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		14/7/2010 ● Cultura
Abruzzo e Molise di nuovo insieme?
  Pietro Di Tomaso ● 1978 
        
        L’idea di riunire le due 
regioni è tornata fortemente in auge in questi ultimi mesi con prese di 
posizione da parte di esponenti politici e di molti cittadini. Al riguardo, 
desidero formulare alcune riflessioni da ritenersi assolutamente provvisorie e 
scritte al solo scopo di avviare un dibattito. Il territorio abruzzese, come è 
noto, ha una contiguità sotto il profilo storico, culturale ed economico con la 
regione Molise con la quale ha formato per secoli un’unità amministrativa 
unitaria fino al 1963. Oggi il Molise sta attraversando una crisi economica 
strutturale e non ce la fa ad uscirne (anche con l’auspicato ripristino dei 
fondi FAS) con il rischio, in previsione del Federalismo fiscale, di essere 
messo all’angolo insieme ai territori più piccoli e poco tutelati. La regione 
Molise ha un apparato politico che sembra mantenere solo se stesso e produce 
pochissimo per i cittadini. Per comodità di dibattito cito alcuni dati. 
L’Abruzzo è cresciuto il doppio rispetto a noi, l’emigrazione giovanile da noi 
si aggira intorno al 64 per cento, in Abruzzo il 35 per cento. 
“Sanità, minori trasferimenti previsti nella Manovra e Federalismo sono le 
tre ‘bombe’… che spazzeranno via il Molise in poco tempo†(così Giuseppe 
Astore su Primonumero del 10 luglio). Naturalmente, il dibattito in itinere 
dovrà poggiare su analisi strutturali, economiche e su indici di gradimento da 
parte dei cittadini i quali, una volta chiamati a pronunciarsi con un 
referendum, dovranno poter contare su una serie di elementi conoscitivi in base 
a cui orientarsi. Alcuni movimenti stanno sorgendo a favore della riunificazione 
delle due regioni (vedi Associazione “Majella Madre†e il Gruppo chiamato 
“Abruzzo e Molise Unitiâ€creato su Facebook).
Il consigliere regionale Giuseppe Tagliente, esponente politico vastese, ritiene 
che i tempi siano maturi per la riunificazione dell’Abruzzo e del Molise. “Non 
vi è dubbio – ha dichiarato di recente – che oggi, soprattutto a fronte 
dell’attuazione del federalismo, un raccordo più stretto sotto il profilo 
istituzionale provocherebbe ricadute senz’altro più positive mettendo le regioni 
dell’Abruzzo-Molise in grado di contare maggiormente sul tavolo della Conferenza 
delle Regioniâ€. 
Per parte mia, in questa fase iniziale della discussione, mi limito a dire che 
la prospettiva della riunificazione non può restare disgiunta dal fermo auspicio 
che le classi dirigenti del Mezzogiorno si rinnovino rimuovendo alcuni degli 
antichi vizi. Mi trovo pertanto d’accordo con Panebianco su ciò che ha scritto 
sul Corriere della Sera del 10 luglio e provo a riassumere. Anziché continuare 
ad imputare ad altri la colpa delle proprie disgrazie, occorre sforzarsi di 
porre in essere vere politiche di sviluppo. Va abbandonata quindi la teoria del 
colonialismo interno e non tirare troppo la corda nel richiedere ingenti risorse 
pubbliche. “Imboccare la via brasiliana (magari sfruttando l’occasione del varo 
del federalismo fiscale)â€. La “teoria del colonialismo interno†è quella secondo 
cui il Sud sarebbe stato vittima della colonizzazione, con annesso sfruttamento, 
del Nord. Naturalmente c’è qualche verità e molte bugie. “Tale teoria ha dato 
luogo a una ‘sindrome da risarcimento’ ed ha dato luogo a massicci trasferimenti 
di risorse pubbliche dal Nord al Sudâ€. Insomma, al Sud “si devono creare 
le condizioni per uno sviluppo economico auto-sostenutoâ€. Queste cose – è 
doveroso ricordare – venivano dette già quando esisteva la rivista Nord e Sud di 
Francesco Compagna, a dimostrazione che il pensiero di un meridionalismo 
europeista ben si esprimeva e si faceva sentire anche al Nord. “In questo senso 
– ha sostenuto Federico Orlando su Europa del 25 giugno scorso - se davvero 
avessimo in Italia un federalismo fiscale meritocratico (riconoscente coi 
‘virtuosi’ e severo coi parassiti e coi pennacchi, del Sud e anche del Nord), il 
Mezzogiorno sarebbe costretto a guardarsi allo specchio e rimboccarsi le 
maniche, di buona e di mala voglia. Sarebbe questa la ‘scuola di serietà’ di cui 
il Sud ha bisogno per camminare da soloâ€.
Quindi, volendo trarre una sintesi provvisoria su quanto fin qui esposto, a me 
sembra che il Molise facendo a meno dell’Abruzzo pagherebbe un alto prezzo in 
termini di ricadute economiche insoddisfacenti per la sua popolazione e di 
generale declassamento in sede di Conferenza delle Regioni, istituzione quest’ultima 
che si trova a trattare di volta in volta con il governo centrale. Spero che, in 
merito, si possano leggere in questo blog ulteriori punti di vista.
Una volta riunite, le due regioni potranno in futuro valutare anche 
l’opportunità di optare per la Regione Adriatica (ossia: Marche, Abruzzo e 
Molise) già anticipata dalla Fondazione Agnelli.
