BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 3.500.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


10/5/2025 ● Cultura

Lo stato sociale: un modello in crisi

L'impegno fattivo dal versante della cura della salute dei cittadini da parte delle Amministrazioni locali.

  Arcangelo Pretore ● 143


L’Italia , storicamente, non è mai stato un modello di Stato sociale, spesso è stata invece al traino di altre nazioni limitrofe che più originali sulle tematiche a sfondo sociale l’avevano già normato tant’è che ad oggi benché la spesa sociale incida per circa il 25% sul Pil lordo nella nostra Repubblica non se ne parla . Eppure ,se non mi inganno , c’è stato perfino un periodo storico, dal 43 al 45 ,che al Nord Italia sotto il severo Controllo di gerarchi nazisti fu istituita la Repubblica Sociale di Salò ! . A Guglionesi , poiché l’ampia tematica sociale è allo stesso tempo sia nazionale che locale , bisogna andare a ritroso di almeno un quarantennio , se non oltre , per trovare qualche abbozzo , poi abortito, di impegno fattivo dal versante della cura della salute dei cittadini da parte delle Amministrazioni locali dell’epoca le quali si attivarono per progettare , realizzare nonché mettere in funzione un Poliambulatorio zonale di Medicina preventiva per supportare in concreto lo Stato sociale. Mi riferisco al progetto , poi realizzato, dell’ing, Luigi Ferioli di un Poliambulatorio con le specialistiche attivate e fruite per un breve periodo da una fascia interessata della popolazione che offriva specialità di : cardiologia, ginecologia e qualche altra specialità medica ,che al momento mi sfugge, nonché il servizio di prelievo per le analisi laboratorio ; quest‘ultima rivelatasi un ‘attività impegnativa poichè faceva riferimento all’Ospedale di Larino ( all’epoca il settore specialistico larinese poteva vantare uno dei migliori laboratori di analisi biomediche del Basso Molise) .In loco, si praticavano perfino le vaccinazioni infantili di routine a cura dal medico Condotto dott. Giuseppe Corvo ; tutte attività sociali del servizio sanitario poi dismesse . Ed era in Comune che, dopo alcuni giorni , con il ritiro dei referti delle analisi di laboratorio si completava l’iter iniziato con il prelievo ambulatoriale al mattino nella saletta del poliambulatorio . Come , con rammarico, oggi è altresì da segnalare la dismissione delle prenotazioni delle prestazioni specialistiche a cura dell’Ente Locale cui provvedeva l’addetta a tale mansione ( chi l’ha più vista?) . Poliambulatorio oggi riadattato anche strutturalmente a Sala conferenze o come in modo enfatico recita la targa all’ingresso “Centro culturale polivalente “ . A Guglionesi, quando il paese politicamente contava , con la prima Amministrazione Bellocchio c’era perfino un assessore con delega alla Sanità , il rag. Nicola Lorito . E riannodando il legame del sociale locale con Il Sociale nazionale più vasto , da cui dopotutto in modo segmentato il Municipio dipende , viene spontaneo trovare un appiglio e un formidabile sostegno nell’art.38 della nostra Costituzione repubblicana che rispetto allo Stato sociale così recita :” Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale “. L art. 38 della Costituzione viene integrato dall’art 3 della stessa i cui commi sono inerenti alla liberazione delle persone non abbienti dal bisogno al fine di far godere ad ogni cittadino appieno dei diritti civili e politici ciò in funzione della rimozione di ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la loro libertà e l’uguaglianza impediscono il pieno sviluppo della persona umana . Al riguardo è da tenere in conto che le istituzioni primarie di sicurezza sociale , oggi come in passato, sono ancora : la famiglia , il patrimonio, l’azienda . Citando l’azienda e il patrimonio è bene ricordare chela società capitalistica è caratterizzata