BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilit alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attivit professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonch editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, cos , l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


29/5/2025 ● Eventi

Salone internazionale del Libro 2025, "Fuori fuoco" di Antonello Venditti

“Notte prima degli esami”: ogni frase in questo testo è un film. Coglie le lacrime e le preghiere della tua vita.

  Giorgio Senese ● 253


Antonello Venditti (con Gianluigi Nuzzi)
Autore di Fuori fuoco (Rizzoli)

Figlio unico di borghesi, la mamma insegnante di greco e latino, il padre Prefetto.
Gli anni dell’adolescenza tappato in casa in solitudine con la voce e i tasti di un pianoforte a fargli compagnia. Il mondo e la formazione musicale e gli anni Settanta,
gli amuleti , i cappelli e gli occhiali, gli amici e i colleghi.
Un fratello acquisito come Francesco De Gregori, la vita di Antonello Venditti ricostruita attraverso i suoi ricordi e, soprattutto, le sue canzoni.

Antonello, appena arriva sul palco viene presentato da Gianluigi Nuzzi che introduce il libro che hanno prodotto insieme.
Antonello, quando prende parola, parla di Gianluigi come di un grande amico e nel farlo ci tiene a sottolineare come l’amicizia per lui, sai il sentimento più grande che può nascere tra le persone.
Svincolato dal sesso, secondo lui, è un sentimento eterno perché nasce dal confronto.
“…ma questo lo capisci dopo, mentre il cammino della tua vita va avanti, insomma, io ho un'età in cui ho vissuto tante cose; quindi, posso dire che è un superamore, l'amore principale.
Certo, poi c'è l'amore per una donna, l'amore per la terra, per il pianeta, per la civiltà, l'amore esiste, l'amore è bellissimo,... e poi, per amore si soffre.
Questa è una cosa stranissima, perché l'amore, quando è amore, non dovrebbe essere sofferenza”.
Prosegue sottolineando come tra le tante parole scritte sui testi delle sue canzoni, quelle più belle sono: “ci vorrebbe un amico”.
A suo dire però, la sua canzone più bella è “Notte prima degli esami” perché è un condensato di esperienze. E’ la canzone che contiene al suo interno tutte le altre che ha scritto.

“…Claudia non tremare, non ti posso far male, se l'amore è amore”.

Un attimo di pausa riflessiva, si aggiusta gli inseparabili ray-ban sul naso e prosegue:

“Ogni frase in questo testo è un film. Coglie le lacrime e le preghiere della tua vita. Non è una canzone da studenti, contiene tutte le generazioni perché ci siamo dentro tutti, mamma e papà, studenti, professori, bambini, tutti.
Quindi, la sto rivalutando pure io e ogni volta che la canto, la canto con un animo diverso e anche in maniera molto diversa.
Ad esempio, quando la canto ai concerti, devo rispettare il tempo e le battute così che tutti la possono cantare con me.
Io invece a volte la vorrei cantare lentamente, non per sottrarmi al canto della gente, ma per riprenderla intimamente.
Ho scoperto che più le cose sono lette, più sono intime, più sono pensate, più sono pesanti, più pesano, anzi, non è che sono pesanti, sono profonde”.

Si lamenta di come oggi si viva tutto in velocità, in maniera paranoica senza dare il tempo giusto alle cose.
Dal canto suo reputa “sacro” il suo tempo e per lui ormasi non esiste più l’urgenza per nulla.
Riesce a passare da mattatore all’Arena di Verona a uno stato intimista da antico eremita.
Nel suo microcosmo (ha lo studio di registrazione in campagna), riesce a ragionare di tutto nella sua sensibilità che è oltremodo elevata.
D’altronde solo una grandissima sensibilità ti può far scrivere “Sora Rosa” a soli 14 anni e “Roma Capoccia” a 15.

“Eh vabbè, io guarda, sono così sensibile, che se passa una mosca a Bagdad, io la sento. La mia vita è ultrasensoriale. Veramente, purtroppo non lo posso proprio certificare sui terremoti, ma quello che accade io lo avverto prima… io sono capace di diventare malato immaginario, di vivere le malattie degli altri. Adesso non voglio dirvi cose assurde, però è così...io ho vissuto su di me anche la sofferenza di Papa Francesco a cui ero molto legato…io sono stato, durante la malattia del Papa, 60 giorni male come lui.”

La nota religiosa appena introdotta lo porta a parlare di Gesù che, secondo lui, non era un uomo buono perché non esistono persone buone.
Accanto alla bontà deve esserci sempre la giustizia e Gesù ha dimostrato di essere un uomo buono e giusto.
La bontà senza la giustizia non ha senso.

“…che meritiamo un'altra vita più giusta e libera se vuoi”

Cristo quando è andato al tempio e ha scacciato i mercanti in malo modo, non era un uomo buono, era un uomo giusto.
Quindi dobbiamo recuperare l'idea di non aver paura della giustizia.
Ma essere giusto è anche un andare contro corrente, perché il mondo è talmente ingiusto che ormai non c'è più nessuno che possa indicare la vera verità.
Noi viviamo discernendo tra buono e cattivo, ma non è questo il tema, quello corretto è proprio del giusto dall’ingiusto.
Alla domanda del suo rapporto con Papa Francesco esprime il suo amore per lui e la loro somiglianza.

