BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


24/12/2025 ● Evento

Natale 2025 alle porte! Augurissimi a tutti…

…. ma di santa inquietudine!

  Claudio Palumbo ● 55


Al Popolo di Dio della Chiesa che è in Termoli-Larino


Carissimo fratello, carissima sorella,

eccoci al Natale del Signore, dinanzi alla povera mangiatoia di Betlemme, dove è nato il Salvatore. Vediamo Gesù il Cristo tra il bue e l’asinello, vediamo in adorazione Maria e Giuseppe, i poveri pastori, sentiamo il concento celeste degli angeli che cantano “Gloria” e sappiamo che anche i Magi, rappresentanti della umana sapienza, stanno per arrivare con doni profetici in mano. E noi che facciamo? Decidiamo di entrare in questo stupefacente Mistero di salvezza, oppure restiamo a guardare sulla soglia?

La domanda, prima della nostra speranza e del nostro amore, interpella la nostra fede. Questa, infatti, ci è data per imparare a sperare e ad amare, non per rimanere sulla soglia, per stare a guardare, per restare tranquilli e rimanere comodi, curando i propri affari (papa Francesco di v.m. parlava dei “cristiani da divano”). La fede invece ci chiama ad amare e ad entrare, nella vita, nel mistero di questa Persona, l’Uomo-Dio, venuto in mezzo a noi per essere il Dio-con noi. Siamo, dunque, tutti chiamati, vocati, ad una scelta, confortati dalla voce dello Spirito Santo di Dio che soavemente ci dice: “fidati di Dio” e “disobbedisci alle tue paure”. Dobbiamo riconoscerlo, ci sentiamo interiormente, nel cuore, divisi in due.

Ma che cosa succede dinanzi al Mistero di Betlemme? Accade l’inquietudine! E accade a tutti! Trattasi di un tunnel, che necessariamente bisogna attraversare, sostenuti dalla grazia divina, per diventare adulti: in umanità e vita teologale.
Dunque: santa inquietudine! Se non accade questa interiore spaccatura, non si cammina, non si va avanti. Sembrerebbe paradossale a dirsi, eppure la pace, da ognuno tanto invocata e attesa, nasce da questo provvidenziale dinamismo di marcia.

Il Signore è con noi e non ci lascia mai soli nel cammino. Tante volte è Lui che ci porta in braccio, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. La vita bella da tutti desiderata? Parte da Lui, dal Suo amore infinito, non da nostre iniziative. Pensa: Lui è il Signore della storia! Ci vuole fede: le cose le fa Lui. Bisogna attendere, bisogna saper aspettare, lasciando aperto il cuore alle Sue sorprese. Non di rado si soffre perché la vita la si pensa diversa da ciò che essa realmente è. E allora: lasciamo fare a Dio, come hanno fatto Maria e Giuseppe, Zaccaria ed Elisabetta, i Profeti e i Santi di ogni luogo e di ogni tempo, comprese le anime pie e umili che mai mancano sul nostro cammino e nella “porta accanto”.

Per tutto questo, fratello, sorella: auguri natalizi di santa inquietudine!
Sento, quest’anno, di farteli così, non collocandomi sui registri delle crisi e delle difficoltà che abbondano in ogni dove e ad ogni livello. Mi sembra, sinceramente, una lettura troppo scontata. So che mi comprenderai.
​Sì.
Penso che questa crisi, questo momento di disorientamento, di perplessità che viviamo, debba trasformarsi in una grande santa inquietudine, occasione per vedere sino in fondo in questa nostra società, dunque anche dentro ciascuno di noi, e conoscerne le cause. Questa crisi viene da un aspetto più profondo del nostro vissuto personale e sociale, quindi universale. Ecco perché, qui, si tratta di capire veramente se si sono fatti i calcoli giusti. La storia ci presenta il conto di tutte quelle volte nelle quali abbiamo pensato che le nostre scelte, le nostre decisioni, personali e/o comunitarie, alla fine, non avrebbero avuto risvolti. Assumeremo, allora, in noi la santa inquietudine che la luce di Betlemme irradia? Considereremo seriamente la possibilità di una nostra personale corresponsabilità, di un nostro più serio coinvolgimento, chiedendo a noi stessi cosa poter dare di più e meglio perché il risultato si mostri diverso da quanto finora vissuto e condiviso?

