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		9/12/2010 ● Cultura
Il Molise, ovvero lo scempio dell’ex “isola felice”
 Pietro Di Tomaso ● 1873
  Pietro Di Tomaso ● 1873 
        
        L’infelicità da ambientalismo del Molise (nonché dei relativi costi, sprechi 
e speculazioni) viene oggi evidenziata dalle varie inchieste giornalistiche che 
si susseguono (vedasi Messaggero, Corriere della Sera, per citare). Le immagini 
di paesi che scendono dalle colline, a loro volta non più delimitate dal confine 
del cielo ma da una fila di pale giganti alte più di 90 metri mi lasciano di 
stucco. Nella Regione, come titola il Messaggero, i pescecani dell’eolico si 
spartiranno una torta succulenta fatta di cospicue somme in euro. Il miraggio 
del nuovo business riguarda 90 comuni su 136 e sono molti i ricorsi al Tar. Come 
è stato osservato, la speranza è che il Tar definisca “prescrittivo” e non solo 
programmatico l’articolo 9 della Costituzione, che afferma: “La Repubblica 
tutela il paesaggio…”; e quindi dichiari incostituzionali le autorizzazioni 
già concesse, che nel Molise sono contestate da una cinquantina di ricorsi. Ma 
intanto i ‘procacciatori’ cercano terreni e allettano i sindaci. Saprà 
Guglionesi, il mio paese d’origine, resistere al miraggio del business appena 
detto? Non c’è percezione di un paesaggio se non c’è consenso, se non è 
partecipata. La percezione estetica è e deve essere comunicabile. Peraltro il 
Molise mostra di non aver fretta a dotarsi di una legge di recepimento delle 
Linee Guida Nazionali, in ciò mostrando insensibilità per il rischio di 
devastazione totale del suo territorio. L’efficacia della Convenzione Europea 
del Paesaggio dipende molto dalla sua divulgazione. Al di là di ogni singola 
legge, occorre suscitare interesse nei giovani, nella gente. Questo presuppone 
che coloro che abitano un territorio conoscano i contenuti della Convenzione. Il 
concetto di paesaggio, che Benedetto Croce diceva essere ‘il volto della 
Patria’, rientra nell’educazione civica. Infatti, racchiude valori che 
stanno alla base della cultura dei cittadini europei e mondiali, ossia quelli di 
rispetto del proprio territorio e tutela non solo della natura, ma anche 
dell’opera dell’uomo. Tutti noi siamo in grado di cogliere i paesaggi che ci 
circondano, siano essi di rara bellezza o invece degradati o abbandonati. Si 
pensi al paesaggio silenzioso dei campi coltivati! Esso si è costruito nel corso 
della Storia, che gli uomini hanno modificato, a cui la natura ha dato la 
materia prima. Ma su cui è stato l’uomo a produrre le modificazioni più 
profonde. I giudizi estetici, come ci insegna Immanuel Kant (“Critica del 
Giudizio”), vengono vissuti immediatamente e intuitivamente dalla nostra mente 
in relazione con l’oggetto e riguardano la bellezza dell’oggetto. E’ il 
sentimento che ci pervade quando rimaniamo estasiati dal bello.
La Regione Molise, per parte sua, assuma il paesaggio e la protezione del 
patrimonio culturale come limite invalicabile alle politiche del territorio e 
riconosca che “beni come il suolo, il territorio, il paesaggio, costituiscono 
la base fondativa di ogni produzione di ricchezza durevole” (come auspicato 
dalla Società Geografica Italiana ).
Ora ampliamo la nostra riflessione con alcune considerazioni sul futuro della 
nostra Regione, anche alla luce degli ultimi eventi che hanno visto l’intervento 
della magistratura in relazione ad operazioni di scorie e rifiuti pericolosi con 
conseguenze sul territorio e sulla salute dei cittadini.
Personalmente, e non da oggi, non vedo spiragli di luce sul futuro del Molise 
come entità autonoma.
Lo slogan di un tempo: “piccolo è bello” non le si attaglia più. Per non 
parlare del federalismo fiscale che, se approvato, darà il colpo di grazia alla 
fragile economia locale. Le stesse inchieste giornalistiche di cui si diceva 
all’inizio hanno rivelato che il Molise risulta essere la Regione più assistita 
d’Italia. L’apparato politico regionale non ha ben gestito la cosa pubblica. I 
giovani, come molti di noi in passato, si accingono a riprendere il flusso 
migratorio. Dunque il mantenimento dello status quo, in termini di confini 
regionali, appare sempre più ingiustificabile.
Si intensifichi quindi il dibattito sulle ipotesi di allargamento territoriale 
con il supporto di uno studio di fattibilità che poggi su dati economici e non 
solo. Per parte mia, come ho già scritto, propenderei per il ricongiungimento 
con l’Abruzzo, per affinità territoriale e per tradizioni culturali. Altre 
ipotesi non mancano: vedi la proposta di “Molisannio”. Di certo il Molise così 
com’è non ce la fa più ad andare avanti da solo. L’incapacità acclarata di non 
riuscire a tenere in equilibrio il bilancio regionale comporterà l’elevazione 
della pressione fiscale e, nel contempo, le prospettive di sviluppo dovranno 
misurarsi con gli effetti della crisi europea e mondiale.
