27/1/2009 ● Politica
GNC: ecco i progetti di promozione artistica, storica e culturale
"Il Gruppo gnc, così come anticipato, in relazione alla recente firma
dell’accordo di programma per lo sviluppo della cultura e del turismo, invia ai
mezzi di comunicazione la seconda parte del progetto allegato all’accordo
stesso: contiene note sui fratelli Manente e Alpigiano ed i restauri proposti.
Progetto di promozione del patrimonio artistico, storico e culturale del
Comune di Guglionesi
Festival perManente
Note biografiche su Giuseppe Manente e Giovanni Alpigiano.
Giuseppe Manente.
Giuseppe Manente, nato a Morcone in provincia di Benevento il 3 febbraio 1867,
fu tra i maggiori compositori e direttori di bande italiane.
Iniziò la pratica musicale sotto la guida del padre Liborio Manente, chiamato a
dirigere la Banda musicale di Guglionesi dal 1869.
Il talento del piccolo Giuseppe ebbe modo di svilupparsi esibendosi con la Banda
Musicale di Guglionesi. Successivamente si trasferì a Napoli dove frequentò il
Regio Conservatorio di Musica di “San Pietro a Majella”, studiando composizione,
armonia e contrappunto con il maestro Camillo De Nardis e pratica strumentale
con il maestro Domenico Gatti. Ulteriori perfezionamenti li ottenne presso il
Conservatorio di Madrid con il maestro Emilio Serrano e successivamente con
Cesare De Santis al Liceo Musicale di Santa Cecilia di Roma.
Nel 1889 vinse il concorso per il posto di Capomusica del 60° Reggimento
Fanteria di Novara. Nel 1900 come direttore di banda partecipò all'Esposizione
Universale di Torino. Nel 1902 si esibì con proprie composizioni per orchestra
al Palazzo Reale di Torino alla presenza del Re e della famiglia reale. Nel 1905
diresse la banda del 3° Reggimento Fanteria. Nel 1910 il Ministero della Guerra
gli affidò la composizione dei Frammenti musicali da destinare all'attività
ginnica dei reggimenti di fanteria.
Dal Ministero della Guerra, nel 1911 e fino al 1918, ricevette la nomina di
Direttore della Banda del 2° Reggimento Granatieri di Sardegna con la quale si
esibì nel parco di Brooklyn a New York tra il tripudio della comunità italiana
emigrata negli Stati Uniti d’America. Tra il 1911 e il 1920 diresse la Banda del
43° Reggimento Fanteria e dal 1921 al 1924 passò alla direzione della Banda del
Re Fuad d’Egitto.
Nel 1925 Giuseppe Manente vinse il concorso per la direzione della costituenda
Banda della Guardia di Finanza di Roma, contribuendo in prima persona alla
selezione di musicanti provenienti dai principali Conservatori italiani.
Giuseppe Manente fu dunque il primo Direttore della Banda della Guardia di
Finanza per la quale compose l’Inno dei Finanzieri, banda che debuttò a Piazza
Colonna di Roma il 25 aprile 1925. Durante la sua lunga e intensa attività
concertistica la Banda della Guardia di Finanza si esibì presso le più
prestigiose istituzioni musicali italiane. Prima del congedo per raggiunti
limiti d'età Giuseppe Manente ebbe modo di esibirsi a Guglionesi il 12 giugno
1931 con la Banda della Guardia di Finanza al completo in occasione della
festività di S. Antonio da Padova. Manente restò alla guida della Banda della
Guardia di Finanza fino al febbraio del 1932 quando passò la direzione al
maestro Antonio D'Elia, accademico del Conservatorio di Santa Lucia di Roma e
noto compositore.
Nel tempo Giuseppe Manente diresse anche le bande civili di Lucca, Pescia e dei
Bagni di Montecatini. Fu direttore artistico dello Stabilimento Musicale A.
