavora in smart working. Il datore di lavoro risparmia i 
suoi ambienti di lavoro che magari mette a disposizione a rotazione settimanale 
tra più lavoratori competenti, risparmia sull’organizzazione del lavoro , riduce 
la pulizia di ambienti multipli … Tale condizione di lavoro unitamente alle 
altre modalità flessibili è riepilogabile nella nostra società individualistica 
nella formula ; ” a ciascun il suo contratto”, senza alcuna mediazione sindacale 
( oggi in Italia esistono circa 40 tipologie di lavori flessibili) .Il 
lavoratore in smart working che stando più tempo in famiglia geograficamente si 
è riappropriato del luogo di lavoro rendendolo domestico e soprattutto del suo 
tempo, rendendolo flessibile , tuttavia in modo molto relativo poiché 
probabilmente per contiguità deve contribuire, anche alla cura di eventuali 
figli minori , soprattutto nei primi anni di vita come eventualmente deve 
compartecipare anche il lavoro domestico : aspetti questi ultimi che il 
lavoratore non avrebbe dovuto curare qualora fosse stato impegnato altrove sul 
luogo di lavoro. Non per ultimo si pone la responsabilità sulla sicurezza del 
lavoro domestico ( un aspetto che oggi è solo agli albori normativi ) per gli 
eventuali incidenti cui può incorrere il lavoratore durante il lavoro in smart 
working : a chi compete la responsabilità ? al lavoratore o al datore di lavoro? 
Anche nel proprio domicilio , così come accade sul posto di lavoro ordinario, il 
lavoratore è soggetto ad eventi calamitosi esterni come incendi, alluvioni, 
terremoti o interni domestici : fughe di gas , crolli strutturali etc … Ed e 
proprio l’ esposizione a nuovi rischi accentuatisi nella seconda modernità che 
mi consente di ritornare al tema principale : l’attuale società del rischio.Per 
affrontare il tema della seconda modernizzazione gioco forza dobbiamo fare per 
sommi capi il punto sugli effetti tangibili della prima modernizzazione 
sostenuta nel passato recente soprattutto dalla industrializzazione 
manifatturiera, che ha visto lo spopolamento delle campagne ed una vertiginosa 
crescita del settore dei servizi . L ‘uomo della seconda modernizzazione 
affrancandosi dal suo rapporto diretto con l ‘ambiente naturale ( che oramai in 
modo maggioritario frequenta solo per svago, spesso a pagamento ) tant’è che lo 
sfruttamento settoriale specializzato coltivabile è affidato all’agroindustria 
che impiega in Italia non più del 2,9 % della forza lavoro con una capacità 
manifatturiera del 50% ( fonte il Sole 24ore). Oggi essendo la maggior parte dei 
residenti per larga parte urbanizzati nelle nostre città , gli altri viventi con 
cui parte dei cittadini sporadicamente convivono sono gli animali da compagnia : 
cani, gatti, criceti… resistono in casa le piante d’appartamento in vaso , 
quando non sono imitazioni plastificate degli esemplari naturali. Le asfittiche 
oasi di verde nelle città ospitano sporadici alto fusti sofferenti 
l’inquinamento urbano : arbusti e prati asfittici chiazzati di suolo scoperto a 
causa del logorio incessante dei bambini che per svago lì si trastullano . Nei 
centri storici di molti comuni montani o pedemontani , nelle case disabitate per 
l’inarrestabile spopolamento proliferano i ratti , sintomo dell’incuria e 
dell’abbandono abitativo . Viviamo in un ambiente domestico e di lavoro in cui 
l’arredo è standardizzato . Vige infatti negli ambienti abitativi domestici una 
monotona omogeneizzazione , certo. segno di una democrazia materiale realizzata 
e diffusa ; ambienti talvolta robotizzati dalla incipiente scienza tecnologica : 
lavatrici, lavastoviglie , frigo, forno, cucina … piccoli elettrodomestici, 
