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		20/7/2011 ● Cultura
Sì all’eliminazione delle circoscrizioni estere
  Filippo Salvatore ● 1604 
        
        Abolizione delle circoscrizioni estero, senato federale su base regionale, il 
Presidente del Consiglio dei Ministri diventa Primo Ministro, sfiducia 
costruttiva, stipendi dei parlamentari basati sulla presenza in Aula: ecco 
alcuni principi veramente nuovi per l’Italia, ma prassi corrente nel sistema 
parlamentare canadese, contenuti nel disegno di legge sulle riforme 
costituzionali che il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli sta 
discutendo con i suoi colleghi e si appresta a presentare alle Camere il mese di 
luglio 2011. 
L’idea di fondo di queste proposte è di rafforzare il ruolo del Primo Ministro e 
di fare dell’Italia una repubblica federale. È una scelta che, come filosofia 
politica, mi trova d’accordo. L’Italia può benissimo diventare una repubblica 
federale piuttosto che unitaria. Era già nell’Ottocento uno dei possibili 
modelli di unificazione della penisola propugnato da Carlo Cattaneo.Poi le cose 
sono andate diversamente. É trionfata l’opzione monarchica e dopo il referendum 
del 1946 la Costituente ha riscritto la Carta Costituzionale in senso 
repubblicano e unitario, alla Giuseppe Mazzini. Dopo oltre 60 anni i limiti 
contenuti nella Costituzione italiana sono palesi a tutti.Occorre quindi 
metterla in sincronia con i cambiamenti occorsi negli ultimi decenni nella 
società italiana.
Uno dei principi riemersi è il sentimento di appartenenza e di specificità 
regionale. É un dato di fatto importante, ineliminabile, che ha profonde radici 
nella storia, nel fatto che per secoli la penisola italiana è rimasta divisa in 
diversi stati autonomi. Certo bisogna evitare il localismo e il campanilismo, ma 
non si può scartare facilmente il sentimento di appartenenza territoriale. 
Proprio questa è l’esigenza che la Lega Nord da decenni persegue. 
Se la Lega Nord smette di promuovere la secessione e vuole veramente rinnovare 
il funzionamento delle Stato italiano responsabilizzando le Regioni, ben vengano 
le innovazioni costituzionali del ministro Calderoli. Se delle critiche gli 
possono essere fatte è di non andare abbastanza lontano nella riduzione dei 
senatori (250). Il senato Americano è formato di due rappresentanti per ogni 
Stato, indipendentemente dalla popolazione. E non si dica che gli USA non sono 
una democrazia. In Canada i senatori sono addirittura nominati dal Primo 
Ministro. Diversi sono quindi i modelli di funzionamento della democrazia. 
Quello che conta veramente è snellire l’esercizio del potere ed eliminare gli 
sprechi e gli enti inutili. 
Proprio questo è il limite delle proposte del ministro Roberto Calderoli. Non va 
abbastanza lontano ed a fondo nella eliminazione per esempio delle Province e di 
tanti altri enti amministrativi che incidono in modo massicciio sul costo della 
politica e garantiscono solo inaccettabili privilegi per quella che è stata 
definita ‘ la casta’. Dopo la finanziaria del ministro Tremonti che colpisce 
direttamente anche chi ha difficoltà a vivere decentemente, l’eliminazione dei 
privilegi, soprattutto degli eletti, è una necessità sentita profondamente e 
reclamata ad alta voce dal popolo italiano. Bene la riduzione dell’età, ma 
perché non limitare a due soli mandati ( una normativa che già esiste per i 
sindaci) l’eligibilità dei parlamentari e dei senatori? Bisogna evitare di 
permettere agli eletti di diventare dei politici di professione e di vedere la 
politica come una forma di introito.
Va inoltre cambiata al più presto la legge elettorale e renderla unica a tutti i 
livelli. Il doppio turno secco per il 75% ed il 25% dei seggi assegnati su base 
proporzionale mi sembra essere un modello che evita sia le storture 
dell’uninominale unico, sia l’ingovernabilità del semplice proporzionale.
Rimane una questione di fondo. Il governo di Silvio Berlusconi ha l’autorità 
morale per operare cambiamenti profondi ed il coraggio per eliminare i privilegi 
della casta su cui si basa per governare? Dopo le sconfitte alle elezioni 
municipali ed ai referenda il governo Berlusconi è in coma. Sopravvive per 
inerzia, ma è, a tutti gli effetti, moribondo. É questa l’immagine che si ha 
dell’Italia dall’estero. La stampa tedesca ha ritratto Silvio Berlusconi come un 
gondoliere che canta mentre il Paese va a rotoli; quella britannica presenta 
l’Italia come una realtà che è arrivata on the edge, sul precipizio. 
