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21/5/2025 ● Eventi
Salone internazionale del Libro 2025, "Rita Pavone, Gemma e le altre"
Rita Pavone
Autrice di "Rita Pavone, Gemma e le altre"(La nave di Teseo)
Nel palco live del piazzale 5, un’esile figura sfila stringendo mani e lanciando
baci tra la gente assiepata ad accoglierla.
Sapevo che fosse minuta, ma non fino a questo punto.
La sua voce però è inversamente proporzionale alla sua statura.
Lei ci scherza su e dice che non è cresciuta perché, la casa dove abitava con la
sua famiglia e i suoi fratelli era cosi piccola che lo spazio a lei riservato
era poco più di un metro, tra la porta del bagno e l’uscio di casa.
Rita, in realtà è una donna forte che di sfide ne ha vinte tante nella vita.
Talentuosa, intelligente, lavoratrice instancabile ma sempre con i piedi in
terra da brava figlia di operai.
Qualcuno le chiede cosa pensa dell’autotune e lei dice semplicemente che chi ne
ha bisogno dovrebbe comprendere che quello di cantare non può essere il suo
mestiere.
Racconta la sua vita e soprattutto l’amore contrastato e contestato dai media,
con Teddy Reno, all’epoca suo produttore.
Una relazione scandalosa mal vista sia dal modo artistico che dal suo stesso
padre.
Lo stesso che, siccome era a suo tempo ancora minorenne, le fece perdere il
treno per una carriera in america.
Una passione che, secondo le malelingue, sarebbe durata “ lo spazio di una
canzone” ma che invece oggi festeggia 57 anni di matrimonio piena ancora
d’amore.
Rita è a suo agio, è una di noi e quando il pubblico comincia a farle delle
domande con la difficoltà di farsi sentire, lei salta agilmente dal palco e
porta il suo microfono tra le persone.
Qualcuno le chiede d’intonare qualche canzone e lei lo fa meravigliosamente, è
veramente una donna incredibile!
La sua presenza la Salone è dovuta all’ultima sfida che lei ha lasciato a se
stessa, grazie anche all’amicizia con Elisabetta Sgarbi.
Rita non è stata solo interprete di canzoni, ma ha sempre amato anche scrivere.
Non solo, era ed è, una donna che ha la capacità di anticipare i tempi.
Infatti, nel 1989 usciva Gemma e le altre, un album in cui veniva indagato
l’universo femminile in tutte le sue sfumature e accezioni. Trentasei anni dopo,
queste storie e questo disco riemergono “con una grande e inaspettata forza”.
“Gemma e le altre è il disco di cui mi si chiede e mi si parla in continuazione
durante le interviste. Allora mi sono chiesta io: perché non mettere le storie
di questo disco, le storie di queste donne in un libro?
Ci sono «Donne ferme», deluse e «ignare di essere vittime di loro stesse», e
«Donne che camminano», capaci di voltare pagina e ricominciare da capo. Ci sono
donne vere: «strepitosamente sempre donne, inguaribilmente sempre donne,
spudoratamente sempre donne».
Sembrerà strano, o perlomeno inconsueto, scrivere un libro a partire da un disco
rilasciato 35 anni fa. Un disco però per lei decisivo. Un concept album, che
pochi conoscevano, e pochi forse tuttora conoscono. Un album dove lei, per la
prima volta, oltre a indossare i panni di produttore esecutivo dell’intero
progetto – le musiche sono di Carolain –, è autrice dei testi in cui ho scelto
di rivolgere lo sguardo all’universo femminile, in tutte le sue sfumature e
accezioni. Compresa quella degli amori diversi. E questo accadeva in tempi non
sospetti. Ora è fin troppo facile parlare di qualcosa che allora era invece
considerato dalla società inammissibile, improponibile, inaccettabile.
“ In quei brani, ci sono le storie vere di alcune donne, le cui vite, disperse
tra gioie, dolori e rimpianti, mi hanno preso per mano, coinvolgendomi al punto
tale da desiderare di mettere i loro sentimenti, la loro rabbia interiore, la
loro fierezza o decadente debolezza, anche in musica. “Gemma e le altre” fu
recensito magnificamente da molti critici musicali, ma, per gli argomenti
trattati, subì una voluta indifferenza da parte delle radio e della TV. Ma il
tempo è galantuomo e oggi, d’improvviso, questo disco riemerge per suo conto,
con una grande e inaspettata forza.
A onor di cronaca lei dice che in tv le uniche persone che passarono e
apprezzarono l’album furono Raffaella Carrà e Corrado Mantoni cui va la sua
eterna riconoscenza.