aspirapolveri per la pulizia della casa ed oltre alla tivù con schermo 
panoramico in molte abitazioni la fa da padrona il computer su postazione fissa 
.E, soprattutto, ciascun componente della famiglia già dai primi anni 
dell’adolescenza ( mediamente ad 11 anni ) possiede il telefonino computerizzato 
e personalizzato che ogni giorno, illudendoci di tenere il mondo oramai 
globalizzato sul palmo della nostra mano in effetti ci schiavizza governando, 
controllando e orientando attraverso una pubblicità mirata o occulta i nostri 
gusti , introducendoci in modo capzioso in uno scintillante mercato economico 
globale che in realtà toglie ai molti sprovveduti influenzati dalla rete per 
arricchire tantissimo i pochi, tant’è che otto uomini più ricchi al modo 
posseggono il 50% della ricchezza mondiale. E sono al top della ricchezza 
posseduta i magnati delle reti e dell’informatica . La produzione globalizzata 
perché i conti tornino deve fare il pari con il consumo globalizzato ; infatti 
la robotizzazione ( e l’intelligenza artificiale ad essa connessa ) della 
produzione non può spingersi oltre certi limiti in nome del progresso poiché se 
continua l’espulsione di mano d’opera umana retribuita e magari sindacalizzata , 
sostituita dai robot non retribuiti né sindacalizzati , anche il potere 
d’acquisto dei beni prodotti si riduce rapidamente ) . L’attuale società 
informatizzata in parte deindustrializzata , iperterziarizzata, attraverso i 
mezzi di comunicazione, immergendoci nei suoi oggetti è oggi più delle politica 
in grado di prefigurare il nostro futuro . Aumentando la complessità degli 
oggetti inevitabilmente aumenta anche l’esposizione ai rischi di incidenti 
domestici , sul lavoro , rischi accidentali. 
C’è da chiedersi come siamo entrati nell’attuale società del rischio,ovvero 
nella seconda modernità modellata dalla globalizzazione dei mercati mondiali 
attraverso una compressione del tempo , favorita dalla rivoluzione informatica e 
dalla velocizzazione di percorrenza degli spazi geografici, favorita infine 
dalla riduzione dei costi dei mezzi di trasporto . Ci siamo arrivati accentuando 
le garanzie assicurative contro i rischi. Per dar conto della attuale società 
del rischio provo ad elencarne alcuni in ordine sparso .
a) La RCA Auto . L’ incremento della produzione e la diffusione di massa di 
veicoli a combustione interna (in Italia attualmente circolano circa quaranta 
milioni di veicoli a motore ) ha aumentato notevolmente l’incidentalità su 
strada (e non solo!) .Per prevenirne il rischio e per salvaguardare persone ed 
auto collidenti è stata istituita il 24 dicembre 1969 in Italia la RCA auto, 
ovvero l’assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla 
circolazione dei veicoli a motore . Ma essendo tale assicurazione volontaria , 
al di là della sua conclamata obbligatorietà, oggi su strada circolano in misura 
non facilmente quantizzabile ancora veicoli non assicurati . L’assicurazione 
veicolare ha una sua peculiarità rispetto ad altre assicurazioni più criptiche ( 
poiché per alcune il prelievo avviene alla fonte , direttamente in busta-paga ) 
in modo ironico è anche nota come “premio assicurativo” .L’assicurazione 
veicolare è dicotomica poiché in primis prefigura il danno alle persone , ai 
veicoli collidenti, alle cose , prefigura il possibile furto ,nonché l’incendio 
che può essere doloso o dovuto ad eventi naturali ( e qui entriamo nel secondo 
aspetto),senza trascurare gli eventi meteorologici estremi , con qualche 
attenzione anche agli animali selvatici ( il codice della strada è 
“naturalmente” più inclusivo poiché li codifica come animali vaganti ) che 
