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07/10/2025 ● Lettera a FPW
"Le Maddalena" di don Nicola Mattia
Mi trovo a leggere il secondo libro avuto in omaggio dalla Volturnia Edizioni di Isernia: “Le Maddalenaâ€, opera scritta da don Nicola Mattia, nato a Guglionesi (CB) nel 1963, Presbitero della Diocesi di Termoli-Larino dal 1990, attualmente parroco di San Pietro Apostolo in San Martino in Pensilis.
Fedele ad una tradizione che qualifica Maria Maddalena, seguace e Apostola di Gesù, una “prostitutaâ€, Nicola Mattia, narra di sedici donne cadute nell’aberrazione del peccato di abuso di sessualità , ciascuna delle quali, nel corso della vita, trovò il coraggio e la forza di ravvedersi, uscire dalle abitudini abominevoli, trovare la strada della vita umile, virtuosa, onesta… santa, avendo ottenuto la misericordia divina.
Tra di esse vi è anche l’imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano il Grande (482-565), salito sul trono come Imperatore d’Oriente nel 527.
Gesù, nei Vangeli, ha spesso contatti con donne di facili costumi e si adopera per allontanarle dal vizio di prostituzione e renderle degne di salire al Cielo.
Non hanno un nome, sono persone anonime, ben diverse da Maria Maddalena che ricopre un ruolo significativo sia nei Vangeli sinottici sia nei Vangeli apocrifi, essendo stata la prima testimone oculare e la prima annunciatrice agli Apostoli dell'avvenuta resurrezione di Gesù Cristo.
È venerata come santa dalla Chiesa cattolica, che celebra la sua festa il 22 luglio. La figura di questa santa viene descritta, sia nel Nuovo Testamento sia nei Vangeli apocrifi, come una delle più rilevanti e devote discepole di Gesù.
Altro personaggio che ha lasciato traccia nella cronaca mondana e nella storia è Alessandra Maria Antonietta Livia Starabba di Rudinì (Napoli, 1876 – Ginevra, 1931) è stata una nobile italiana, protagonista “chiacchierata†della vita mondana del primo Novecento, deve la sua celebrità alla burrascosa relazione con Gabriele D'Annun-zio. Era figlia di Antonio Starabba, marchese palermitano di Rudinì, grande proprietario terriero e uomo politico (fu più volte ministro e due volte primo ministro); la madre, contessa Maria de Barral, era francese, la quale diede alla figlia una encomiabile educazione religiosa
Scrive don Nicola Mattia: “A diciotto anni, Alessandra sposa per amore il marchese Marcello Carlotti e va a vivere nei possedimenti del marito a Gardaâ€. Rimasta vedova si diede a viaggiare per tutta Europa. Alla nozze de fratello Carlo, Alessandra conobbe il “vate†Gabriele D’Annunzio. Tre mesi dopo “vanno a convivere nella villa dannunziana La Cappuccina a Firenzeâ€. Alta un metro e ottanta, capelli biondi e occhi azzurri, conquistò a tal punto il cuore del Poeta che questi la ribattezzò Nike (dea della mitologia greca, personificazione della “Vittoria).
Terminata la passione del vate verso di lei, Alessandra, nel 1911, all’età di 35 anni, intraprese la vita monacale. Entrò come postulante nel Carmelo De la Trinità a Paray-le Monial; la Priora del convento, al momento della emissione dei voti, le impose il nome di Suor Maria di Gesù. Nel mese di giugno 1917, Suor Maria divenne priora del Carmelo, il quale sotto la sua direzione “raggiunse uno splendore mai visto fino ad alloraâ€. A Lei si deve la erezione di due monasteri, uno su Montmartre a Parigi, e uno a Valenciennes.
Il 2 gennaio 1931, Madre Maria di Gesù, “consegnò lo spirito al suo vero Sposoâ€, Gesù.
Altri personaggi danno sostanza al libro di don Nicola Mattia.
C’è l’anacoreta Maria di Edessa, città della Macedonia Centrale, nel nord della Grecia. Maria era già monaca quando venne sedotta da un monaco, ammaliato dalla sua bellezza.
Inorridita dal suo peccato, Maria lasciò il convento e si ritirò a vivere nel deserto, “convinta che quella era la punizione che si meritavaâ€.
Sarà lo zio, il santo monaco Abramo (Sant’Abramo Kidunaia), a ritrovarla e a riportarla nel convento, accolta con gioia dalle altre suore. Qui si consumò nella preghiera e nella donazione totale a Dio, tanto che, con il suo amore per lo Sposo divino, venne “trasformata nell’immagine di Cristo di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spiritoâ€.
Altra figura di rilievo è sicuramente Pelagia di Antiochia, vissuta nel III secolo d.C. La sua vita di meretrice fu scritta dal diacono Giacomo. Per mostrare al pubblico la sua bellezza e la sua ricchezza, Pelagia, che era la prima delle attrice di Antiochia e anche la prima delle danzatrici mimiche, aveva l’abitudine di attraversare le strade della sua città “seduta su un asinello, adornata a tal punto che nulla si vedeva su di lei se non oro e perle e pietre prezioseâ€. La visione della sua strepitosa e “così grande bellezza†riuscì a “folgorare†anche il vescovo Nonno, ad Antiochia con altri vescovi “per discutere una causa non meglio precisataâ€.
