Aggiornato:
30/12/2008 ● Caro Direttore
È morta la politica, viva la politica
Cloridano Bellocchio ● 1394
Caro direttore, il 2008 sta
volgendo a termine. Una domanda ricorrente in questi giorni: come sarà il nuovo
anno? Limitando la nostra riflessione sulla politica locale l’auspicio è:
speriamo cambi qualcosa. Aggiungo, in meglio.
Quello che più colpisce in questi ultimi mesi è il silenzio. Talvolta sembra che
la classe dirigente di questo paese sia abbozzolata in un atteggiamento di
rimozione generale. Impacciata. Persino nella scelta dei temi. Anche di quelli
su cui si è svolta la campagna elettorale pochi mesi fa (Rifiuti, Il Cinema
Teatro, Il Polo Culturale, il modello di gestione dei servizi pubblici locali,
ecc.). Tralasciando ovviamente le infamie e gli schizzi di fango, su cui oggi si
cerca di ‘stendere un velo pietoso’. Nei primi mesi del 2008 il cambiamento è
stata la parola più usata e più condivisa. Taluni in nome della libertà . Altri
in nome del buon governo e del ripristino dell’onestà . Entrambi per ‘inaugurare’
una governo locale, finalmente, trasparente ed aperto alla partecipazione dei
cittadini.
A qualcuno venne qualche scrupolo (o qualche preoccupazione elettorale?) è fece
sapere che la lista era ‘per Guglionesi’ non contro qualcuno. Quasi una
confessione. In realtà , com’è ovvio, le liste si fanno sempre contro qualcuno e
qualcosa ed a favore di qualcos’altro (in quanto cosa ed in quanto persona).
Infine, c’è stato chi ha evocato la necessità di un cambiamento nella
continuità . Un ossimoro che ha convinto solo il 33% dell’elettorato. Potenza
della parola in tempi dove ‘parola’ e ‘ cosa’ sono diventate estranee tra loro.
La parola liberata, finalmente, dall’abbraccio ‘costrittivo’ della realtà (la
cosa) e, quindi, dalla verifica tra il dire ed il fare, diventa il sostegno ‘al
possibile’. E’ possibile dire tutto in un crescendo che riesce a trasformare il
dibattito sul che fare in invettive contro chi ha fatto. Sempre colpevole di
aver fatto poco. I fatti diventano fattoidi. I moralisti finalmente possono
sfogare la loro ‘rabbia’ su chi si è ‘sporcato le mani’. Scatenatissimi
alimentano opinioni attorno alla corruzione degli altri. Giurano di essere a
conoscenza di fatti e circostanze a supporto dei loro ‘racconti fantasiosi’.
Abilissimi nell’evitare un dibattito serio sull’avvenire. Professionisti nel
nascondere la propria mediocrità vissuta con incontenibile frustrazione. Cosa è
rimasto di quel dibattito? Nulla. Non c’è da meravigliarsi. Chi viene dal nulla,
torna nel nulla.
Il 2009, (passato il 28 gennaio!) la ‘società civile’ ed i suoi rappresentanti
torneranno nel loro comodo letargo. Cullandosi, magari, ‘sul tanto peggio tanto
meglio’ cercheranno, nel frattempo, di individuare qualche ‘politico’ di turno
che, in barba al merito ed al costo, gli potrà essere utile per risolvere
qualche personalissimo problema. Aspettando di mettere alla gogna qualcuno. Le
mort saisit le vif per contro il 2009 sarà un anno importante. Che speriamo
venga vissuto con uno spirito diverso. Qualche avvisaglia c’è.
Nell’orizzonte si profilano impegni difficili che necessitano di risposte
adeguate. La crisi generale dell’economia renderà sempre più scarse le risorse
pubbliche trasferite per finanziare servizi essenziali sia per la qualità della
vita, sia per lo sviluppo del territorio. Occorreranno, da una parte, politiche
di razionalizzazione della spesa sul lato della riduzione dei costi per acquisto
di beni e servizi. Dall’altra, la messa in campo di iniziative volte al
reperimento di risorse dal lato delle entrare. Sia per sostenere gli
investimenti, sia per sostenere l’offerta di servizi innovativi volti alla
formazione dei giovani, sia all’apprestamento del contesto per favorire
eventuali iniziative di sviluppo delle PMI. Non è quindi eludibile la
ristrutturazione dei sistemi di gestione dei servizi pubblici locali aprendoli
alla logica della concorrenza e della competitività . Come non è più rinviabile
la decisione circa i tematismi fondamentali su cui impostare un piano strategico
di comunità (Turismo? Agroalimentare? Cultura e formazione?).
Infine, il tutto pensato e progettato all’interno del contesto territoriale del
bassomolise superando le anguste visioni tardo-municipaliste ed assumendo senza
indugio l’ispirazione glocalista. Una classe dirigente, al di là , della
collocazione di governo o di minoranza, dovrebbe ispirare il proprio impegno ai
temi che ci accompagnano verso il futuro. Questo per evitare che la nostra
comunità ancora una volta si troverà a subire le dinamiche ‘impersonali’ del
mercato. Sappiamo come siamo entrati nella crisi. Ma nessuno sa come ne
usciremo. Certamente cambieranno molte cose.
Il silenzio degli ultimi mesi non lascia sperare niente di buono. Quindi
occorrerà fare qualcosa affinché ci sia una sveglia generale, rispetto al sonno
dogmatico di chi si ricorda del proprio paese solo nella occasione delle
elezioni. O peggio solo quando c’è da ‘tagliare la testa a qualcuno’.
È morta la politica, viva la politica. Auguri di Buon Anno 2009.