potrebbero occupare la carreggiata , Ed essendo l’assicurazione auto volta a 
prefigurare un evento incidentale futuro la quota assicurativa è matematizzata 
attraverso valori tabellari che fanno riferimento alla statistica incidentale 
regionale. Se c’è di mezzo la matematica del probabile può anche accadere che un 
assicurato o un passeggero non venga mai coinvolto in un incidente vita natural 
durante ( ed è un bene : un bonus ). mentre, un altro assicurato o un 
occasionale passeggero viene magari coinvolto nell’arco della sua vita più volte 
in un incidente ( e questo è un male : malus)) . Accade allora che il fortunato 
, poiché la variabile aleatoria è un gioco del destino avrà pagato il premio per 
lo sfortunato ( e rimpinguato i guadagni dell’ agenzia assicurativa) : è nota al 
riguardo la storiella del pollo di Trilussa ( a cui rimando) 
b) L’assicurazione previdenziale. La contribuzione previdenziale obbligatoria 
contro gli infortuni sul lavoro e la vecchiaia è stata istituita il 17 marzo 
1898 . La contribuzione pensionistica per il lavoro dipendente si concretizza 
attraverso il versamento dei contributi assicurativi sia da parte del datore di 
lavoro che da parte del lavoratore ( un contributo pari al 10% dell’imponibile 
). Tale contribuzione assicurativa tutela il lavoratore da eventi che potrebbero 
renderlo non più idoneo all’attività lavorativa- L’accantonamento pensionistico 
in una società che tutela lo stato sociale si rende necessario al fine di 
accompagnare in modo dignitoso l’uscita dal lavoro con la copertura 
pensionistica che si attiva proprio nel periodo più fragile della vita del 
lavoratore , quello della terza o anche della quarta età . Ma il godimento del 
trattamento pensionistico ha una sua specificità : viene assegnato 
all‘assicurato quando è ancora in vita ; altrimenti , il congiunto superstite si 
deve accontentare della riduzione pensionistica spettantein vita al de cuius : 
la reversibilità , posto che ci siano eredi superstiti. Comunque vada ,al di là 
della speranza di vita del pensionato , i contributi versati durante la vita 
lavorativa rivalutati pare non coprano più di undici anni di erogazione 
pensionistica . Ed anche qui , come accade per l’RCA auto, entra in ballo la 
statistica poiché coloro che non arrivano all’età della pensione avranno 
contribuito per coloro che longevi fruiscono del trattamento pensionistico oltre 
l’ammontare della loro individuale contribuzione . A margine di quanto esposto 
lo stato sociale offre la copertura pensionistica anche a coloro che non hanno 
versato contributi con l’assegno sociale . 
c) L’assicurazione sanitaria .
Ovvero, l’iscrizione al S.S.N. Il rischio di incorrere in patologie transitorie 
o invalidanti che hanno bisogno di trattamenti domestici o ospedalieri è stato 
scongiurato o si è attenuato attraverso l’istituzione del sistema sanitario 
nazionale – Storicamente la Legge del 22 dicembre 1888 istituisce l’assistenza 
sanitaria del Regno ad opera del primo governo Crispi , esponente della Sinistra 
storica che operò la riforma della Sanità pubblica. Con la legge del 23 dicembre 
1978 n°.883 viene istituito il S.S.N. improntato alla generalità,all’equità … Il 
Sistema sanitario nazionale è a carico della Regione che partecipa con un 
contributo del 49,11%,per la restante parte contribuisce lo Stato con un 
finanziamento diretto, con una quota dell’IRAP, con una quota aggiuntiva 
dell’IRPEF . Ci si iscrive al SSN quando si è in possesso del codice fiscale 
rilasciato dall’Agenzia delle Entrate e della relativa tessera sanitaria che è 
gratuita. 
d ) l istruzione obbligatoria.