Alcuni giorni dopo, di domenica, la prostituta, nella cattedrale di Antiochia, ascoltò un sermone del vescovo Nonno e talmente colpita dalle parole del sant’uomo, si recò nell’alloggio di lui, si gettò ai suoi piedi e lo pregò di battezzar-la; la qual cosa avvenne con il consenso degli altri vescovi presenti. Otto giorni dopo aver ricevuto il battesimo, Palagia “di notte depose la veste bianca e si rivestì d’una tunica di stoffa grezza e della cotta del vescovo Nonno e così vestita lasciò Antiochiaâ€. Andò in Terra Santa. Si ritirò a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, e qui “il monaco Pelagioâ€, visse da eremita, in una “modesta cella chiusa da ogni parte, con una finestrella su una pareteâ€. E qui morì, in estrema solitudine. Soltanto al momento dell’unzione del corpo del defunto con la mirra, i monaci della città si accorsero che “il monaco senza barba†era in realtà una donna.
Altra figura di santa che colpisce è quella di Margherita da Cortona, nata a Laviano (Perugia) nel 1247. Donna bellissima, a sedici anni andò a convivere con un ricco proprietario terriero di Montepulciano, di nome Arsenio. Nella città che aveva dato i natali al compagno di vita, Margherita “incideva adorna di tanti vestiti, con fermagli d’oro tra i capelli, a cavallo o a piedi, col viso dipinto, ostentando la ricchezza del suo uomoâ€
Alla morte di Arsenio, avvenuta nel corso di una battuta di caccia, Margherita fu cacciata via dal castello. Tornò dal padre, ma non venne accolta. Cadde in preda alla disperazione, dovendo occuparsi anche della nutrizione, della crescita e dell’educazione del bambino avuto da Arsenio. In questa angosciosa fase della sua vita, non manca chi avanza il sospetto che abbia praticata la prostituzione. Ricevuta dai frati del convento dei francescani, Margherita si sentì “finalmente a casa, accolta, amata, perdonataâ€. Dopo tre anni di Prova nel convento, Margherita venne ammessa nel Terz’Ordine Francescano, dedicandosi interamente alla preghiera e alla venerazione del suo Sposo Gesù. Un amore che la teneva costantemente “confitta alla croce di Gesùâ€, fino a “provare ciò ciò che provò la Vergine ai piedi della croceâ€. Un Venerdì Santo volle essere “mentalmente crocifissa davanti alla Croce. E così avvenne: dall’ora Terza, fino al tramonto, restò assorta, soffrendo le singolo pene (di Cristo), fino allo spasimo, anzi fino alla morteâ€. Questo suo “permanere sulla croce portò Margherita ad essere figlia della Pace e portatrice di Paceâ€.
Una vita di solitudine, la sua, “fra le braccia del suo Signore, al quale ella dice: “Signore, tu sai bene che là dove tu sei, c’è vera e perfetta letiziaâ€; perfetta beatitudine che Margherita raggiunse il 22 febbraio 1297.
Altra perla, che non passa inosservata al lettore, è la storia di Caterina Vannini, nata a Siena, nella contrada della Tartuca nel 1558 o nel nel 1564. Il suo biografo, il cardinale Federico Borromeo (Milano, 1564-1631), in tre volumi pubblicati nel 1618, narra della vita terrena di Caterina, la quale, rimasta orfana del padre all’età di 10 anni, si trovò nella condizione di far fronte alle esigenze economiche della famiglia; a 11 anni “era conosciuta in tutta Siena per le sue capacità nell’arte del meretricioâ€. Trasferitasi a Roma, incontrò “i favori di molti uomini, di potere e di cultura; secondo alcuni sembra sia lei la Maria Maddalena e la Madonna della Morte della Vergine del Caravaggioâ€. Nell’imminenza della celebrazione del Giubileo straordinario del 1574, il papa Gregorio XIII, mette al bando la prostituzione; Margherita venne arrestata. Riuscì a fuggire dal carcere facendo ricorso alla sua arte di seduzione. Tornata a Pisa, sente il bisogno di cambiar vita. Chiede di essere ammessa tra le monache terziarie domenicane. Nel 1584 entra nel Monastero delle Convertite di Santa Maria delle Grazie. Si chiude nel silenzio assoluto, “diviene per tutti la santa vivente e si espande la fama delle sue estasi e dei suoi rapimenti spiritualiâ€. Morì il 30 luglio 1606, dopo una malattia. Il papa Pio X, nel 1906 decretoÌ€ le sue virtuÌ€ eroiche dichiarandola venerabile e pochi anni dopo, nel 1920, venne proclamata beata da Benedetto XV.
Non c’è dubbio che la maestria narrativa di don Nicola Mattia è tale da non permettere ai suoi lettori di tralasciare la lettura degli altri racconti, da cui apprendiamo storie che magari riguardano personaggi fittizi (Lola, Mary, Lily, Olga, Sissi, Marilena), ma tutte cadute nel fango della perdizione. Sarà la forza della fede, la volontà di uscire dal dramma della prostituzione, la misericordia di Cristo sceso dal cielo per salvare i peccatori, ad operare il miracolo delle salvezza. Ora tutte Le Maddalena ricordate dallo scrittore molisano, tutte innamorate di Gesù, vivono la loro conquistata santità nella luce di Dio, Creatore e Signore dell’Universo.
Antonio Crecchia