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		16/10/2009 ● Cultura
Libertà d’informazione e potere
  Pietro Di Tomaso ● 1477 
        
        La penso come Eugenio 
Scalfari: la professione giornalistica “ha come primo principio deontologico 
quello di controllare il potere ad ogni passo e in ogni istante. I giornali non 
sono partiti ma sentinelle a guardia del pubblico interesse”. La mia cultura 
politica liberaldemocratica mi spinge ad aggiungere che la verità sul 
comportamento di un soggetto politico costituisce il fine di chi esercita un 
contropotere, e l’effetto che si vuole raggiungere è l’autolimitazione del 
potere. La democrazia accetta il conflitto, esige e stimola la ricerca del vero, 
anche se il vero è scomodo per il potente. 
In Italia, tuttavia, c’è uno scenario particolare. Un governo di centrodestra, 
pur dichiarandosi promotore dei valori liberaldemocratici, mette sotto accusa e 
attacca come traditore di quei valori un giornale che ha fatto dell’equidistanza 
tra le parti politiche in conflitto una sua caratteristica distintiva (leggasi 
la recente presa di posizione di Berlusconi contro il Corriere della Sera, che 
non sarebbe più “il giornale conservatore della buona borghesia milanese” 
ma bensì intriso di sinistrismo). Come non vedervi, nonostante la prudenza del 
direttore De Bortoli, un avvertimento ad una maggiore attenzione e docilità 
verso il potere? Come si fa, nell’attuale situazione italiana, a far finta di 
non vedere lo spettro di una società libera che, pur continuando a parlare 
ingenuamente di libertà e democrazia, sta diventando nella migliore delle 
ipotesi un ‘sultanato’ (secondo la definizione di uno scienziato politico del 
calibro di Giovanni Sartori)? Questa, purtroppo, è la patologia dell’Italia 
plasmata da 30 anni di TV berlusconiana. “Per questo è così importante – 
scrive Castells, studioso dell’informazione – che i magnati dei media non 
diventino leader politici, come nel caso di Berlusconi” (Castells, 
Comunicazione e potere, Università Bocconi, 2009).
Montanelli aveva scritto: “Solo lasciandolo governare, gli italiani si 
vaccineranno contro il berlusconismo”. Speriamo che questa profezia si 
avveri, anche se il pessimismo è tuttora prevalente.
La trincea della Cultura è la sola capace di opporsi alle degenerazioni della 
politica, quando la democrazia sia degradata in demagogia.
Naturalmente, la notizia secondo cui la Regione Molise si accingerebbe ad 
erogare fondi pubblici a giornali docili e per nulla critici nei confronti 
dell’attuale dirigenza si inserisce a pieno titolo nell’analisi appena 
tratteggiata della deriva italiana, morale e politica.
