BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000

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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (oltre 4.000.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


21/1/2009 ● Politica

Il rapporto tra politica e verità


  Cloridano Bellocchio ● 1499


Caro Direttore, in tempi di "crisi acuta" della politica, nell’orizzonte della quale tornano ad addensarsi le domande di sempre: “che fare?” "per chi e per che cosa?", ci accorgiamo quanto sia difficile trovare risposte adeguate e comunicabili e, quindi, convincenti. Questa difficoltà è, innanzitutto, difficoltà (incapacità?) delle classi dirigenti. Coloro che decidono, per varie ragioni, di farsi carico delle domande ma mostrano affanno nell’elaborare le risposte adeguate. Da qui la crisi della politica come crisi di rappresentanza. Espressione del distacco/separatezza tra rappresentanti e rappresentati, partiti ed elettori, partiti ed iscritti, ecc. Che rischia di tradursi semplicemente in crisi di sistema.
Le ragioni del verificarsi di tutto questo sono molteplici e complicate. Tutte più o meno riconducibile al tempo che trascorre e porta con sé cambiamenti che rendono superate vecchie culture, antiche certezze, categorie interpretative del presente, i disegni per il futuro desiderabile o più desiderabile. Tutto questo ci parla della necessità di operare un rinnovamento profondo che deve attraversare gli individui, le forme organizzative e le ‘vecchie narrazioni’ che hanno mosso le persone per un periodo lungo di oltre un secolo. Ma, visto lo stile ed i contenuti che muovono la dialettica politica nel nostro comune, credo sia attuale la domanda: è possibile muovere verso questo cambiamento se la politica non ristabilisce un rapporto corretto con la verità, come perseguimento del bene comune?
Il rapporto tra politica e verità. Mi schiero subito. Sono convinto del fatto che quando la politica dimentica o si allontana dalla verità la vittima è la democrazia e, quindi, la qualità dei rapporti sociali. E, soprattutto, il sistema di garanzia per i diritti degli ultimi. Degli indifesi. Di quelli che non hanno risorse altre da mettere in campo. Ovviamente so benissimo che non tutti la pensano così. Anzi. Numerosi hanno sostenuto che i politici per ragioni connesse al ruolo si trovano costretti a mentire. Giungendo,così, a giustificare la compatibilità tra menzogna e politica. Sul rapporto tra politica e verità l’indagine ha attraversato un arco plurisecolare. Correndo il rischio della schematizzazione, credo si possa senz’altro affermare che nella cultura occidentale si sono fronteggiati due punti di vista.
Il primo, che ha reputato come fatto positivo l’uso della menzogna in politica. Da utilizzare, da parte dei "reggitori" del potere come "(...) farmaco per il bene della città" [Platone]. O finalizzata al mantenimento del potere da parte di colui che governa, il quale deve esercitare la virtù individuata come: "(...) abilità di simulare e dissimulare, di unire l’astuzia alla forza" [Machiavelli].
Il secondo punto di vista che, per contro, ha ritenuto la menzogna sempre e comunque negativa. In primis i padri della Chiesa. Per Tommaso D’Aquino, riprendendo le argomentazioni di Agostino, "(...) il bene presuppone il vero e la menzogna è un peccato contro la verità" [Tomaso D'Aquino]. Tommaso aggiunge che anche la simulazione, l’ipocrisia, la millanteria e l’ironia, in quanto forme di non sincerità sono, comunque, da evitare.
A seguire tra i filosofi moderni. Ugo Grozio e Kant, per citarne alcuni, hanno bandito la pratica della menzogna a fini politici: "(...) la menzogna lede sempre e comunque il diritto alla conoscenza di colui al quale sono diretti parole o segni. Per cui occorre una 'mutua obbligazione al vero" [Grozio]. Per Kant, la verità è un dovere incondizionato di fronte a tutta l’umanità, mentre la menzogna è una rovina per l’intera società e per le sue stesse fondamenta: chi mente abolisce la società. Dunque, "(...) mentire non è mai lecito e se anche l’interlocutore fosse indegno della verità, nel mentirgli non commetterei solo un’ingiustizia verso di lui, ma agirei 'contro i diritti dell’umanità' intera" [Kant].
In epoca contemporanea Hannah Arendt ha inteso introdurre una distinzione tra: verità di fatto e verità secondo ragione. Ma in maniera illuminante ci dice che la verità di fatto è 'politica per natura'. Perché riguarda "(...) eventi e circostanze in cui sono coinvolti in molti, è stabilita da testimoni e conta sulla testimonianza". Però "(...) il rispetto per la verità di fatto viene percepito come un’attitudine antipolitica. L’abitudine a dire la verità non è mai stata annoverata fra le virtù politiche, e le bugie sono sempre state considerate strumenti giustificabili negli affari politici". Ciononostante "(...) la menzogna finisce in realtà per mostrare, prima o poi, il suo impatto distruttivo sulla politica, che si realizza massimamente nei regimi totalitari" [Arendt].
Infine, Norberto Bobbio ci dice che "(...) anche la democrazia, se si fonda sull’idea di una verità inconoscibile, può degenerare in totalitarismo. La verità costituisce, pertanto, l’essenza irriducibile della politicità, il cui carattere plurale e molteplice ne garantisce l’accesso. Chi non crede nella verità – afferma Norberto Bobbio – sarà sempre tentato, soprattutto in politica, di 'rimettere ogni decisione alla forza'" [Bobbio]. Ed aggiungerei io alla mistificazione, alla menzogna alla delegittimazione dell’avversario ridotto a nemico assoluto.
Mi rendo conto che a questo discorso potrebbero essere opposte alcune obiezioni. Propongo loro di attenersi alle verità di fatto, nel senso indicato dalla Arendt. Sforzandosi, per quanto possibile, di eliminare la dietrologia o gli ‘idola’. Ed utilizzando sempre la categoria del “bene comune”.
Cosa significa tutto questo per la politica locale? Non voglio tornare sulle questioni sollevate da “È morta la politica...”. Ma per farla risorgere, a mio avviso, occorre ri-creare un contesto culturale e relazionale dove è possibile un impegno civile. Dove la battaglia diventa per le idee e non contro le persone. Dove il giudizio si nutre di una conoscenza della realtà, delle possibilità reali offerte, delle priorità obiettive. E, finalmente, di una critica circostanziata ed onesta dell’operato svolto. Rifiutando di lasciarsi suggestionare da modelli massimalisti della serie “voglio… tutto e subito”, tardo-ideologici del tipo “non è importante cosa si fa, ma chi lo fa”, familistici in base al “cosa ha fatto il Comune per me? o mistificatori “ tanto tutti rubano!”
Si chiede troppo? Spero di no.
P.s.: ancora una volta, volutamente, non ho parlato direttamente dell’amministrazione comunale o se si preferisce della maggioranza. E non perchè ho cambiato casacca.
A dire il vero non sto parlando neanche della opposizione o se si preferisce della minoranza. Al manicheismo facilone di chi vorrebbe ‘imprigionarci’ in un mondo immaginifico spezzato in due: o Bianco o Nero? Rispondo che preferisco confrontarmi con la realtà cercando, come ho sempre cercato di fare, di migliorarla per quanto possibile. In questo i "compagni" di avventura sono sempre ben accolti. Ovviamente se sono disposti ad usare il principio di verità nella politica.


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