dal netto contrasto tra classe imprenditoriale e quella del proletariato; la forza e il deterrente politico nello Stato delle Classi contrapposte cresce nella misura in cui le stesse si dividono . Gosta Espring Andersen riguardo allo Stato sociale, distingue : un modello liberale che annovera gli USA , il Canada e per certi versi la Gran Bretagna. In questi Stati condizionati da logiche di mercato le prestazioni sociali servono ad assicurare il minimo esistenziale agli indigenti . Nel secondo raggruppamento di Stati “conservativo-corporativo “ ( poiché non tutte le erogazioni sono di tipo generali stico bensì spesso collegati all’ ISEE, comunque al reddito , pertanto si caratterizzano come servizi assegnati ad una categoria di indigenti ) è il caso della Germania , della Francia , dell’Italia e di gran parte dell’ Europa continentale , Paesi che possono vantare prestazioni sociali abbastanza sostenute; infine c’ è il modello Socialdemocratico cui appartengono gli Stati dell’Europa Settentrionale: Svezia , Norvegia Danimarca che fondano lo Stato sociale sul principio universalistico cui attingono tutti i cittadini ,un modello che di fatto opera un livellamento delle differenze ( delle disuguaglianze ) attraverso alti livelli redistributivi . Nello specifico il Sistema di Sicurezza sociale in Svezia al fine di sostenerne l’impegno economico ha notevolmente ampliato la quota dei pubblici dipendenti che si attesta intorno al 40% degli occupati e, poiché i dipendenti pubblici sono assunti a Tempo Indeterminato è difficile che il Sistema Nord europeo possa arretrare . Lo stato sociale si articola su più versanti : Istruzione , Sanità , Previdenza, pensioni di vecchiaia, invalidità … L’aspetto pensionistico caratterizza e spesso monopolizza il dibattito sullo stato sociale in Italia, com’è noto , si sono alternati storicamente più modelli , da quello a capitalizzazione per cui il lavoratore accumulava per il futuro una certa rendita pensionistica di cui disponeva al momento dell’ uscita dal lavoro .Si è passati successivamente al modello a ripartizione del sistema previdenziale ; consiste nel fatto che le pensioni erogate in un determinato periodo vengono finanziate dal prelievo operato sui lavoratori attivi , configurandosi pertanto tale modello come un ‘effettiva solidarietà generazionale poiché utilizza gli accantonamenti pensionistici attuali lasciando in forse le generazioni future. Perché in forse? Dai dati disponibili si evince infatti che il rapporto tra i lavoratori attivi e pensioni era pari a 5,89 nel 1947, a 2,62 nel 1963 e ad 1,18 nel 1990, ad oggi il rapporto è circa 1:1. Il sistema a ripartizione storicamente ha preso piede poiché in passato riusciva a calmierare la svalutazione monetaria . Tuttavia il sistema a ripartizione , estremizzando, appare perverso poiché non riesce a tutelare le generazioni oggi attive , ma tale apparente iniquità viene in parte temperata dai lasciti ereditari ( purtroppo non tutti ereditano !) , sia in beni immobili , mobili , sia monetari , beni degli attuali pensionati che decedono per i quali , stante l’attuale incipiente decremento reale delle nascite ( spesso le nuove famiglie hanno un figlio unico, si dice da noi : il figlio della paura ) potranno compensare in futuro i apparenti limitati compensi pensionistici futuri . Un dato che risalta subito all’occhio dell’attento lettore è rappresentato dal fatto che le eredità fanno capo ad una ristretta categoria di persone che hanno accantonato lasciti e, mentre le pensioni sono di tipo generalistico ( al di là dei tempi e delle modalità d‘ingresso nel sistema pensionistico) le eredità invece sono di tipo settoriale; avranno vantaggi economici solo coloro che erediteranno , ciò ,a discapito, non farà altro che accentuare le disuguaglianze sociali . Ad oggi esaurita la transizione dal sistema Retributivo