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4/8/2025 ● Cultura
L’uragano del 4 agosto 1894 in Guglionesi
“Erano circa le tre e mezza pomeridiane allorchè all’improvviso un rombo
formidabile ed un frastuono orrendo ruppe bruscamente la siesta che a quell’ora
facevasi dai cittadini.
Che è, che non è, ecco che la campana maggiore dà il grido d’allarme rivolto al
Signore del buono, ed una urla di donne, gridando e piangendo, emette clamori
disperati accompagnati dagli acuti stridi di bambini. Affacciatomi al balcone
potei accertarmi che un terribile colpo di vento di Nord-Ovest si era scatenato
con un furore inaudito. L’uragano trasportava come piume e fuscelli panche,
barili, covoni di grano e checchè trovava nel passaggio. Ogni oggetto che preso
nel movimento vorticoso della colonna d’aria. Una orrenda tromba percorreva lo
spazio con una velocità di almeno 40 metri al secondo, grande sopra se stessa
come se l’avesse afferrato un qualche Maestro in aereo. Fortunatamente la
tromba non si diresse sul paese, che avrebbe sicuramente rovesciato da cima a
fondo, a giudicare dalla commozione spaventevole degli usci e delle imposte. Ma
numerosi furono i disastri cagionati nella campagna per una zona di almeno
trenta miglia di lunghezza e cinquanta metri di larghezza; disastri e danni da
calcolarsi, forse, duecentomila lire circa. Alberi sradicati, praterie devastate
da rari ma grossi chicchi bitorsoluti di grandine; territori scavati e
livellati; tromba in una parola, che qualsiasi cosa stritolava nel suo
passaggio, molte persone abbattute, sospinte, voltolate in una maniera sconcia.
Le famiglie Lorito, de Socio, Somma, Rocchia, Mancini, Della Porta ebbero i
danni maggiori.
Tali furono le testimonianze del proprio furore che gli lasciò dietro questo
formidabile uragano superiore a quelli che ricordavano i più vecchi cittadini.
Dopo qualche tempo di indicibile trepidazione la tromba finalmente vuoltassi e
si ruppe: cessò l’uragano e rimase solo tanto vento da fare che la velocità di
traslazione degli strati atmosferici scemasse sensibilmente. Due ore dopo l’aria
era quasi spazzata, finchè l’uragano si ammazzò di per sé, in modo che dopo la
rottura della tromba, l’atmosfera mostrava quella limpidità nuova, che si vede e
si sente dopo il passaggio delle grandi meteore.”
Canonico Angelo Maria Rocchia