Lapini di Firenze e collaborò con varie riviste musicali. Conosciuto e
apprezzato per le oltre 800 composizioni e trascrizioni per banda, fu autore
anche di due opere liriche: Alla Regata, Opera in un atto, su libretto di
Martinetti andata in scena nel 1906 al Teatro Manzoni di Pistoia, e Il Paradiso
dei Cigni, Operetta in tre Atti su libretto di Anton Menotti Buja pubblicata a
Firenze nel 1939. Fu incaricato da Pietro Mascagni della riduzione per banda
della Cavalleria rusticana. Compose anche circa cinquanta brani per pianoforte,
un concerto per clarinetto, una berceuse per flauto, varie melodie per soprano,
alcune sinfonie per orchestra e un centinaio di brani per mandolino di cui fu un
eccellente esecutore. L’opera di Giuseppe Manente è in gran parte sconosciuta in
Italia, mentre le sue le composizioni per mandolino sono ampiamente note in
Giappone dove sono stati pubblicati tre compact disc dalla casa editrice Voxee.
Giuseppe Manente morì a Roma il 18 maggio 1941. Le sue spoglie riposano nel
cimitero di Guglionesi accanto a quelle della moglie Ida Visdomini.
Giovanni Alpigiano
La famiglia Manente è legata a Guglionesi anche per aver dato il 13 giugno 1876
i natali al maestro Giovanni Alpigiano dalla relazione tra Liborio Manente e la
cognata Florinda Colesanti. Giovanni Alpigiano visse in seno alla famiglia
Manente dalla quale fu introdotto alla pratica musicale sotto la guida del padre
Liborio che all'epoca dirigeva la Banda Musicale di Guglionesi.
A diciannove anni, seguendo l'esempio del fratello Giuseppe, intraprese la
carriera militare. Poco dopo fu nominato capo musica della Marina e diresse
varie bande imbarcate su navi ammiraglie. Nel luglio del 1903 vinse il concorso
da sottotenente maestro direttore della Banda dell'Esercito.
Giovanni Alpigiano sottotenente di prima nomina, Direttore della Banda del 43°
Reggimento di Fanteria di Parma..
Giovanni Alpigiano sottotenente di prima nomina, Direttore della Banda del 43°
Reggimento di Fanteria di Parma..
Dopo alcuni anni si recò negli Stati Uniti d’America dove diresse alcune bande
civili. Di ritorno dagli Stati Uniti fu nominato Direttore della Banda del 14°
Reggimento di Fanteria di Foggia.
Il 3 giugno 1910, in occasione della festività patronale di S. Adamo Abate,
diresse a Guglionesi la Banda Musicale del XIV Reggimento di Fanteria, suonando
per l’occasione l’inno trionfale da lui composto La Regina del Grano. In seguito
diresse anche la Banda dello Spolettificio del reale Esercito di Torre
Annunziata.
Trasferitosi a Portici, dove svolse l'attività di consulente della Casa Musicale
Pucci, morì il 7 maggio 1954.
I Restauri
La Chiesa di Santa Maria Maggiore
Secondo la tradizione, la chiesa di Santa Maria Maggiore sarebbe stata costruita
dai Normanni in seguito a un voto fatto alla Madonna da Goffredo da Altavilla,
conte di Capitanata, durante la conquista del castello di Guglionesi.
I Normanni, con l'intento di assediare il Mezzogiorno d'Italia si impossessarono
del Castello di Guglionesi che era crollato sul tragitto che conduceva dalla
Puglia all'Abruzzo: fortificarono così l'intero paese rendendolo un importante
punto d'appoggio per i successivi spostamenti e per le loro ulteriori conquiste.
La chiesa di Santa Maria Maggiore viene data al periodo della conquista
normanna, cioè all'XI secolo. Secondo altre fonti si pensa che la chiesa sia
stata costruita almeno un secolo dopo. Alla base di tale affermazione c'è
riferimento di un atto notarile del 1313 che riguardava un accordo preso tra gli
abitanti di Guglionesi e il Clero, in base al quale questi ultimi ottenevano il
diritto di eleggere i capitolari, il primicerio e l'arciprete. Questa facoltà,
secondo le testimonianze apparteneva agli abitanti del paese a partire dalla
costruzione della chiesa Santa Maria Maggiore che risale così al 1186, caduta
poi in rovina fu riedificata nel 1746.