a quello Contributivo coloro che hanno iniziato a lavorare il 1° gennaio 1996 andranno in pensione con il sistema retributivo avendo peraltro svolto lavori diversi nel loro periodo attivo rispetto a coloro che meglio tutelati in passato per larga parte hanno svolto nel loro periodo attivo un solo lavoro . E’ meritorio al riguardo l’accorpamento nell’INPS delle diverse tipologie di contribuzione settoriali come ad esempio è accaduto con l’INPDAP per i dipendenti pubblici , istituto oggi ricondotto all’INPS, com’è d’altronde oggi possibile la ricongiunzione contributiva dei versamenti dei contributi versati in passato da agricoltori, mezzadri , commercianti ed artigiani … Lo stato sociale è cresciuto in quasi tutti i paesi europei non tanto per virtù morali o etiche, spesso a livello locale demandate al pietismo cattolico ( e meno male!) o comunale ( al riguardo c’era una volta in Comune a Guglionesi l’Elenco dei poveri , oggi forse è mutata la dizione, ma non sono a conoscenza se è mutata la sostanza) poiché l’attenzione agli indigenti talvolta anche moderatamente monetizzata nel passato allontanava lo spettro di sommovimenti sociali e in qualche modo continuava l’apparente pace sociale. Pertanto , seppur recalcitranti ,anche i datori di lavoro si assumevano in carico le contribuzioni per lo Stato sociale arrivando perfino all’interno delle loro aziende ad occuparsi del godimento della buona salute dei loro addetti , nonché all’istituzione , nelle realtà produttive più rilevanti, della mensa interna e perfino di asili nido … Lo stato sociale tuttavia non può essere tutelato da operazioni di facciata come l’ultima ventilata da Dario Franceschini, senatore del PD che propone per legge in modo verticistico ( non è un’esigenza di tradizione, né viene dal basso ) di dare al neonato da iscrivere all’anagrafe il cognome della madre , ovvero del suocero ( oggi è già possibile! ), bensì , ritengo sarebbe meglio, come in modo realistico già applicato nella R F. di Germania , di ridurre alle donne di un anno per ogni figlio l’età pensionistica , questo sì che sarebbe risarcitorio per le gravidanze e per le cure maggiori che le donne devono dedicare ai figli soprattutto nelle prime età della loro vita . Una politica sociale del futuro oltre agli aspetti pensionistici deve tener conto delle modifiche della struttura familiare ( ad oggi un terzo degli italiani vive da solo) , della denatalità crescente e di certo, non può affidarsi alla mano invisibile del mercato , ma a quella sicuramente ben visibile dei procacciatori di assicurazioni che propongono forme individualistiche di protezione sociale , ma deve guardare soprattutto alla valorizzazione delle forme di sussidiarietà organizzate dallo Stato . Ma al di là della incipiente crisi strutturale dello Stato sociale non bisogna buttare l’acqua sporca col bambino , poiché bisognerebbe che ciascuno abbia storica di quella formidabile , trasversale esperienza collettiva che fu la Costituente , nata dalla Resistenza che rispetto al passato ha eretto su altre basi la politica sociale che si esplicita appieno nell’art. 38 della nostra Costituzione repubblicana. Oggi, purtroppo , non c è più il necessario equilibrio che un tempo non lontano a noi ha consentito una produttiva osmosi tra stato sociale ed individuo . oggi l’ individualismo soverchiante ha spesso fatto evaporare , per narcisismo o per altro , il privato nell’anonimato sociale e con l’incipiente diffusione dell’ “autismo virtuale”( molto diverso dall’autismo naturale , tra l’altro ad oggi in aumento ad del 30% ) si è allargato per certi versi si espande senza confine : ne sono esempio il postare in rete i piatti che si preparano in casa o si gustano nei ristoranti ( è il narcisismo dei paganti la pietanza!) o peggio le foto non autorizzate di neonati o infanti ( infante in latino ha il significato