Lo annovero tra i rischi almeno per due ragioni : la prima perché l’istruzione 
obbligatoria è inclusiva e qualifica di per sé il grado di civilizzazione di uno 
Stato , tant’è che nella storia recente dell’Italia la scolarizzazione 
elementare è stata la prima ad essere istituzionalizzata ( 1859 ); In modo non 
secondario poiché l’istruzione di base quantomeno rimuove una delle canoniche 
povertà: l’analfabetismo ( altre più cogenti sono : il non avere una dimora , il 
non avere un lavoro … ) . La scuola elementare venne istituita con Regio Decreto 
legislativo del Regno di Sardegna con la legge Casati approvata il 13 novembre 
1959 ; legislazione entrata in vigore nei 1861 con l’Unità d’Italia . La legge 
articolava l’istruzione elementare gratuita in due gradi : inferiore e superiore 
, ciascuno della durata di due anni . La legge Gentile del 1923 prevedeva 
l’istruzione obbligatoria fino a 14 anni istituendo il triennio della scuola 
media (e in parallelo ,successivamente venne istituito il triennio 
dell’Avviamento professionale) portando nel contempo l’istruzione elementare da 
4 a cinque anni . La scuola media unica obbligatoria viene istituita il 31 
dicembre 1961 su proposta del PCI , condivisa dal PSI . Apparentemente 
l’istruzione dell’obbligo , ma anche quella secondaria di secondo grado in 
effetti è quasi gratuita ; tuttavia nell’iter scolastico di ciascun alunno ci 
sono costi diretti a carico dello Stato : il personale direttivo,docente,non 
docente gli edifici scolastici,l’ arredo ,i costi di mantenimento delle 
strutture … e costi indiretti che sono a carico delle famiglie . Da un calcolo 
effettuato si evince che un laureato il quale ha normalmente svolto tutti i 
cicli di studio costi alla famiglia circa 85.000 euro . Tuttavia dopo che lo 
Stato e la famiglia si sono fatti carico dell‘investimento formativo di un 
laureato, con sempre maggior frequenza lo stesso è costretto, in assenza di 
prospettive lavorative nazionali ,ad emigrare all’estero , ingrossando le fila 
della cosiddetta “ fuga dei cervelli” in un ‘altra nazione che nulla ha speso 
per sua formazione . Andando a ritroso ed enumerando alcuni dei rischi personali 
in cui si potrebbe incorrere nell’arco della propria vita : il rischio povertà 
culturale , il rischio di una compromissione della propria salute , il rischio 
di non avere una copertura pensionistica nell’età più fragile della vita : la 
vecchiaia , il rischio di essere coinvolti in un incidente … si evince da questa 
elencazione che tali rischi sono a protezione degli individui appartenenti ad 
una società civile moderna e come tali sono stati da tempo istituzionalizzati in 
primis dallo Stato ed oggi in modo sostanzioso e volontario gli stessi rischi , 
per coloro che se lo possono permettere, sono stati anche privatizzati tant’è 
che è possibile pagarsi un’assicurazione sulla vita ( poste italiane docet :” 
assicurati di proteggere ciò che ami : la tua famiglia, la tua salute , la casa 
), costruirsi una pensione integrativa , pagarsi una scuola o una università 
privata , pagarsi una sanità privata … Ma ci sono dei rischi che non si possono 
prevenire pagando un’ assicurazione. Nello specifico sono i rischi ambientali 
globali derivanti dall’inquinamento , contro i quali non è possibile assicurarsi 
. Sono questi ultimi dei rischi democratici poiché tutti abbiamo bisogno 
dell’aria per respirare! dell’acqua per dissetarci ! degli alimenti per nutrirci 
! E, non sempre per le patologie indotte dall’inquinamento è rintracciabile una 
causa-effetto individuale ; tutti i viventi : flora, fauna e nella fattispecie 
gli uomini dell’attuale antropocene che nell’attuale società producono gli 
inquinanti sono esposti agli stessi rischi . Qui, per esemplificare nello 
specifico mi riferisco ai rischi globali dell’inquinamento dell’aria : un 
aspetto quest’ultimo che nelle città quando si superano i livelli di particolato 
superiori alla norma ( ma qual è la soglia tollerabile ?) si blocca il traffico 
o si circola a targhe alterne . E, sebbene sono noti gli effetti di singole 
emissioni dalle ciminiere delle fabbriche che emettono fumi poco o nulla 
sappiamo del mix di sostanze potenzialmente tossiche rilasciate dell’aria, 
riversate nei corpi idrici , nel suolo. L’aria ,l’acqua ed i suoli sono i tre 
sottosistemi ecologici da cui traiamo gli alimenti che ogni giorno consumiamo . 