All'interno si possono ammirare la Tavola dell'Assunta del 1572, L'ultima cena
del 1796 della scuola del Bardellino, , coro e pulpito in noce scolpita XVIII
sec. , l'icona della Madonna dell'Assunta del 1505, numerose tavole
cinquecentesche opera di Michele Greco d'Avalona. Dall'originario edificio si
edificano la cripta nella quale fu deposto il corpo dell'Abate Adamo
('990/1060-1070), benedettino nato e vissuto in queste zone e oggi Santo
Patrono, festeggiato il 2-3 Giugno allorché viene rievocata la traslazione delle
reliquie con il ritorno del carro. Nel corso nella seconda metà del XVI secolo,
la cripta fu interessata dai lavori di affresco che riguardano tutte le volte a
crociera e della costruzione di una nuova cappella, laterale e contigua con lo
spazio della Cripta, dove fu collocata la statua argentea del Patrono. Gli
affreschi presenti raffigurano episodi biblici, evidenziando notevoli doti da
parte dell'autore o degli autori, ignoti ma ispirati dalla corrente manierista
del tempo tanto da rievocare in qualche studioso forme, colori e sfumature alle
composizioni e schemi michelangioleschi. La chiesa di Santa Maria Maggiore oggi
si presenta nell'architettura settecentesca, costruita su tre navate e in stile
barocca. L'edificio merita una visita anche per delle tele conservate, opere di
pittori provenienti dalla scuola napoletana.
Costi interventi di restauro:
restauro e montaggio portale e rosone dell’ex Chiesa dell’Annunziata € 55.000,00
restauro presbiterio romanico e locali adiacenti con affreschi del 1500 €
400.000,00
restauro di n. 8 statue lignee settecentesche € 80.000,00
Totale € 535.000,00
Chiesa di S. Antonio da Padova
La chiesa in origine dedicata a S. Francesco d'Assisi fu costruita nel tardo
Medioevo tra il XIV e il XV secolo, in stile greco pugliese e rientrava in un
complesso convenutale ospitato all'interno della cinta muraria. Diversi elementi
architettonici originali della chiesa si conservano sulle facciate: i resti di
un rosone disegnato da una serie di palmette che ne tracciano la dimensione
radiale; il portale di pietra, sovrastato da una lunetta scandita da una serie
alternata di pigne e grappoli d'uva, molto stuzzicanti; le monofore slanciate
che terminano con arco trilobato. All'interno la chiesa si presenta in stile
barocco con i dipinti realizzati negli anni venti da un pittore locale Nicola
Iacobitti. In una nicchia sono conservati frammenti di un affresco
cinquecentesco che forse rievoca una natività. Crollò e venne ricostruita più
volte. Si rivelò molto utile durante l'epidemia spagnola nel 1918 periodo in cui
fu destinato al lazzaretto. In questa chiesa vi è la statua lignea di S. Antonio
scolpita da Nicola Iacobitti.
Costi interventi di restauro:
restauro affresco cinquecentesco sulla Natività € 15.000,00
coro e confessionale settecenteschi e manufatti lignei € 50.000,00
croce e candelieri d’altare settecenteschi in oro zecchino € 8.000,00
Totale € 73.000,00
Chiesa del SS. Rosario
Nel passato questa chiesa era dedicata a San Rocco, con patrono di Guglionesi
unitamente a S. Adamo. E' molto antica anche se non si conosce la data della sua
costruzione, ma già nel 1400 viene menzionata come ecclesia extra moenia, cioè
ubicata fuori dalle cerchia murarie che chiudeva l'abitato. Dopo la battaglia di
Lepanto, inseguito alla vittoria cristiana sui musulmani, fu consacrata la
Madonna del SS Rosario e dotata di un campanile con cupola in stile orientale
che, danneggiata da un fulmine nel 1971, fu costruita a forma di piramide, così
come la si ammira oggi. E' stata restaurata ancora una volta nel 1987 e durante
i lavori sono state rinvenute due finestre rinascimentali. Nell'interno si può
ammirare una tavola del XVI secolo della Madonna del Rosario, una bella
cantatoria e due state lignee del XVIII secolo di San Rocco e San Giuseppe.