di colui che nonparla) indifesi, la sessualità esibita, le tragedie e soprattutto i lutti familiari straordinariamente compartecipati in massa per qualsiasi prevedibile dipartita da questo mondo … L individualismo attuale è in primis un prodotto del modello economico dominante che privilegia il mercato, quindi la commercializzazione dei beni e dei servizi . Più oggetti individuali si posseggono e meglio funziona il decentramento della personalità fuori di sé ovvero “incarnata” o estesa negli oggetti posseduti. Provo a ricordare alcuni aspetti del passaggio dal collettivo all’individuale . A memoria ricordo che un tempo , nei bar in bella vista c’era il jukebox anni 70 che allora sembrava una diavoleria sonora ad alta tecnologia che con il suo braccio meccanico prelevava dalla corona ruotante dei 45 giri i canonici tre 45 selezionati e non appena la puntina graffiante si poggiava sul vinile , Adriano Celentano, Gianni Morandi o Elvis Presley iniziavano a cantare il Lato A ( più referenziato) o il lato B del disco . L’ascolto era collettivo ,anzi con una punta di soddisfatto narcisismo imprudentemente esteso e imposto a tutti gli avventori. Anche la moneta da infilare nell’apposita feritoia a volte poteva derivare da una limitata questua collettiva ; la scelta delle canzoni da ascoltare veniva decisa al momento , non programmato da un disk jockey ed anche l’ascolto era collettivo. Immancabile, sia nei bar che nelle sale da gioco di ritrovo troneggiava il flipper che offriva un gioco meccanico a punteggio nel quale , sebbene i rilanci della biglia in gioco fossero nella pulsantiera a lato della macchina , manuali e individuali , poiché il gioco con prontezza di riflessi impegnava visivamente il singolo , gli attenti astanti sempre a ridosso del giocatore, dando di spalla, l’incitavano con suggerimenti, deviazioni da apportare al percorso della biglia , come se compartecipassero di persona al gioco . Spesso nei bar o nella sala gioco non poteva mancare il calcio-balilla ( perché poi, balilla!): la postazione fissa del calcio giocato , in due o in quattro , muovendo le aste in cui erano infilati i calciatori cercando di intercettare direzionare in porta la pallina che capitava tra i piedi dei giocatori . Erano giochi collettivi che oggi sono scomparsi travolti dall’ascolto individuale o dal gioco individuale a punteggio , che in modo furbesco invita a reiterare l ‘intrattenimento giocoso stando a casa ,o a passeggio, magari ascoltando con le cuffie o digitando sul dispositivo elettronico portatile in modo compulsivo . Ma oggi è imperante lo schermo , anzi gli schermi : tivù, Smartphone, videoterminali , che emettono luce blu (una finestra particolare di luce che disturba il sonno predisponendo i video dipendenti (dalle sei alle otto ore quotidiane) all’autismo informatico poiché il nostro cervello dell’età della pietra i cui bit naturali viaggiano lungo gli assoni nervosi alla velocità di millisecondi non può competere con i bit dei dispositivi informatici che viaggiano a velocità elettroniche E, rientrando appieno in tema vorrei azzardare qualche suggerimento per una politica sociale del futuro che oltre agli aspetti pensionistici debba tener conto delle rilevanti modifiche della struttura familiare, della denatalità crescente , dei diritti degli immigrati che nel nostro Paese sono circa il 10% … Per concludere , riporto in merito una citazione premonitrice di Isaac Asimov : “ i pochi fortunati che potranno essere coinvolti in un lavoro creativo di qualsiasi genere saranno la vera ° élite dell’umanità perché saranno i soli a fare qualcosa in più oltre che servire una macchina”.e quella più attuale di Steve Jobs .” Il tuo tempo è limitato non sprecarlo vivendo la vita di qualcun altro ( o, aggiungo, del tuo avatar ) Prof. Arcangelo Pretore



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