Sapremo i risultati di questa sperimentazione respiratoria ,di idratazione e 
alimentare di massa attraverso l’immissione di sostanze chimiche , particolati 
nei diversi corpi fluidi globali : aria ed acque, e nei suoli purtroppo non al 
presente , ma solo a posteriori . Scontiamo nostro malgrado una condizione 
ambientale oramai degradata impensabile prima della rivoluzione industriale ( 
circa 250 anni fa) oggi testata in massa attraverso l’incontrollata diretta e 
indiretta assunzione di sostanze chimiche , mediante l’esposizione quotidiana 
nelle città o negli ambienti domestici ; a campi elettrici e magnetici , a 
radiazioni ionizzanti a noi invisibili . Quella a cui assistiamo oggi si 
configura come una stressante sollecitazione plurima di sostanze chimiche create 
dall’uomo , prima inesistenti in natura che rappresenta un’esposizione a tutto 
campo a rischi individuali e collettivi di cui è ignota la portata ; un 
bersagliamento chimico-fisico esteso all’intera umanità poiché tutti ( pagando, 
mi permetto dell’ironia!) vogliamo assumere la nostra dose quotidiana di 
inquinanti che si trovano inevitabilmente commiste agli oggetti del progresso 
con cui conviviamo : le nostre protesi umane , che rappresentano manipolazioni 
ambientali delle nostre vite di cui sapremo gli effetti sanitari attraverso la 
conta del numero di morti per patologie indotte dall’incipiente prima e seconda 
modernizzazione manifatturiera . Non vorrei abusare della pazienza dei 
volenterosi lettori che fin qui mi hanno seguito e vorrei chiudere l’articolo 
con un rischio abbastanza diffuso che è parte integrante dell’attuale 
rivoluzione informatica che induce un rischio meno arginabile rispetto ad altre 
tecnologie , peraltro dilagante poiché cento italiani posseggono ad oggi circa 
150 telefonini cellulari … Il rischio è soprattutto quello del “furto 
informatico “ ovvero quello di mettere in rete conoscenze identitarie personali 
legate alla privacy . Ciascuno , nell‘immane spazio informatico che ci sta 
davanti appare libero di postare in rete qualsivoglia informazione in cui 
compaiono : scritti, volti individuali e collettivi che una volta postati si 
volatilizzano nella nuvola ed a richiesta con un clic si depositano in un 
altrove spesso indefinito e globale , pronto per essere letto, visto, osservato 
, valutato , criticato , magari fatto oggetto di speculazioni spesso fuori dalla 
realtà locale di vita di colui che per diletto , per soddisfare una socialità 
mancata ,per pavoneggiarsi o peggio per trarre vantaggi economici personali l’ha 
postato . Forse il rischio di “furto” informatico” è oggi quello metafisico più 
importante contro il quale poco o nulla possiamo intraprendere . Oramai l’agorà 
reale in cui in passato la chiacchiera era orale ed occasionale e come tale 
volatile e non fissabile su alcun supporto materiale , lasciato alla memoria e 
alla reminescenza sempre dubbia e incerta del ricordo e comunque dopo un po’ di 
tempo in estinzione perfino nel cervello dei convenuti all’agorà reale . Oggi 
,diventata deserta ,muta e desolante la piazza reale ci si incontra in 
solitudine nella piazza virtuale . Contro il “furto informatico” non ci si può 
ancora assicurare, ma in futuro si legifererà in modo più appropriato per la 
tutela dei propri dati sensibili ( a cominciare del riconoscimento facciale, 
vocale, dell’iride che rappresentano la nostra carta d’identità biologica . Oggi 
, nella nostra indeterminata piazza virtuale chiunque può mettere in rete 
qualsiasi messaggio gli aggrada, sta agli altri utenti virtuali “reagire” agli 
input, anzi ,spesso il postatore si gratifica in modo narcisistico per le 
visualizzazioni ottenute da tale dilagante irreale socialità . E poiché come 
accennato sono soprattutto gli annunci intercalari che oramai intervallano 
qualsiasi scritto, immagine , informazione che ammalianti inducono all’acquisto 
; gli stessi come purtroppo avviene sono in grado di prefigurare , condizionare 
e modellare il nostro futuro e in questo frangente ammonitore vale il detto di 
Franz Kafka che riporto così come lo ricordo: “ non pensare al futuro altrimenti 
avrai un presente morto di sonno “