Dio entra nelle “tenebre” delle difficoltà e delle angosce degli uomini. Non ha timore di entrarvi. Scende in campo per aiutarci dall’interno, liberando la nostra libertà, spesso condizionata dal mille fattori. Un grande padre e dottore della Chiesa, Sant’Ireneo di Lione (II secolo d.C), insegnava che «venendo nel mondo Cristo ci porta ogni novità». Proprio così: omnia nova! Zampone natalizio, piatti tradizionali e romanticismo paranatalizio vanno bene, assieme a momenti di calore e prossimità umana, purché non smarriamo il punto essenziale che rende vero il Natale: Dio si incarna e interviene e, oggi come ieri: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» [Isaia 9,1]. E ancora: «La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta» [Giovanni 1,5].
Non temiamo. Dio non entrerà con prepotenza. Non entrerà con forza. Non farà violenza alla nostra libertà, non condizionerà le nostre scelte e neppure la nostra lentezza. Da grande, un giorno, nella sua predicazione pubblica Gesù dirà sempre: «Se vuoi», Si vis.
Nella santa inquietudine ci accorgeremo del Natale, quando questo ineffabile mistero di Amore innescherà in noi quei processi e movimenti, quel cammino che ci impegnerà per vie piene di senso, di gioia vera, con Gesù, che ci accompagna e ci aspetta.
La santa inquietudine porta te e me, fratello e sorella, a interrogarci: come voglio reagire? Come voglio rispondere all’annunzio del Natale? Sarà questo in grado di mettere in movimento la nostra vita? Sarà capace di metterci nuovamente in piedi?
La santa inquietudine ci pone dinanzi a una sfida. Lo sappiamo bene, dal momento che dinanzi a questo Bambino, Dio-con-noi, c’è chi si meraviglia, chi si entusiasma, chi ragiona, chi si prostra in adorazione, chi si scandalizza per tanta condizione di povertà e di provenienza “periferica” e chi continua a vivere come se nulla fosse accaduto. Una sfida che ci prova e che ci provoca: può un Dio venire al mondo in questo modo, come attestatoci dai Vangeli?

Nella storia del Natale è centrale l’annuncio: «Oggi vi è nato il Salvatore”. Sta di fatto che quando Gesù nasce sono gli uomini, Maria e Giuseppe, che lo devono mettere in salvo, fuggendo in Egitto [Matteo 2,13-23]. Non è questa una sfibrante contraddizione?

Sta altrettanto di fatto, però, che la storia viene risolta attraverso, non nonostante, queste contraddizioni, questi silenzi, frammisti a interrogativi e perplessità.
Per fortuna c’è Maria, la Madre del Verbo Incarnato, che ci offre l’esempio dell’atteggiamento da assumere e della giusta disposizione d’animo per stare innanzi al Bambino. Ci dice il Vangelo: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» [Luca 2,19]. Con me, prendi anche tu, fratello e sorella, Maria con te: Ipsa propitia pervenis!
La santa inquietudine ci sprona ad avere occhi attenti per leggere il Natale come la possibilità che in questa notte, pur buia, oscura, impenetrabile, difficile, che fatichiamo ad accettare, Lui, il Bambino, ci inviti a guardare con migliore attenzione le cose.
La santa inquietudine, allora, si fa Augurio, per me e per te, fratello, sorella. Non evadiamo la storia. Non fuggiamo, non deleghiamo ad altri, non voltiamo le spalle ai nostri problemi, alle nostre difficoltà, a quelle che ci toccano e che ci inquietano, ma attraversiamole. Guardando dentro a tutto questo, ci accorgeremo che quello che per noi, forse, è il problema, in realtà è una soluzione. Nella nuova storia, inaugurata dal Dio-con-noi, la storia della Salvezza, avviene così.
Per Giuseppe, inizialmente, Maria non costituì un problema? Egli pensava di Maria che era meglio disfarsi della sua presenza. «Decise di licenziarla in segreto» [Matteo 1,19]. Ma l’intervento di Dio, l’annuncio dell’angelo, il messaggio secondo la fede, gli dice: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» [Matteo 1,20-21]. Come a dire: non temere, perché proprio da Colei, che in questo momento costituisce per te un problema, una presenza scomoda da gestire, viene la soluzione.

Se è così, fratello, sorella, invochiamo reciprocamente da Dio la santa inquietudine del Natale. Nel concedarci auguriamoci reciprocamente di non fuggire da questa nostra storia, perché è proprio qui che, ancora una volta, Dio ha deciso di nascere e di far nascere la nostra gioia, la nostra pace e la nostra speranza.

Auguri, perché ciascuno, nella propria debolezza, nella propria “notte”, trovi l’indicazione del fremito di luce proveniente dalla mangiatoia di Betlemme.

Con una affettuosa benedizione.

+ Claudio, vescovo



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