“Si, perché mi somigliava molto. Nel senso che questo non è un peccato di presunzione, anche se quella non mi manca. Lui era un gesuita, e io sono il frutto di un miracolo di un gesuita. A 8 mesi io stavo per morire, all’epoca non c’erano le incubatrici. Si presenta in sogno a mia madre un signore che dice di essere Francesco Saverio. Mia madre, anche essendo colta, non conosceva San Francesco Saverio. Il quale dice alcune cose a mia madre. “Ti dico, tuo figlio si salverà”. Quindi l'idea che comunque ci sia un po' di gesuita in me e molto di San Francesco d’Assisi, è una realtà e una contraddizione. Anche Papa Francesco ha cercato di mettere insieme la sua parte colta di gesuita e la povertà francescana. In questo ci somigliamo, ma è chiaro che lui ha trovato solamente nemici sulla sua strada”.

Qualcuno gli chiede del nuovo Papa

“ Questo qua, mi pare che, essendo agostiniano, ha una raffinatezza molto più complessa”.

Antonello in fatto di fede si dice bipolare.

“Se Antonello è completamente laico, Venditti è un credente. Antonello rispetta le leggi dello stato, quindi, per esempio, anche la legge sull’aborto.
Lo stato può fare tutte le leggi che vuole, è libero di farle è un suo diritto e noi cittadini dobbiamo rispettarle.
Venditti le accetta come cittadino, ma poi da credente sceglie secondo la propria coscienza, sempre nella libertà sua e altrui.
Fare le leggi va bene e se la tua libertà non confligge con quella degli altri, dov’è il problema? Fai conto, due ragazzi che vogliono stare insieme laicamente, devono poterlo fare. Se poi vogliono sposarsi in chiesa o no, è affar loro. Negare le libertà e la felicità degli altri è sbagliato. Non è una cosa giusta”.

Gli chiedono di spiegarsi meglio la sua parte Venditti, quella cattolica.
“Venditti e quello che dice sempre “Christus vincit”.
Si fa pensoso e si rammarica di una cosa:
“…Cristo purtroppo, non ha vissuto un'esperienza umana estremamente interessante. La vecchiaia. Peccato, perché essere umano e non provare cosa significa essere da un giorno all’altro vecchio, è una mancanza notevolissima. Lui pur sapendo che suo Padre l’avrebbe resuscitato, ha chiesto aiuto all’orto degli ulivi. Questo è l’uomo, un essere che geme e aspetta. “Ascolta i nostri cuori caduti in questo mondo siamo in tanti ad aspettare, donaci la pace e ai nostri simili pane fresco da mangiare” (cita il testo della canzone “Stella”). Cioè l’uomo aspetta qualcosa che arriverà, non arriverà, è dentro di noi, è su una stella… non si sa. Ma deve arrivare e questa è la speranza. Quindi noi fondamentalmente siamo speranza, giustizia e cos'altro?...amore”.
Molto interessante è la parte in cui raccolta la sua fuga di casa a 17 anni e comincia a frequentare il Folk Studio dove c’era sempre la fila di ragazzi e ragazze che volevano suonare.
E’ fuggito da una madre estremamente rigida e apprensiva, che lo ha cresciuto in una campana di vetro “…io a 17 anni non conoscevo Roma” e che era strutturalmente incapace di dare e ricevere amore,
Racconta di quando Bob Dylan giovane, che aveva una ragazza a Perugia, si doveva esibire davanti a un pubblico di una decina di persone e che non ci riuscì.
“A Gian Carlo Cesaroni, che era proprio il capo culturale del Folk Studio, Bob Dylan gli stava sul c…o e non lo fece cantare!”
E ancora
“…era di martedì e chi suonava era Francesco (De Gregori). Cominciò a cantare due, tre, quattro canzoni, mischiava le sue canzoni con quelle delle traduzioni che faceva lui di Dylan e di Cohen ed erano perfette, cioè non si sentiva la differenza tra le canzoni di Cohen, di Dylan e le sue. Questo mi colpì molto. Io feci sentire a lui e a quel burbero di Cesaroni “Sora Rosa” e “Viva Mao”, ma evitai “Roma capoccia” perché mi vergognavo, era troppo commerciale. Cesaroni senza battere ciglio mi disse di cominciare a suonare già dalla domenica successiva”.
Antonello dovette anche affrontare un altro problema.
Il suo strumento era il pianoforte che, avendo un suono potente lo costringeva a urlare per farsi sentire. Infatti in gola ha una potenza non indifferente e in sala ce lo dimostra sparando delle note che arrivano come schioppettate alle nostre orecchie.

“…ma il problema è che io suonavo il pianoforte che non c'era nella tradizione rock, c'era solo in quella jazz. Avevo un pianoforte verticale diretto verso il muro, io lo schiodato dal muro e lo portavo un po' più avanti. Però alla fine la mia voce doveva essere così potente che doveva superare il pianoforte. In più ho dovuto inventare un modo di suonare il pianoforte in finger picking, che è come il finger picking della chitarra americana. Solo così riuscivo ed essere perfettamente in sintonia con i miei amici che suonavano le chitarre”.

Antonello si sente a casa tra di noi, che in qualche modo lo abbiamo cercato e rincorso per avere questo incontro con lui.
Io gli sono capitato proprio di fronte, al primo posto e non mi trattengo di chiedergli dei suoi rapporti con Fabrizio De Andrè.
Lui glissa la domanda, dicendo semplicemente che erano entrambi due teste di c…o, ma che poi maturando, si sono ritrovati.
Continua a raccontare altri aneddoti sfiziosi e dell’amicizia profonda con De Gregori, suo fratello non biologico ma, certamente spirituale.
Credo però a questo punto di essermi allungato troppo, debordando dal format del blog che gentilmente mi ospita.
Così per non rischiare tagli comprensibili, vi lascio consigliandovi di acquistare il libro, dove potrete soddisfare tutte le curiosità che spero di aver suscitato in voi.



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