BLOG FONDATO NEL GIUGNO DEL 2000
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Un viaggio nella cultura non ha alcuna meta: la Bellezza genera sensibilità alla consapevolezza.

Luigi Sorella (blogger).
Nato nel 1968.

Operatore con esperienze professionali (web designer, copywriter, direttore di collana editoriale, videomaker, fotografia digitale professionale, graphic developer), dal 2000 è attivo nel campo dell'innovazione, nella comunicazione, nell'informazione e nella divulgazione (impaginazioni d'arte per libri, cataloghi, opuscoli, allestimenti, grafiche etc.) delle soluzioni digitali, della rete, della stampa, della progettazione multimediale, della programmazione, della gestione web e della video-fotografia. Svolge la sua attività professionale presso la ditta ARS idea studio di Guglionesi.

Come operatore con esperienza professionale e qualificata per la progettazione e la gestione informatica su piattaforme digtiali è in possesso delle certificazioni European Informatics Passport.

Il 10 giugno del 2000 fonda il blog FUORI PORTA WEB, tra i primi blog fondati in Italia (circa 3.200.000 visualizzazioni/letture, cfr link).
Le divulgazioni del blog, a carattere culturale nonché editoriale, sono state riprese e citate da pubblicazioni internazionali.

Ha pubblicato libri di varia saggistica divulgativa, collaborando a numerose iniziative culturali.

"E Luigi svela, così, l'irresistibile follia interiore per l'alma terra dei padri sacra e santa." Vincenzo Di Sabato

Per ulteriori informazioni   LUIGI SORELLA


11/12/2009 ● Politica

Al mercato della politica


  Giuseppe Vaccaro ● 1083


C’era una volta …il bene comune, c’era una volta…una politica tesa alla messa in campo di scelte a favore della gente, facendo sì che quel bene comune fosse possibile.
I partiti si sforzavano di ascoltare e di dare risposte alle loro problematiche, anche se attraverso strade differenti. In caso di responsabilità delegata nella gestione della cosa pubblica i partiti erano attenti a verificare l’impatto dei provvedimenti tra gli elettori.
C’era una volta e ora non c’è più.
Oggi come allora il consenso rappresenta l’oggetto del desiderio dei partiti, ma è ormai crollato ogni freno inibitore nella sua ricerca.
Ora più che mai il fine giustifica, machiavellicamente, tutti i mezzi.
Il Molise brilla in questo campo data l’ampiezza del raggio di azione in cui una certa politica si insinua per generare consenso diffuso. L’origine di questo mal costume è datato dall’avvento di Iorio come Presidente della Giunta Regionale, prima legittimato da un inciucio, e poi favorito dalla palude berlusconiana.
Trenta anni fa avevamo un Presidente di Giunta che si dotava di un Piano di sviluppo regionale, di un Piano regionale delle acque mentre oggi ci dobbiamo consolare con il “famigerato articolo 15” e con tutti gli strumenti programmatori che si sono tramutati in finanziamenti a pioggia inefficaci a risolvere i problemi dei vari settori produttivi in crisi al di là del momento di congiuntura nazionale e mondiale.
La differenza tra la buona politica e la cattiva politica sta nella percezione del senso di responsabilità; la buona politica semina anche se per raccogliere molto tempo dopo, lavora per le nuove generazioni. La cattiva politica, invece, fa scelte di portata ridotta per una visibilità immediata e per comprare il consenso.
“Comprare”: questa è la parola chiave.
Il mercato non regola solo l’economia ma è entrato nel mondo politica locale dove si assiste a posizioni dominanti, tali da invocare un ipotetico Antitrust, e dove si compra e si vende tutto.
Si compra un qualunque consigliere di maggioranza perché si possa ribaltare la volontà popolare sancita da elezioni democratiche. Si esalta il voltagabbana di turno, imitativo del personaggio biblico, a meno della sua decisione finale e del prezzo pattuito, molto più di trenta danari. Non c’è più neppure il pudore di aspettare la ricompensa: si passa subito all’incasso incamerando il nuovo incarico, senza alcun imbarazzo iscrivendosi al nuovo partito del fare e dell’avere.
In verità, si compra anche quando non vi è tale necessità, ma lo si fa per esaltare la propria forza. Una forza da mostrare a quanti abbiano in mente di scalare il vertice della piramide.
Ultimamente, oltre ai voltagabbana, sono in vendita anche le rinunce, ovviamente opportunamente compensate. Il discorso è lineare: tu mi liberi questa casella e io ti do la ricompensa. E’ il vecchio principio di una fava e due piccioni. Per punire tali condotte dovrebbe essere previsto un nuovo reato penale: la “rinuncia di scambio”.
La cosa più eclatante è che, sapendo di dover traslocare, il rinunciatario, in un ambiente in cui la classica stretta di mano non basta a suggellare un accordo tra galantuomini, si assicura, talvolta con clausole statutarie a garanzia del futuro, che la futura residenza non faccia rimpiangere l’attuale. Tutto ciò avviene anche perché la politica locale ha normalizzato una parte della stampa locale, piegata anche dalle necessità economiche e costretta a ricorrere al mercato della politica.
Se in tutti questi anni il potere politico non ha conosciuto ostacoli, significa che alcuni contrappesi democratici hanno scarsamente funzionato e persino quanti operano fattivamente per il bene comune non hanno denunciato in modo adeguato tale mercificazione. Occorre che ciascuno faccia la propria parte non rinunciando a battersi per una diversa politica possibile con la certezza che la gramigna non soffocherà il grano.





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