Costi interventi di restauro:
restauro cantatoria e organo settecenteschi € 70.000,00
restauro altari del ‘500 e del ‘700 e locali adiacenti € 170.000,00
Totale € 240.000,00
Chiesa San Nicola
Questa chiesa può considerarsi uno dei capolavori dell'architettura medievale.
E' stato dichiarato monumento nazionale. Di origine antichissima, fu distrutta
parecchie volte nel corso dei secoli, venne rasa al suolo da un violentissimo
terremoto nel 1117 e riedificata per la terza volta nel 1200. Oggi la chiesa di
San Nicola conserva la stessa struttura che aveva una volta. La struttura
architettonica e i suoi tratti stilistici sono simili a quelli della chiesa di
San Nicola di Bari. Un tempo era la fioritura del convento dei celestini, fu
cattedrale della cultura e della tradizione religiosa. Durante recenti restauri
nel 1173 fu scoperta una cripta romanica di cui sino ad allora non se ne
conosceva nemmeno l'esistenza. L'edificio è posato su un basamento molto
visibile; la facciata è a salienti e si scinde in 5 archetti ciechi con quattro
capitelli coronati con motivi (disegni) vegetali. Il portone d'ingresso, è
inserito nell'arco centrale; nella lunetta presente nel portale stesso sono
raffigurati un leone e un grifone al momento della sfida; tra i due animali
nella parte alta è collocata una testa di toro. La facciata esibisce anche un
rosone evidenziato da una cornice composta da conci di pietra bianca e grigia,
mentre nella facciata frontale è situata una torre, la torre campanaria. La
chiesa è divisa in tre navate e si conclude con tre absidi. Le navate a loro
volta sono divise da sei pilastri che sostengono archi a sesto acuto e
presentano dei differenti ornamenti. Sul primo pilastro è inciso uno scudo con
al centro un giglio, con molta probabilità e derivazione angioina. Sul secondo
pilastro a destra è riprodotta una croce con dei segni di colore rosso. Al
presbiterio si accede dalla navata centrale per mezzo di un'ampia scala;
sull'altare maggiore si trova un dipinto datato del XVIII secolo effigiante San
Nicola. Un' altra tela di esclusivo rilievo è quella raffigurante la Madonna
inserita tra le nuvole e circondata dagli angeli pitturata tra il 1706 e il
1708. A Guglionesi è molto sentita la devozione per San Nicola di Bari nato il
Licia nell'attuale Turchia nel 255 d.C . La sua notorietà era dovuta al fatto
che egli era continuamente occupato a difendere la giustizia e la fede del suo
paese. A seguito di un evento miracoloso San Nicola venne eletto protettore dei
bambini; il 9 marzo del 1087 con l'arrivo delle reliquie da Myra a Bari,
Guglionesi divenne una delle soste dei pellegrini diretti a Bari. Stando ad
alcuni documenti nel codice di Tremiti la chiesa di San Nicola di Guglionesi nel
1049 era di proprietà del monastero di Tremiti. La
chiesa viene catalogata tra quelle edificate da Re Bove, che come pena per un
reato di incesto fu condannato dal papa ad erigere in una sola notte sette
chiese. Il Re Bove per assolvere tale compito chiese aiuto a Satana in cambio
della proprio anima. Il re si pentì e chiese aiuto a Dio. Non si sa con
precisione l'esito di questo racconto anche se due sono le considerazioni:
secondo la prima ipotesi Dio accolse il perdono del Re Bove, che visse il resto
della sua vita dedicandosi alle opere di carità. La seconda tesi dice che nel
momento stesso in cui Re Bove chiese perdono, il diavolo fece crollare su di lui
un macigno, in modo tale da impedire la costruzione dell'ultima chiesa.
Costi interventi di restauro:
restauro manufatti lignei Totale € 12.000,00