Quali sono le cause? Il debito pubblico enorme, la mancanza di crescita 
economica,il ritorno sempre più evidente alla povertà di una percentuale 
crescente della popolazione, la mancanza di pospettive d’avvenire per la 
gioventù, la difesa dei privilegi della ‘casta’, fanno sì che il Bel Paese, 
ancora tra le prime dieci economie del mondo, appare come una società immobile, 
incapace di rinnovarsi, in decadenza, inaffidabile e quindi ricattabile per 
mezzo della speculazione. 
É arrivato il tempo di tagliare gli sprechi, di abolire i privilegi, di 
responsabilizzare i politici e gli amministratori, di ridurre il debito pubblico 
che è una vera palla di piombo al piede. Gli attriti tra Silvio Berlusconi ed il 
ministro Giulio Tremonti non lasciano sperare bene. Migliore invece il 
comportamento dell’opposizione che sta agendo in modo responsabile dando adito 
agli appelli del Presidente Giorgio Napolitano che è rimasto, sopratttutto 
all’estero, il vero garante della affidabilità e della serietà dello Stato 
italiano.
Tra le tante proposte di riforme Costituzionali del Ministro Roberto Calderoli 
quella che va accettata senza mezzi termini è l’eliminazione delle 
circoscrizioni elettorali Estero, un pastrocchio costituzionale basato sulla 
liceità della extraterritorialità del parlamento e del senato italiani. Il 
governo di Ottawa si è detto contrario all’idea di far eleggere sul suo 
territorio un parlamentare per un governo straniero con ragioni più che fondate. 
Plaudo quindi all’idea della eliminazione delle circoscrizioni estere e non la 
considero affatto una ‘ stupidaggine’, come l’ha definita il deputato Gino 
Bucchino, eletto grazie alla legge Tremaglia.
Occorre però distinguere tra l’elezione degli eletti all’estero ed il diritto di 
voto dei cittadini italiani residenti all’estero. Questo è un diritto sacrosanto 
che va mantenuto. Ma va esercitato in modo responsabile. Sono sette le proposte 
di legge sul voto estero di cui si ta occupando la Commissione Affari 
Costituzionali del Senato. Sta emergendo l’esigenza, che condivido, che la 
platea elettorale non può essere quella degli iscritti all’AIRE ( Albo Italiani 
Residenti Estero). D’ora in poi dovrebbe poter votare solo chi viene a far parte 
della ‘lista degli elettori’, compilata in base all’espressa volontà di voler 
esercitare il diritto di voto. In parole semplici: solo chi si iscrive vota. É 
il cittadino che esige di poter votare e voterà per la circoscrizione di ultima 
residenza in Italia o per quella di origine per i cittadini italiani nati 
all’estero. Un lombardo voterà per i candidati al Senato o al Parlamento in 
Lombardia e così di seguito, regione per regione.
Rimane da chiarire se il voto per corrispondenza garantisce la correttezza, la 
segretezza e la trasparenza. Ma queste sono questioni logistiche che verranno 
risolte.
Va ricordato, per chi ha paura del voto estero, che nella passate elezioni 
nazionali solo il 33/34% degli elettori ha votato. Agli ultimi referenda la 
percentuale è scesa addirittura a meno del 10%. Con le nuove norme la 
percentuale dei votanti è destinata a ridursi ancora di più e quindi il 
risultato elettorale del voto estero non inciderà in modo determinante sul 
risultato. E se lo farà,lo farà’ solo in piccole regioni come il Molise, 
l’Umbria o la Basilicata che in una Italia federale non hanno ragione di 
esistere. La fondazione Agnelli proponeva di ridurre il numero delle regioni da 
20 a 12. Se il federalismo fiscale dovrà poter funzionare a me pare che l’Italia 
dovrebbe essere ridotta a soli 8 compartimenti di 5-8 milioni d’abitanti ognuna, 
ad eccezione della Sardegna.
Per vengano quindi le riforme costituzionali. Si eviti la contrapposizione 
demagogica e si pensi al bene della Patria ed allora l’Italia resterà uno dei 
modelli di democrazia a livello mondiale.
